Rivista della Diocesi 2011 - N. 1 - Webdiocesi
Rivista della Diocesi 2011 - N. 1 - Webdiocesi
Rivista della Diocesi 2011 - N. 1 - Webdiocesi
You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
dizione ebraico-cristiana è stata capace di persuasione. La storia dell’Occidente<br />
è visibilmente segnata da questa visione e la conferma più evidente di<br />
questo è sia nella civilizzazione sviluppatasi attorno all’idea di salvezza, sia<br />
nelle rotture che l’hanno fortemente deformata, come i processi di secolarizzazione<br />
tanto eversivi quanto subalterni.<br />
Per quanto riguarda il secondo aspetto la bontà <strong>della</strong> creazione e il suo<br />
carattere di promessa nella Bibbia è inequivoca e la si rinviene fin dal primo<br />
capitolo <strong>della</strong> Genesi (Gn 1,31). Nel primo capitolo <strong>della</strong> Genesi – spiega<br />
Neher – la creazione sembra svolgersi in un getto continuo, armonioso,<br />
equilibrato. Nessun intoppo, nessun insuccesso, nessun ritocco: alla parola<br />
di Dio fa eco la creatura che sorge integra, docile, perfetta.<br />
Nessuna dimenticanza, nessuna lacuna, nessun vuoto: ad ogni creatura<br />
il suo tempo e il suo luogo 40 . Si manifesta qui il potere sovrano di Dio, che<br />
non solo crea, ma regge e governa, ma lo scenario luminoso <strong>della</strong> creazione<br />
è immediatamente turbato: alla parola creatrice di Dio la creatura replica<br />
subito con un’opposizione, con un no al Signore: la creatura che dice no al<br />
suo creatore è in ciò miserabilmente affetta dal negativo, diviene potenza di<br />
negazione 41 .<br />
Ciò significa che la creazione di Dio fallisce e può fallire: essa è un esperimento,<br />
non un progetto: da un lato esso può sempre venir meno; è da<br />
escludere che sia il migliore dei mondi possibili, in quanto è solo una delle<br />
possibilità attuate e perciò può esservene uno di migliore e questo stesso<br />
può essere migliorato. Il fallimento del mondo non intacca però l’amore di<br />
Dio per il suo popolo: il fallimento del mondo è concepibile a condizione che<br />
Dio resti Dio e va reso compatibile con la sua promessa. L’idea di promessa<br />
limita l’idea di fallimento e, nonostante la presenza del male e perciò del<br />
40 Cfr. A. NEHER, Il silenzio <strong>della</strong> Parola. Dal silenzio biblico al silenzio di Auschwitz,<br />
Marietti, Casale Monferrato 1983, p. 69.<br />
41 Si tenga presente come nella Bibbia il male, per quanto abbia consistenza, non ha, né<br />
può mai avere valore di principio: esso è sempre qualcosa di conseguente e principiato e non<br />
può esistere come un’entità opposta a Dio. La non originarietà del male balza all’occhio nella<br />
Bibbia in modo abbastanza evidente, senza che per ciò il male venga sottovalutato: il male,<br />
per quanto non sia elevabile a principio, non è un puro e semplice non-essere. Il male è la<br />
trasgressione alla legge e satana stesso, che induce l’uomo al male, è pur sempre una realtà<br />
creata e dipendente. Sotto questo aspetto la tradizione ebraica e quella cristiana sono assolutamente<br />
antidualiste e antignostiche. La concezione dualistica del male ha la sua formulazione<br />
alta nel parsismo ed è principalmente di tradizione iranica, ove, secondo la dottrina di<br />
Zarathustra, la lotta fra bene e male ha un prologo in cielo, prosegue nel tempo e, alla fine,<br />
culminerà in una vittoria del bene e nella dissoluzione del male (cfr. H. JONAS, Lo Gnosticismo,<br />
Sei, Torino 1973; U. BIANCHI, Zaman i Ohrmazd. Lo Zoroastrismo nelle sue origini e<br />
nella sua essenza, Sei, Torino 1958).<br />
154