Rivista della Diocesi 2011 - N. 1 - Webdiocesi
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condivise: quasi un’eccezione nel desolante panorama delle frammentazioni,<br />
degli egoismi e delle separatezze che ci circonda. Sta qui la coscienza<br />
dell’imprenditore: una coscienza che lo rende partecipe, attivo nella costruzione<br />
del Bene Comune.<br />
Nella storia, l’avvio <strong>della</strong> Rivoluzione Industriale trova, come pensiero<br />
guida, l’assunto degli ideali <strong>della</strong> Rivoluzione Francese, incipit dell’era<br />
moderna: Liberté, Egalité, Fraternité. Ma, subito dopo, quest’ultima parola<br />
fu eliminata e rimasero le prime due. Inizialmente per creare l’eguaglianza<br />
si è ricorsi alla pianificazione collettiva. Ma il fallimento del comunismo ha<br />
dimostrato i limiti di questo approccio. Successivamente si è creduto che la<br />
libertà consistesse nell’avere la possibilità di acquistare molti beni e servizi<br />
per cui serve il denaro: da qui l’introduzione di scorciatoie finanziarie lontane<br />
dai meccanismi dell’economia reale. E la devastante crisi che stiamo<br />
vivendo ha mostrato i danni enormi causati da simili deviazioni.<br />
È la fraternità che consente di superare le disuguaglianze ed allargare<br />
gli spazi di libertà: vivere in fraternità, cioè con “amore ed intelligenza”,<br />
con la logica del dono e <strong>della</strong> gratuità, con la sequenza del “fare, conoscere,<br />
avere per essere di più”. La Caritas in Veritate lo sostiene razionalmente<br />
ed antropologicamente.<br />
Nel DNA dell’imprenditore, del dirigente, del professionista ispirati al<br />
Bene Comune c’è questa competenza di unire frammenti, di mettere insieme<br />
fattori diversi per realizzare un risultato, un prodotto che vale di più.<br />
Di fronte ai problemi di crescenti disuguaglianze nel mondo, impossibili da<br />
risolvere con il bagaglio delle politiche tradizionali; di fronte a una società<br />
incapace di ritrovare coesione; di fronte ad un impianto sociale in cui gli<br />
uomini vivono da competitori e da rivali, chi ha queste competenze capaci<br />
di valore aggiunto economico-sociale attraverso processi di connessione e<br />
trasformazione, non può non avvertire l’urgenza di promuovere lo Sviluppo.<br />
Ma quale Sviluppo? Quello disordinato e contradditorio che separa l’economico<br />
dal sociale, la ricchezza dal lavoro, il mercato dalla democrazia, gli<br />
strumenti dai fini, l’individuo dalla comunità? Certamente no, perché le rotture<br />
portano al disfacimento e alla distruzione del tessuto civile.<br />
L’impresa ha una sua capacità nell’aggregare, riunire, finalizzare. È<br />
quindi momento importante, struttura fondamentale in questa ricomposizione.<br />
Siccome l’impresa è fatta di uomini, è l’uomo che deve assumere un<br />
abito imprenditoriale di creatività nel conoscere, fare ed avere, protagonista<br />
di traguardi più avanzati, in continuità con il progetto di Dio Creatore.<br />
Ecco l’imprenditore, il dirigente, il professionista, che per assolvere a questo<br />
compito sa di doversi applicare su tre must: “discernere, partecipare,<br />
accompagnare”.<br />
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