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Rivista della Diocesi 2011 - N. 1 - Webdiocesi

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esa alla malattia e di richiesta di aiuto. Questo è un passo importantissimo,<br />

perché non condanna il malato abbandonandolo alla sua solitudine e ad un<br />

processo autodistruttivo, ma lo mantiene all’interno di un processo comunicativo.<br />

Non dunque una rabbia, una ribellione consumate esclusivamente<br />

dentro di sé, ma espresse, comunicate, dette ai vicini, e rivolte pure a Dio 3 .<br />

A volte, poi, nei salmi il dolore fisico più che evidenza di una malattia<br />

sono l’espressione sensibile di qualcos’altro rispetto alla malattia stessa. In<br />

fondo è questo l’ostacolo principale per restringere con esattezza il campo<br />

dei salmi di malattia; l’orante che esprime dolore fisico non sempre è malato,<br />

ma si trova in condizione di peccato, di minaccia, di pericolo, tutto ciò che<br />

minaccia la vita. Per l’uomo biblico la sfera <strong>della</strong> morte fa irruzione in ogni<br />

esperienza di diminuzione <strong>della</strong> vita: debolezza, malattia, prigionia, minaccia<br />

nemica, privazione dei diritti, accuse e angoscia.<br />

La ragione profonda del terrore che si manifesta in tutto ciò sta nel fatto che<br />

il rapporto con JHWH è interrotto e distrutto. Se la morte separa definitivamente<br />

l’uomo da Dio, gli stati di “morte relativa” sono le infinite vie dolorose<br />

dell’abbandono da parte di Dio (Sal 22,2). La realtà <strong>della</strong> morte comincia, infatti,<br />

là dove JHWH tace, dove l’uomo da lui abbandonato grida dal profondo (Sal<br />

130,1). Se è vero che, secondo la concezione moderna, lo stato di morte è fissato<br />

a partire dal momento dello spegnimento <strong>della</strong> vita fisica, nell’AT si trova<br />

invece una concezione incomparabilmente più complessa e anche più profonda,<br />

fondata esclusivamente sul rapporto con JHWH. Che cosa sia la vita e che cosa<br />

renda tale la morte è determinato da JHWH soltanto 4 .<br />

Infatti, per l’orante, ciò che conta è la comunicazione con Dio, a tenerlo<br />

in vita è proprio la relazione con Lui: «A te grido, Signore, mia roccia, con<br />

me non tacere: se tu non mi parli, sono come chi scende nella fossa» (Sal<br />

28,1).<br />

2) Giobbe<br />

a) Il dolore di Giobbe<br />

Quando si parla dell’umano soffrire nella Bibbia, spontaneamente si<br />

corre col pensiero alla figura di Giobbe, il quale pur essendo «integro e<br />

retto, timorato di Dio e lontano dal male» (1,1) vien colpito da una piaga<br />

3 Cfr. MANICARDI L., L’umano soffrire (Qiqajon 2006) 23.<br />

4 H. J. KRAUS, Teologia dei salmi (Paideia, Brescia 1989) 271.<br />

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