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Rivista della Diocesi 2011 - N. 1 - Webdiocesi

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istabilisce, ridà la dignità a Zaccheo come ad ogni uomo. Questo versetto<br />

rimanda all’ultimo annuncio <strong>della</strong> Passione (Lc 18,319 che i discepoli non<br />

avevano compreso. Adesso gli Apostoli iniziano a comprendere qualcosa del<br />

grande mistero che avvolge Gesù di Nazareth. Egli accetterà di perdere la<br />

sua dignità, la sua vita, come un maledetto, per salvare i peccatori.<br />

Questa parabola per chi opera nell’impresa, è base formativa.<br />

1. La crescita è un processo che implica un alto grado di progettualità;<br />

non c’è crescita autentica senza disciplina, senza un continuo confronto<br />

tra l’essere e il dover essere (tra la situazione di fatto in cui ci troviamo e<br />

l’obiettivo, l’ideale che vogliamo raggiungere). Dallo stesso punto di partenza<br />

iniziano molte strade, le possibilità sono molteplici; dobbiamo scegliere e<br />

scegliere la via migliore. Si cresce con l’apporto e l’aiuto degli altri.<br />

2. Zaccheo è un uomo che tratta con i beni. Trasforma il concetto di bene<br />

“accumulato” in concetto di bene condiviso (do la metà dei miei beni ai poveri<br />

e restituirò quattro volte tanto a chi ho frodato). Il bene non è un male in<br />

sé, nemmeno la ricchezza. Dipende dall’uso condiviso. Lui trasforma i beni<br />

accumulati in un dono e ciò nonostante i suoi beni “circolano”.<br />

3. Non c’è crescita senza sofferenza. Bisogna scomodarsi, bisogna impegnarsi<br />

in prima persona. Crescere è cambiare, è trasformarsi, una trasformazione<br />

da vivere come processo armonico e lineare, sereno e liberante.<br />

Solo così ogni rinuncia, ogni fatica non è mortificante, solo se è vista come<br />

condizione per raggiungere un valore.<br />

4. Gesù non chiede a Zaccheo di smettere la sua attività ma di dare ad<br />

essa un altro senso dove il bene diventa patrimonio condiviso, che va e torna.<br />

Anche l’impresa umana è un bene, si tratta solo di metterla a servizio.<br />

C’è una morale immediata per chi àncora al Vangelo la propria vita professionale<br />

nell’economia: occorre agire.<br />

Occorre agire: perché non basta parlare di valori per trasmetterli; in<br />

un’epoca di continuo cambiamento e di intensa complessità come l’attuale<br />

sarebbe un esercizio a rapida obsolescenza, un discredito per chi investe a<br />

medio-lungo termine. Occorre incarnarli e testimoniarli con coerenza applicativa<br />

anche se si tratta di spazi ridotti e limitati, entusiasmandosi nel ruolo<br />

di “minoranza creativa” che virtuosamente si alimenta.<br />

La cifra dell’etica <strong>della</strong> virtù sta infatti nella capacità di risolvere, superandola,<br />

la contrapposizione tra interesse proprio e interesse per l’altro, tra<br />

egoismo ed altruismo. È questa contrapposizione, figlia <strong>della</strong> tradizione di<br />

pensiero individualista e delle logiche esclusivamente efficientiste, a non<br />

consentire di afferrare ciò che costituisce il nostro proprio bene. La vita virtuosa<br />

è la vita migliore non solo per gli altri, ma anche per se stessi. Sta in<br />

ciò la ragione ultima per “essere etici”. La soluzione del problema del com-<br />

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