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Rivista della Diocesi 2011 - N. 1 - Webdiocesi

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zione prioritaria va data a coloro che hanno un compito educativo:<br />

animatori dell’ACR e dei giovanissimi, capi scout; limitatamente al<br />

periodo estivo gli animatori del GREST, gli animatori coinvolti in un<br />

campeggio o camposcuola. Un pastore non può non avere uno sguardo<br />

attento e vigile circa la formazione di questi giovani. Deve provocarli<br />

con delicatezza ma anche con fermezza a fare un cammino di<br />

fede personale e in gruppo. Deve essere a conoscenza delle proposte<br />

formative offerte dal vicariato e dalla diocesi e stimolarli a non perdere<br />

occasioni preziose, a non rinchiudersi, a non sentirsi già arrivati,<br />

a non limitarsi alla programmazione di attività o all’acquisizione<br />

di tecniche. È importante mantenere un atteggiamento discreto, non<br />

troppo invadente, ma al tempo stesso attento e incoraggiante.<br />

b. I giovani che si vedono in circostanze particolari: può essere l’occasione<br />

di un matrimonio, di un battesimo, di un funerale, la visita a<br />

una famiglia, la prossimità a un giovane che vive l’esperienza <strong>della</strong><br />

malattia, giovani che bussano alle porte <strong>della</strong> canonica per un motivo<br />

particolare, giovani che di tanto in tanto vengono a Messa.<br />

Quindi ci sono giovani che vediamo più spesso e giovani che incontriamo<br />

occasionalmente. A ben pensarci, anche Gesù ha vissuto qualcosa di simile<br />

nelle sue relazioni umane: aveva il gruppo dei discepoli con cui è stato possibile<br />

fare un cammino e alcune amicizie forti (Betania, il suo legame con Lazzaro,<br />

Marta e Maria); ma i vangeli raccontano una serie di incontri puntuali,<br />

singolari, occasionali che Gesù aveva con determinate persone a partire dai<br />

loro bisogni concreti. Guardando al percorso terreno di Gesù ci lasciamo<br />

sorprendere da questo dato di fatto che non dobbiamo mai dimenticare:<br />

anche un incontro occasionale può cambiare la vita a una persona. E questo<br />

vale certamente anche per i giovani del nostro tempo. Gesù ha dato grande<br />

attenzione anche a coloro che ha incontrato una volta sola.<br />

3. Il nostro dialogo con le nuove generazioni potrebbe avere oggi soprattutto<br />

questo scopo: aiutare ogni giovane ad assaporare la freschezza del<br />

primo annuncio, cioè l’incontro vitale con Gesù di Nazareth a partire<br />

dalle esperienze che fa, dalle emozioni che prova, dalle situazioni che si<br />

trova ad affrontare. Raccogliendo gli stimoli che ci vengono dall’inchiesta<br />

“C’è campo?” e dal prezioso documento dei vescovi lombardi “La<br />

sfida <strong>della</strong> fede: il primo annuncio”, potremmo chiederci quali sono per<br />

un giovane del nostro tempo le situazioni di vita che possono diventare<br />

soglie di apertura alla fede, cioè i momenti in cui è molto probabile<br />

che ci sia campo, perché è in gioco l’identità <strong>della</strong> persona e scatta la

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