Rivista della Diocesi 2011 - N. 1 - Webdiocesi
Rivista della Diocesi 2011 - N. 1 - Webdiocesi
Rivista della Diocesi 2011 - N. 1 - Webdiocesi
You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
nostro tempo, ma la consistenza e il significato di tali trasformazioni vanno<br />
al di là di quanto previsto dalla medicina stessa. Le possibilità enormemente<br />
cresciute di diagnosi e cura hanno vistosamente mutato la percezione<br />
<strong>della</strong> malattia da parte <strong>della</strong> coscienza. Per essere individuati essi chiedono<br />
che ci si ponga nell’ottica <strong>della</strong> coscienza personale, cui viene invece solitamente<br />
dedicata poca attenzione. Anche quando questo accade, gli apprezzamenti<br />
proposti sono soprattutto di genere psicologico: difficilmente si raggiunge<br />
il punto essenziale nel quale la malattia diviene un compito proposto<br />
alla libertà dell’uomo.<br />
In realtà i mutati rapporti tra soggetto e malattia riguardano due aspetti<br />
fondamentali: la lievitazione del potere <strong>della</strong> medicina sulla malattia e la<br />
lievitazione del potere <strong>della</strong> malattia sulla vita dell’uomo 49 . Al crescente e<br />
per molti aspetti apprezzabile potere del medico corrisponde un diminuito<br />
potere del malato.<br />
Si registra una crescente estensione dei tempi <strong>della</strong> malattia in rapporto<br />
all’arco complessivo <strong>della</strong> vita umana che, a sua volta, si è notevolmente<br />
disteso. Proprio perché di molte malattie (anzi, di quasi tutte) oggi non si<br />
muore subito, ma neppure si guarisce, la persona appare destinata a convivere<br />
a lungo con la malattia e ciò alimenta la diffusa percezione <strong>della</strong> vulnerabilità<br />
umana e produce una ferita che non riguarda soltanto l’efficienza<br />
somatica, ma anche e soprattutto la consistenza <strong>della</strong> speranza di cui l’uomo<br />
vive. La malattia infatti non interessa soltanto organi e funzioni, ma anche<br />
le emozioni e i significati del vivere. Essa propone sempre alla coscienza<br />
una questione di senso: l’inconveniente è che tale processo di metaforizzazione<br />
<strong>della</strong> malattia, costretto nella clandestinità <strong>della</strong> coscienza individuale,<br />
si produce in forme nascoste e talvolta selvagge 50 .<br />
c) Riappropriarsi <strong>della</strong> questione del “senso” e <strong>della</strong> speranza<br />
Se la cura, in accezione clinica, assume di conseguenza i volti privilegiati<br />
<strong>della</strong> “riabilitazione” e del “sollievo dalla sofferenza”, già la considerazione<br />
<strong>della</strong> reciproca relazione tra questi due aspetti istruisce a proposito di una<br />
terza questione che riaffiora con decisione, quella del “senso”. Il dolore<br />
infatti non appare così grave quando se ne conosca la ragione.<br />
Il dolore e il senso di precarietà che esso porta con sé apre al problema<br />
49 Cfr. ANGELINI, La malattia…, cit. pp. 45ss..<br />
50 Alludiamo alle fantasie che associano il vissuto di malattia e il timore di colpa, fantasie<br />
che la riflessione “razionale” e “illuminata” non è sempre capace di dissolvere o neutralizzare.<br />
161