Rivista della Diocesi 2011 - N. 1 - Webdiocesi
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cose piccole, nei beni terreni, non potremo essere chiamati a governare i<br />
beni più importanti e solenni.<br />
La conclusione, con il versetto 13, propone una sentenza sapienziale:<br />
Dio e mammona sono presentati come due avversari in concorrenza. La<br />
lotta in realtà non è fra Dio e mammona: la loro incompatibilità sta nel<br />
cuore dell’uomo, che può innamorarsi <strong>della</strong> ricchezza e dimenticare Dio e il<br />
Vangelo, guida maestra anche per la vita economica. Dio e mammona chiedono<br />
tutto, vogliono tutto l’uomo: non ammettono compromessi. Gesù però<br />
non vuole porre alternative: per Lui non ci sono, perché solo Dio può essere<br />
amato sopra tutto (cfr. Mc 12,29ss), non si possono far coabitare i due<br />
amori, Dio è l’unico dio: “Non avrai altro Dio di fronte a me” (Es 20,3). Solo<br />
la scelta di Dio senza compromessi implica il distacco da mammona e rende<br />
possibile il corretto uso delle ricchezze.<br />
Sta qui il punto di svolta per ribaltare il pregiudizio <strong>della</strong> premessa<br />
iniziale: sentirsi liberi dai condizionamenti del denaro rende possibile il<br />
corretto uso delle ricchezze e, a monte, la corretta “professione” del “creare<br />
ricchezze”. È questo il punto centrale – “fare frutti” – la discriminazione<br />
dal capitalista/finanziere, in quanto l’imprenditore è colui che agisce, opera,<br />
lavora mettendo insieme risorse per generarne nuove, maggiori e migliori<br />
di quelle impiegate. È il processo produttivo dell’intraprendere caposaldo<br />
dell’impresa. E chi ne è a capo, lo guida, lo plasma, lo dirige nella consapevolezza<br />
del dono del creare, si trova dentro nel progetto di Dio.<br />
Nella storia economica il sorgere e il diffondersi dell’impresa industriale<br />
ha rappresentato un enorme fattore di progresso che tra l’altro ha permesso<br />
di dare sostanza all’invito biblico del “crescete e moltiplicatevi”.<br />
Se in poco più di duecento anni la Terra ha quasi duplicato la popolazione,<br />
determinante è stato il contributo dell’impresa ad organizzare, innovando<br />
continuamente una produzione di beni e servizi enormemente aggiuntivi<br />
rispetto allo stock esistente in natura, indirizzandola al miglioramento<br />
<strong>della</strong> qualità <strong>della</strong> vita. Il profitto serve, misura la capacità dell’impresa a<br />
crescere e affermarsi. Ma l’impresa che persegue consapevolmente la sua<br />
missione nel contempo produce e realizza valori: valori personali, come<br />
l’onestà e la trasparenza; valori professionali, come la spinta all’eccellenza<br />
e alla sinergia tra competenze diverse; valori collettivi, come la premiazione<br />
del merito, l’assunzione <strong>della</strong> responsabilità, il rispetto degli impegni; valori<br />
istituzionali, come la capacità di ottenere più di quanto consuma, un output<br />
maggiore all’input, legittimando con questa creazione di risorse la propria<br />
soggettività istituzionale.<br />
Oggi di fronte alla crisi di tanti assetti aggregativi, l’impresa rappresenta<br />
una comunità di uomini che si muove unita, coinvolgendoli con finalità<br />
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