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Rivista della Diocesi 2011 - N. 1 - Webdiocesi

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contro l’intempestiva teodicea degli “amici di Giobbe” 43 , contro i ragionamenti<br />

di chi difende Dio e presume di poter “dimostrare” che egli è giusto e<br />

che il mondo è governato secondo un ordine ineccepibile. A fronte di queste<br />

questioni nel libro di Qohelet affiora uno spirito di moderazione che ricorda<br />

il criterio – tutto mondano – del “giusto mezzo”, ma che in realtà ha la sua<br />

misura nella fede in Dio.<br />

Il Servo sofferente di Jahvè, nella sua genesi profetica e nel suo compimento<br />

cristologico è la risposta a Giobbe, se mai per Giobbe possa esserci<br />

una risposta. Il Servo – popolo o individuo – risponde con la sua stessa vita<br />

al dramma che in Giobbe è figurato. Egli soffre in quel silenzio che non è il<br />

rinchiudersi nel dolore muto, né il pietrificarsi nella propria pena, ma proprio<br />

quel consegnarsi ad altre mani che il finale di Giobbe suggeriva: in Lui<br />

si vede che l’unico modo di dare soluzione al dolore, proprio e altrui, è di<br />

attraversarlo.<br />

Gesù, personificazione perfetta del Servo sofferente, redime l’umanità<br />

dal suo peccato e dona ad essa salvezza: con la sua morte vissuta come dono<br />

di sé per amore – estrema testimonianza alla verità di Dio – egli discioglie<br />

in uno dalla colpa e dal dolore.<br />

Giobbe sfida, il Servo tace. Perché questo silenzio? Verosimilmente perché<br />

il Servo sa ciò che Giobbe ignorava, ossia che il suo dolore vissuto come<br />

dono di amore, non è martirio gratuito, ma sacrificio efficace: la traboccante<br />

ricchezza del dono rimpiazza la logica compensativa <strong>della</strong> retribuzione.<br />

Nella croce si mostra come, laddove la sofferenza venga vissuta per<br />

amore, col fine di superarla, essa sia accompagnata dalla promessa di vita:<br />

in Gesù Cristo diviene chiaro che Dio si immette realmente nella nostra storia<br />

di dolore, che egli con-soffre insieme con noi per vincere il dolore all’interno<br />

e la resurrezione, risposta positiva del Padre alla croce del Figlio, è<br />

l’inizio dell’eliminazione di ogni dolore. Gesù non ha voluto l’insuccesso, la<br />

43 È più facile che si pecchi contro Dio quando lo si difende che quando lo si accusa:<br />

quando si discorre di Lui come di uno noto piuttosto che interrogandolo come chi è Straniero.<br />

L’incauta difesa di Dio da parte degli amici ha questa struttura di fondo: il mondo va<br />

bene così, rivela la su giustizia e l’ordine chiaro secondo cui Dio governa. Se qualcuno soffre<br />

e muore occorre certo pensare che si tratti di un suo peccato; non è proprio il caso che egli<br />

scarichi la sua colpa su Dio. Giobbe dunque deve esaminare attentamente la propria vita e<br />

capirà che non ha proprio nulla da protestare. Appunto questa è la giustificazione che Giobbe<br />

non può accettare. In questo egli mostra di essere più credente degli amici e Dio prenderà le<br />

sue parti. Neppure allora però appariranno in alcun modo chiare ragioni capaci di giustificare<br />

il dolore di Giobbe e il modo di fare di Dio.<br />

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