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Rivista della Diocesi 2011 - N. 1 - Webdiocesi

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nell’educazione alla fede. Si ritiene che la cesura fra catechesi e prassi<br />

familiare sia all’origine di tanti abbandoni dopo i sacramenti dell’iniziazione<br />

cristiana. Si parla di famiglia “luogo privilegiato di comunicazione dell’annuncio<br />

cristiano e di esperienza di fede”, di “cellula primaria <strong>della</strong> Chiesa<br />

e <strong>della</strong> società”. La famiglia “presenta molte potenzialità, anche in ordine<br />

alla traduzione del Vangelo nella vita, alla maturazione cristiana delle nuove<br />

generazioni, alla costruzione <strong>della</strong> comunità cristiana, alla promozione nella<br />

società dei valori umani elevati dalla visione evangelica” (CDA, I, 13).<br />

Una quinta indicazione infine riguarda il recupero del “giorno del<br />

Signore” come momento privilegiato “per la rigenerazione permanente<br />

<strong>della</strong> fede dei credenti” (CDA, II, 13). “Come pastori delle nostre Chiese –<br />

affermano i Vescovi – sentiamo allora il dovere di richiamare tutti i fratelli e<br />

le sorelle a non smarrire il senso <strong>della</strong> domenica e a partecipare alla messa<br />

domenicale nella propria comunità di fede” (CDA, I, 8). Si vede in questa<br />

esigenza la necessità di dare priorità alla prospettiva ascensionale <strong>della</strong><br />

pastorale, recuperando la categoria biblica del “sabato”, inteso come ritorno<br />

<strong>della</strong> creazione a Dio.<br />

Le indicazioni elencate vanno certamente, come si può osservare, alla<br />

radice <strong>della</strong> pastorale, richiedendo ad essa di rinnovarsi sia nella esperienza<br />

ecclesiale di comunione, sia negli itinerari di educazione alla fede. Il tutto<br />

viene riassunto nella celebrazione del giorno del Signore. Le Chiese nell’attuazione<br />

però vennero a scontrarsi con prassi antiche consolidate dal tempo<br />

e con la scarsa disponibilità degli operatori pastorali a rinnovarsi. Ecco perché<br />

ad Aquileia si era fatto appello esplicito alla dimensione escatologica,<br />

cioè alla novità dello Spirito (CDA, II, 9).<br />

2. Vivere nel pluralismo<br />

In questi anni nel Triveneto si è affermato un pluralismo etnico, culturale<br />

e religioso, dovuto all’arrivo in queste regioni di molti immigrati dall’Est<br />

europeo e dall’Africa. La denatalità crescente e l’incremento produttivo<br />

dagli anni Settanta in poi del Nord Est offriva possibilità di lavoro a differenza<br />

di molte altre regioni d’Italia.<br />

Sulla nuova situazione di pluralismo culturale e religioso aveva già parlato<br />

il convegno di Aquileia. In quell’occasione fu la stessa esperienza di<br />

cristiani veneti, friulani, altoatesini, ladini a porre il problema delle relazioni<br />

fra diversi, regolate “non da rapporti di forza, di dominio o di convenienza<br />

economica, bensì di fraternità e di solidarietà”. Si affermò così ne La croce<br />

di Aquileia la necessità di “fare del nuovo e del diverso non una minaccia,<br />

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