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Il Progetto carta della Natura alla scala 1 - Ispra

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eni silicei e un querceto su terreni calcarei), e altri molto dinamici, in continuo<br />

cambiamento, come quelli tra gli habitat di una stessa serie di vegetazione.<br />

Ci sono limiti che mettono a contatto sistemi ecologici che hanno strutture<br />

completamente diverse, come un ghiaione con un bosco o un coltivo seminativo<br />

con un habitat ripariale, altri che dividono ambienti di diversa composizione<br />

ma stessa struttura, come tra una macchia bassa a olivastro e lentisco<br />

e un cespuglietto termomeditarreneo a Quercus coccifera o tra una faggeta e<br />

un ostrieto.<br />

Ci sono infine limiti sottoposti al diretto controllo antropico, come tutti (o<br />

quasi) quelli che bordano gli ambienti agricoli e urbani, e limiti determinati<br />

dalle condizioni naturali.<br />

E’ importante tenere in considerazione l’esistenza di questa varietà nei<br />

limiti, perché nel corso del lavoro è stato osservato che sono queste proprietà<br />

che determinano, nelle operazioni di cartografia, la facilità o la difficoltà nel riconoscimento<br />

e nell’identificazione di un habitat da quelli circostanti. In generale<br />

ed in estrema sintesi si può affermare che più i limiti sono netti, più sono<br />

stabili nel tempo, più mettono a contatto habitat con diversa struttura, più sono<br />

sottoposti a controllo antropico, e più è facile procedere <strong>alla</strong> loro tracciatura.<br />

Viceversa, limiti sfumati, instabili, tra habitat di uguale struttura, sottoposti a<br />

dinamiche naturali sono in genere più difficili da tracciare.<br />

Dal punto di vista ecologico riconoscere i diversi tipi di limite è inoltre di<br />

grande importanza perché le loro caratteristiche sono in stretta connessione<br />

con gli aspetti funzionali degli ecosistemi ed in particolare con le relazioni e i<br />

flussi di materia ed energia tra sistemi ambientali contigui e con le loro modalità<br />

evolutive nel tempo.<br />

Per questi motivi sarebbe molto interessante non solo segnare la ubicazione<br />

dei limiti tra gli habitat, come si fa nella cartografia tradizionale, ma<br />

anche “tipizzare” questi limiti, attribuendoli a categorie diverse <strong>alla</strong> luce delle<br />

considerazioni sopra esposte. E’ questa un’altra ipotesi di ricerca futura da<br />

sviluppare nell’ambito del progetto Carta <strong>della</strong> <strong>Natura</strong>.<br />

Riguardo gli aspetti dinamici delle unità ambientali <strong>alla</strong> <strong>scala</strong> 1:50.000,<br />

è importante sottolineare anche la continua variabilità nel tempo a cui sono<br />

soggetti i biotopi oggetto di questa cartografia. Questa dinamica riguarda sia<br />

la geometria dei confini, sia le caratteristiche stesse del singolo biotopo che,<br />

come abbiamo già visto, può evolvere in tempi anche relativamente brevi ad<br />

un’altra tipologia di habitat. Le cause di queste trasformazioni sono sia la<br />

naturale sequenza verso il climax, sia le estremamente più rapide cause accidentali<br />

o per diretto intervento umano. Escludendo queste ultime, che possono<br />

essere “istantanee”, i tempi di trasformazione oscillano generalmente tra<br />

ordini di grandezza di decine e centinaia di anni. Per questo motivo la <strong>carta</strong><br />

degli habitat dovrebbe essere sottoposta ad aggiornamenti periodici, utili per<br />

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