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Mag Aprile 2012 PDF - Mag Magazine

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112<br />

apr 12<br />

musica<br />

di Paolo Turiaco<br />

CLASSICA...<br />

ma non troppo<br />

<br />

<br />

non possono che essere orgogliosi!<br />

Sono musicisti che partono da uno strumento classico come il pianoforte<br />

per comporre opere che seppure all’interno di uno stesso<br />

<br />

-<br />

tica dell’islandese Olafur Arnalds, la classicità del tedesco Nils Frahm,<br />

la sacralità mista di elettronica di Dustin O’Halloran…e poi, dietro<br />

tutto c’è Berlino! Una città che ha visto, soprattutto negli ultimi anni,<br />

l’apertura verso spazi del tutto innovativi, che traduce con il suo continuo andare<br />

avanti, la volontà di artisti in perenne crescita. Oladur Arnalds, musicista<br />

<br />

“...non voglio che le<br />

mie canzoni abbiano un’etichetta...” ma, ascoltandolo, si ritorna indietro, e sembra<br />

quasi di assaporare il gusto di un’aria di Satie o il respiro ampio di un brano di<br />

<br />

riduttiva e forse anche penalizzante. Il musicista di Amburgo ha appena terminato<br />

e pubblicato il suo primo disco “Felt”. Sono brani incisi nella quiete delle mura<br />

domestiche, dove il piano la fa da padrone con l’accompagnamento di uno splendido<br />

violoncello. A Berlino mi sento di casa, c’è un clima multiculturale di scambio<br />

che rende tutto incredibilmente creativo – afferma Dustin’O Halloran, che a<br />

differenza dei suoi due precedenti colleghi musicisti, non gode di una educazione<br />

accademica classica, ma che si è avvicinato alla musica classica provenendo dal<br />

rock. La sperimentazione è alla base della sua ricerca. Suoni campionati che convivono<br />

in un’unica amalgama sonoro, con strumenti classici come l’oboe e il violino.<br />

<br />

staticità che si potrebbe celare dietro il classico in una esperienza nuova e accattivante<br />

fatta di suoni che si incastrano in un puzzle estremamente emotivo. Forse<br />

il connubio di sacro e profano, da un lato gli strumenti della classicità pura uniti<br />

ai suoni campionati e sintetici delle macchine, può sembrare pesante da digerire<br />

ma vi assicuro che non lo è affatto. È tutto cosi armonico come se lo scorrere<br />

del tempo quando si tratta di suoni non abbia alcuna rilevanza. L’abbraccio elettronico<br />

colora e impreziosisce quei suoni così delicati disegnati dai violini e dal<br />

pianoforte, sembra di assistere alla prima di una grande opera. Il nostro pensiero<br />

e ringraziamento va al grande Wim Martens che negli anni ‘80 aveva incominciato<br />

<br />

musica classica ma non troppo.

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