Rivista della Diocesi 2011 - N. 1 - Webdiocesi
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Così nel moderno la tragicità dell’esistere si evolve in sentimento di caducità,<br />
attraversato da una profonda malinconia 22 che spinge alla fuga nell’avventura<br />
e nell’impresa. In questo senso i moderni sperano non tanto perché<br />
amino la terra con questo dolore, ma perché ritengono che la circolarità<br />
possa essere definitivamente infranta e la terra stessa dominata (regnum<br />
hominis). I moderni non amano il presente, ma forzano il futuro per diventare<br />
padroni e perciò autogarantiti.<br />
L’intimità del greco col dolore, ossia la comprensione profonda dell’esistenza<br />
come destino di sofferenza per qualsiasi essere determinato e finito<br />
comportava, nel greco stesso, una disposizione <strong>della</strong> mente tale che, se il<br />
dolore non poteva in alcun modo essere evitato – o perché inviato dagli dei,<br />
o perché generato dalla necessità, doveva essere affrontato con coraggio e<br />
sostenuto con forza. Nel dolore bisogna essere più forti del dolore, volgendo<br />
la sofferenza in stimolo. In tale circostanza il dolore è peso, fatica, rischio,<br />
ma anche avventura, investimento <strong>della</strong> propria spirituale energia e perciò<br />
principio di generazione e creatività nelle arti e nelle tecniche.<br />
Gli uomini, consci <strong>della</strong> loro mortalità e perciò dei loro limiti naturali,<br />
forzano la natura stessa per carpirne il segreto e sapere che cosa essi stessi<br />
sono, fissando il loro posto in essa. Forzano per scoprire, scoprono per imitare,<br />
imitano per dominare 23 : Prometeo è la mitica figura del previdente e<br />
perciò padre delle tecniche, attraverso le quali tenta di porre al riparo gli<br />
uomini dalla distretta e dal dolore. La medicina ippocratica stessa è emblema<br />
<strong>della</strong> circolarità tra conoscenza e tecnica ed è perciò matrice del nesso<br />
tra esplicare e guarire 24 .<br />
Il concetto greco di aretè, che piuttosto impropriamente traduciamo con<br />
“virtù”, prima di essere categoria etica è nozione dinamica: indica la forza<br />
quale capacità di eccellere ed essere il migliore, in quanto capace di emergere<br />
dalla difficoltà per la propria capacità di reazione, di adattamento, di<br />
invenzione congetturale e strategica.<br />
Il dolore insegna a commisurare le proprie azioni alle proprie forze, ad<br />
22 L’esperienza moderna del dolore non coincide con la percezione immediata <strong>della</strong> pena,<br />
ma con la comprensione del mondo intero sotto il segno <strong>della</strong> sofferenza. Il soffrire come<br />
tonalità media dell’esistere è prioritariamente moderno ed in questo senso solo i moderni<br />
sono capaci in senso stretto di melanconia. Se l’esistenza è esperita come caducità, allora la<br />
melanconia diviene uno stato del carattere anche quando non c’è l’immediatezza del penare.<br />
23 Si osservi come, nella sua prospettiva di fondo, il moderno Bacone non si distanzia di<br />
molto dalla saggezza di questi antichi.<br />
24 Cfr. D. GRACIA, Fondamenti di bioetica. Sviluppo storico e metodo, San Paolo, Cinisello<br />
Balsamo 1993, pp. 32-88.<br />
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