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Rivista della Diocesi 2011 - N. 1 - Webdiocesi

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ESPERIENZA DI ANDREA<br />

Ciao, sono Andrea, ho venticinque anni, sono <strong>della</strong> parrocchia di S.<br />

Francesco, qui a Vicenza, e faccio parte del movimento dei focolari.<br />

Svolgo diverse attività all’interno <strong>della</strong> Chiesa, intesa come parrocchia e<br />

come movimento, ma, quel che per me è importante non è quello che faccio:<br />

l’importante è il perché.<br />

Io, come qualsiasi altro cristiano, ho posto al centro <strong>della</strong> mia esistenza<br />

Dio.<br />

Una scelta inusuale in questi tempi, visto che gli dèi sono molti: il Denaro,<br />

il Successo, il Lavoro, ma anche Noi Stessi.<br />

Anche per me non è facile andare controcorrente ogni giorno e magari<br />

essere criticato per le mie scelte o per i miei valori, ma so che è nel Vangelo<br />

che posso trovare la ricetta giusta per costruire una vita degna di essere<br />

vissuta.<br />

Il cammino che mi ha portato a conoscere Dio è stato lungo.<br />

Il primo seme lo hanno posto nel mio cuore i miei genitori.<br />

Entrambi erano molto attivi in parrocchia, ma, a metà degli anni ottanta,<br />

su impulso del loro parroco, don Lorenzo Campagnolo, hanno capito che<br />

non era importante il fare e il proporre accattivanti attività parrocchiali,<br />

quello che contava era testimoniare Cristo prima nella vita quotidiana: gli<br />

incontri venivano dopo.<br />

Don Lorenzo, che faceva parte del movimento dei focolari, aveva preso<br />

come punto di partenza delle proprie attività pastorali non tanto i giovani,<br />

quanto le famiglie, viste come fulcro <strong>della</strong> comunità cristiana.<br />

Oltre ai miei genitori numerosi altri giovani <strong>della</strong> loro età hanno capito<br />

che la vita cristiana non si fonda su tradizioni morte, ma sul Vangelo vissuto.<br />

Di riflesso noi figli, cioè io e gli altri bambini (all’epoca), siamo stati cresciuti<br />

con l’idea che fare un’attività in parrocchia non fosse un banale stare<br />

con i propri amici: l’importante era donare.<br />

A parte la tradizionale attività di servizio eucaristico-liturgico dei chierichetti,<br />

molti di noi facevano parte del coro ragazzi, che raccoglieva i bambini<br />

dai cinque ai tredici anni e che era animato da alcuni giovani di diciottovent’anni.<br />

È stata una semplice esperienza, ma ci ha insegnato che anche chi ha<br />

poco può sempre dare qualcosa.<br />

Nel frattempo avevo iniziato a frequentare i gruppi dei bambini del<br />

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