la vite - Coltura & Cultura
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paesaggio<br />
Comunicazione del<strong>la</strong> zonazione<br />
• Verso “il basso”, all’interno del<strong>la</strong> filiera<br />
produttiva vitivinico<strong>la</strong>, cioè verso gli<br />
operatori agricoli meno innovativi o<br />
meno acculturati, affinché anch’essi si<br />
possano progressivamente convincere<br />
e quindi “appropriare” dello strumento<br />
“zonazione”, per migliorare se stessi<br />
e quindi, indirettamente, anche per<br />
migliorare <strong>la</strong> “qualità complessiva”<br />
del territorio in cui operano<br />
• Verso “altri destinatari”, cioè altri<br />
soggetti non inseriti strettamente<br />
nel<strong>la</strong> filiera produttiva vitivinico<strong>la</strong><br />
(Istituzioni pubbliche, come i Comuni,<br />
oppure Istituzioni o Organizzazioni che<br />
si occupano di sviluppo territoriale, di<br />
promozione ambientale ecc.), ma che<br />
possono utilizzare “parti” o “prodotti<br />
derivati” dei risultati del<strong>la</strong> zonazione<br />
(per esempio le “carte dei suoli”, le<br />
“mappe vocazionali” dei territori del<br />
vino ecc.), per gestire meglio le loro<br />
specifiche attività di informazione,<br />
programmazione e comunicazione<br />
Bolgheri (LI)<br />
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zione, cioè attivare metodi e modelli di “diffusione del<strong>la</strong> innovazione”<br />
verso soggetti destinatari e target diversi da quelli tradizionali<br />
(tecnici di campo, di cantina, singoli produttori). In effetti il problema<br />
del trasferimento del<strong>la</strong> conoscenza, o, con qualche anglicismo,<br />
del know-how transfer e dell’extension, è oggi assolutamente centrale<br />
per il settore vitivinicolo. Infatti alle rilevanti innovazioni che<br />
sono ormai messe a punto e in teoria disponibili lungo tutta <strong>la</strong> filiera<br />
(agronomico-tecnologica ma anche commerciale-distributiva) non<br />
fa sempre adeguato riscontro una loro rapida ed efficace applicazione.<br />
Agli sforzi di ricerca e sperimentazione, ai risultati di importanti<br />
e potenzialmente assai utili innovazioni non corrisponde una<br />
adeguata adozione a livello di massa: e ciò non solo per i piccoli<br />
produttori singoli – che sono, comprensibilmente, anche i più iso<strong>la</strong>ti<br />
– ma talora anche per gli operatori di dimensioni più elevate o per<br />
i produttori associati in importanti cooperative (Cantine Sociali).<br />
Un’area di <strong>la</strong>voro successiva a quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> zonazione tecnica “in<br />
senso stretto”, ma a essa metodologicamente collegata, deve<br />
quindi avere per obiettivo <strong>la</strong> messa a punto di metodologie, modelli<br />
e strumenti di comunicazione per diffondere l’utilizzo del<strong>la</strong><br />
zonazione a gruppi di destinatari sempre più ampi e per aumentarne<br />
l’impatto operativo e l’efficacia.<br />
Le esperienze di zonazione più complete portate avanti in Italia (in<br />
partico<strong>la</strong>re quelle coordinate dal Dipartimento di Produzioni Vegetali<br />
dell’Università di Mi<strong>la</strong>no) ci sembra siano quelle che hanno<br />
presentato le caratteristiche sopra dette: da un <strong>la</strong>to un grande,<br />
rigoroso e approfondito <strong>la</strong>voro di analisi scientifica, di primario<br />
livello non solo secondo standard italiani, ma anche europei e,<br />
dall’altro, uno sforzo di messa a punto di strumenti di divulgazione<br />
dei suoi risultati verso diverse tipologie di destinatari, tentando<br />
di raggiungere anche quelli più lontani e apparentemente meno