Rivista della Diocesi 2011 - N. 1 - Webdiocesi
Rivista della Diocesi 2011 - N. 1 - Webdiocesi
Rivista della Diocesi 2011 - N. 1 - Webdiocesi
You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
esa alla malattia e di richiesta di aiuto. Questo è un passo importantissimo,<br />
perché non condanna il malato abbandonandolo alla sua solitudine e ad un<br />
processo autodistruttivo, ma lo mantiene all’interno di un processo comunicativo.<br />
Non dunque una rabbia, una ribellione consumate esclusivamente<br />
dentro di sé, ma espresse, comunicate, dette ai vicini, e rivolte pure a Dio 3 .<br />
A volte, poi, nei salmi il dolore fisico più che evidenza di una malattia<br />
sono l’espressione sensibile di qualcos’altro rispetto alla malattia stessa. In<br />
fondo è questo l’ostacolo principale per restringere con esattezza il campo<br />
dei salmi di malattia; l’orante che esprime dolore fisico non sempre è malato,<br />
ma si trova in condizione di peccato, di minaccia, di pericolo, tutto ciò che<br />
minaccia la vita. Per l’uomo biblico la sfera <strong>della</strong> morte fa irruzione in ogni<br />
esperienza di diminuzione <strong>della</strong> vita: debolezza, malattia, prigionia, minaccia<br />
nemica, privazione dei diritti, accuse e angoscia.<br />
La ragione profonda del terrore che si manifesta in tutto ciò sta nel fatto che<br />
il rapporto con JHWH è interrotto e distrutto. Se la morte separa definitivamente<br />
l’uomo da Dio, gli stati di “morte relativa” sono le infinite vie dolorose<br />
dell’abbandono da parte di Dio (Sal 22,2). La realtà <strong>della</strong> morte comincia, infatti,<br />
là dove JHWH tace, dove l’uomo da lui abbandonato grida dal profondo (Sal<br />
130,1). Se è vero che, secondo la concezione moderna, lo stato di morte è fissato<br />
a partire dal momento dello spegnimento <strong>della</strong> vita fisica, nell’AT si trova<br />
invece una concezione incomparabilmente più complessa e anche più profonda,<br />
fondata esclusivamente sul rapporto con JHWH. Che cosa sia la vita e che cosa<br />
renda tale la morte è determinato da JHWH soltanto 4 .<br />
Infatti, per l’orante, ciò che conta è la comunicazione con Dio, a tenerlo<br />
in vita è proprio la relazione con Lui: «A te grido, Signore, mia roccia, con<br />
me non tacere: se tu non mi parli, sono come chi scende nella fossa» (Sal<br />
28,1).<br />
2) Giobbe<br />
a) Il dolore di Giobbe<br />
Quando si parla dell’umano soffrire nella Bibbia, spontaneamente si<br />
corre col pensiero alla figura di Giobbe, il quale pur essendo «integro e<br />
retto, timorato di Dio e lontano dal male» (1,1) vien colpito da una piaga<br />
3 Cfr. MANICARDI L., L’umano soffrire (Qiqajon 2006) 23.<br />
4 H. J. KRAUS, Teologia dei salmi (Paideia, Brescia 1989) 271.<br />
169