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Spesso ti confronti col mondo della disabilità, hai realizzato<br />
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un progetto sui minori autistici e uno con i ragazzi down.<br />
compleanno di Saddam Hussein. Quale esperienza non potrai Nella disabilità molto spesso c’è un linguaggio esoterico,<br />
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profondo, un linguaggio dei sentimenti. Mi affascina ed è per me<br />
Ho viaggiato in tutto il mondo, senza sentirmi quasi mai una determinante evidenziare la dignità di queste creature che non<br />
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cose dritte in faccia, senza illusioni. Spesso sono le donne le<br />
protagoniste delle mie storie, forse perché le donne sanno Parlaci di “Mother India school”.<br />
cosa è la compassione, amano incondizionatamente e questo È una scuola itinerante, di vita, di esperienze. In questo periodo<br />
le porta ad essere più aperte. Spesso i miei reportage hanno la base è ancora a Goa, ma potrebbe esserlo in Bangladesh o<br />
denunciato violenze e soprusi, ma anche gioie, nascite e <br />
morte, la vita nella sua completezza è un mistero, non riesco individuali e di gruppo, incontri con giornalisti scrittori e poeti<br />
mai a dimenticarlo. Ho documentato anche la moda qualche del luogo, ho voglia di trasmettere l’India che amo e di far<br />
volta, ma non ho usato mai modelle o modelli o studi e set conoscere la sua grande bellezza e spiritualità, ma anche le sue<br />
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contraddizioni.<br />
A Cuba, la moda fu un pretesto per raccontare quella vita<br />
di tutti i giorni cha avevo amato nel periodo in cui ci avevo<br />
www.motherindiaschool.it<br />
vissuto anni prima, una vita esplosiva, gioiosa, ma anche Parlami dei tuoi ultimi lavori.<br />
lenta e decadente. Poeti, artisti musicisti, lavoratori e famiglie <br />
che avevo conosciuto, che volevo raccontare e l’embargo <br />
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sicuramente! L’Iraq mi è rimasto dentro perché l’ho vissuta venivano operate da chirurghe internazionali, su piccole navi<br />
male. Ho sofferto molto in quei giorni, a parte il reportage <br />
su Saddam e il suo compleanno. Mi sono sentita impotente piccoli villaggi.<br />
davanti a tanto dolore. Le donne, i giovani, i bambini di quel Poi, in Cambogia, sempre con foto e video, ho<br />
paese soffrivano troppo, troppa violenza. Ho incontrato madri documentato nei monasteri la poetica e frugale vita delle<br />
disperate che mi chiedevano di portar con me i loro bambini Nun, suore buddiste, scampate al genocidio di PolPot.<br />
per salvarli dalle atrocità della guerra.<br />
Contemporaneamente sto seguendo con molta passione la<br />
fatica delle donne che lavorano in situazioni molto pesanti.<br />
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Così ho lavorato, con foto e video, sulle Dee della polvere, le<br />
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Ancora oggi ho sempre dentro di me il bisogno di partire E poi, ancora, sto documentando la vita delle “donne scalze”,<br />
e tornare, ogni volta ritorno arricchita da qualcosa, come se occidentali con storie particolari alle spalle e che in India hanno<br />
avessi conquistato una parte di mondo.<br />
trovato rifugio, e poi…tanto altro ancora.<br />
68<br />
apr 12<br />
foto<br />
SENZA<br />
ILLUSIONI<br />
> Bambina distesa nei pressi<br />
della moschea di Haji Ali a Mumbai