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Rivista della Diocesi 2011 - N. 1 - Webdiocesi

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lità soltanto eventuale, ma attende, prima o dopo, proprio tutti. Da questo<br />

riconoscimento di carattere radicale dipende la stessa possibilità per chi<br />

è provvisoriamente “sano” di stare accanto al fratello “malato” come chi è<br />

“prossimo”.<br />

Se l’esperienza del dolore ha questa strutturazione complessa ed è<br />

suscettibile di una gamma infinita di modificazioni, è razionale ritenere<br />

che ogni umano soffrire, nel momento in cui è vissuto, pur nell’orizzonte di<br />

precarietà che esso dischiude, è interpretato. E ciascuno è interprete <strong>della</strong><br />

propria sofferenza a seconda dell’insieme di disposizioni in cui al suo dolore<br />

è dato accadere, dei diversi fili e delle molteplici provenienze tramite cui<br />

quel soggetto sofferente è istituito nel mondo e di quelle intenzioni esplicite<br />

e modulazioni inconsce che lo fanno sussistere come complessità.<br />

3. I livelli del discorso nella riflessione sul dolore<br />

La grammatica del patire apre l’interrogativo sul senso del male e del<br />

dolore. Si raggiunge così il punto in cui la fenomenologia è sostituita da una<br />

ermeneutica dei simboli e dei miti e da un impegno del pensiero riflesso a<br />

rendere ragione di questa esperienza fondamentale dell’uomo che concorre<br />

a dischiuderne il senso dell’esistenza e <strong>della</strong> vita.<br />

Si tratta del fatto che l’esperienza del dolore risulta inseparabile<br />

dall’orizzonte interpretativo in cui è posta ed entro cui necessariamente si<br />

svolge. Quest’orizzonte, in genere e per lo più, corrisponde ad una metafisica<br />

(implicita) e coincide con una visione del mondo o è ad essa congruente.<br />

Perciò la nostra indagine sull’esperienza del dolore prosegue assumendo<br />

come oggetto di analisi le grandi visioni <strong>della</strong> sofferenza, alcuni spazi eidetici<br />

che – nella storia <strong>della</strong> cultura occidentale – hanno consentito agli uomini<br />

l’ermeneutica del loro patire, non solo come astratta interpretazione o come<br />

conoscenza separata, ma come modalità storica e concreta di vivere il proprio<br />

dolore, di sopportarlo o di morirne.<br />

3.1 Il dolore nella forma del tragico greco: la dimensione di “naturalità”<br />

del dolore<br />

a) Lo scontro con l’ineluttabile<br />

Il dolore è esperienza di morte e in questo senso è tragedia. Al tragico<br />

appartiene infatti la dimensione dell’ineluttabile e nulla è per l’uomo più<br />

ineluttabile del movimento verso la morte, che è come il sigillo <strong>della</strong> necessi-<br />

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