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Rivista della Diocesi 2011 - N. 1 - Webdiocesi

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d) Giobbe contesta Dio ma dialogando con Lui<br />

Giobbe poi rifiuta la logica retributiva, secondo la quale l’arrivo di una<br />

malattia era causata sicuramente da qualche peccato. Lui non rinuncia alla<br />

certezza di essere innocente e consapevole dell’eccesso <strong>della</strong> sua pena, arriva<br />

a contestare coraggiosamente anche la stessa giustizia di Dio. Tanto che<br />

continua a chiederGli conto del suo operato verso di lui.<br />

172<br />

Le domande di Giobbe danno voce all’angoscia più radicale dell’uomo: quella di<br />

scoprirsi un figlio tradito, imbrogliato da un Dio che gli dà una vita limitata e<br />

sofferta, e per di più oscurata dal suo ostile silenzio. In realtà, le sue domande<br />

distruggono i confini di una religione appiattitasi nella concezione <strong>della</strong> retribuzione;<br />

Giobbe mette in crisi il concetto di giustizia distributiva, mostrando come<br />

la ripartizione dei mali è arbitraria e indiscriminata […]. [Dio] riconosce Giobbe<br />

innocente, ma vuole stanarlo da quella logica ristretta per cui l’innocenza<br />

dell’uomo vorrebbe che fosse ricompensata nella salute e nei beni; al contrario,<br />

postulerebbe automaticamente la colpevolezza di Dio. Giustizia dell’uomo e giustizia<br />

di Dio non sono pensabili soltanto in termini di alternativa, per cui l’affermazione<br />

dell’una comporta necessariamente la negazione dell’altra 7 .<br />

I capp. 9-10 e 23-24 sono una sorta di atto di accusa a Dio, nella quale<br />

affiorano affermazioni dalle tinte molto forti, che rasentano quasi la blasfemia<br />

o somigliano a caricature deformi (diaboliche) del volto di Dio:<br />

· Per questo io dico che è la stessa cosa: egli fa perire l’innocente e il reo! Se un<br />

flagello uccide all’improvviso, <strong>della</strong> sciagura degli innocenti egli ride (9,22-23)<br />

· Dalla città si alza il gemito dei moribondi e l’anima dei feriti grida aiuto, ma<br />

Dio non bada a queste suppliche (24,12);<br />

Ma il problema che attanaglia Giobbe nella sua malattia è il silenzio di<br />

Dio. Lui lo cerca appassionatamente per poter porgli domande brucianti e<br />

strapparli una risposta, ma Dio si sottrae a questa ricerca:<br />

· Poiché [Dio] non è uomo come me, al quale io possa replicare: “Presentiamoci<br />

alla pari in giudizio” (9,32);<br />

· Perché mi nascondi la tua faccia e mi consideri come un nemico? (13,24);<br />

· Oh, potessi sapere dove trovarlo, potessi giungere fin dove risiede! […] Ma se<br />

vado a oriente, egli non c’è, se vado a occidente, non lo sento. A settentrione lo<br />

cerco e non lo scorgo, mi volgo a mezzogiorno e non lo vedo (23,3.8-9);<br />

· Io grido a te, ma tu non mi rispondi, insisto, ma tu non mi dai retta. Sei diventato<br />

crudele con me e con la forza delle tue mani mi perseguiti (30,20-21).<br />

7 MARENCO BOVONE M.R., “Introduzione al libro di Giobbe”, Parole di vita 2(2003), 5.

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