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Rivista della Diocesi 2011 - N. 1 - Webdiocesi

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conosce ambiguamente la meta. Attraverso la docilità e l’obbedienza fiduciose<br />

alla legge l’uomo esprime nella pratica il suo consenso incondizionato<br />

alla “promessa” di vita di Dio e soltanto attraverso tale pratica egli perverrà<br />

insieme alla conoscenza <strong>della</strong> verità-affidabilità di tale promessa. Il<br />

Dio <strong>della</strong> promessa e <strong>della</strong> legge è infatti un Dio incatturabile, ma sempre<br />

presente nella nostra vita. Egli segnala la sua presenza attraverso la sua<br />

opera passata, presente e futura: sempre presente nella storia e attivo in<br />

essa a favore dell’uomo, ma ad essa irriducibile. Egli è del tutto implicato<br />

nel tempo senza tuttavia essere irretito dalla temporalità, perché infinito.<br />

Un Dio che chiama l’uomo ad un Patto, a quell’Alleanza che fonda e istituisce,<br />

attraverso l’inevitabile tensione di promessa e adempimento, la fede e<br />

la responsabilità dell’uomo.<br />

L’attesa veterotestamentaria si riveste nel cristianesimo di una luce<br />

nuova: il tratto singolare del cristianesimo non è separabile dalla tensione<br />

che si sprigiona in seno all’alleanza, ma è caratterizzato da un’idea nuova:<br />

il compimento nella “pienezza dei tempi” (Gal 4,4-6) del già-non ancora<br />

dell’evento cristologico. In base all’evento cristologico l’Antico Testamento<br />

viene reinterpretato e attualizzato, ma nell’uno come nell’altro caso non<br />

viene meno la speranza quale categoria essenziale dell’alleanza.<br />

Il Dio biblico ed il Dio di Gesù Cristo garantiscono la certezza dell’esito<br />

al di là di ogni sconfitta: oltre ogni fallimento – che mantiene tutto il suo<br />

realistico peso doloroso – si apre nuovamente un orizzonte di possibilità. Il<br />

Dio cristiano perpetua e rinnova la comprensione ebraica di Dio come Dio<br />

<strong>della</strong> consolazione, <strong>della</strong> speranza, <strong>della</strong> promessa, che ora risultano – nel<br />

compimento – affidabili. All’ombra di questo Dio si rifugia il povero, attinge<br />

vigore il dannato <strong>della</strong> terra, il marginale trova per sé una via nel mondo,<br />

non importa se in questo o nell’altro: tutti gli uomini divengono protagonisti<br />

di un futuro costruibile e di un’indefettibile speranza fondata nella certezza<br />

che Dio è fedele al suo amore, speranza che anima il presente e concorre a<br />

determinare il passato (in quanto ogni passato, in certo senso, è passato di<br />

un futuro).<br />

Una tale speranza prende il nome e la forma <strong>della</strong> fiducia: una fiducia<br />

che esige perseveranza e insieme impone compiti nel tempo dell’attesa, al<br />

fine di essere meglio alimentata. Vivere in speranza in certo senso è un precetto:<br />

essa dev’essere sempre voluta, in quanto la salvezza, già realizzata<br />

in Cristo Gesù, attende di compiersi in tutti noi. Si può sperare in qualcosa<br />

perché si ha fiducia in Qualcuno: la speranza sfugge all’indeterminazione e<br />

diviene assoluta perché si ha la certezza che la promessa verrà mantenuta,<br />

che Dio – il quale non tradisce il suo popolo perché lo ama – porterà a compimento<br />

quanto ha annunciato e iniziato.<br />

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