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Il primo ministro Mario Monti ha affermato<br />
che è necessaria una riforma delle menti,<br />
intendendo che non dobbiamo focalizzare<br />
la nostra attenzione elusivamente sui<br />
fattori esogeni che hanno causato l’attuale crisi<br />
europea, quali la speculazione o le politiche<br />
economiche repressive imposte dalla Germania,<br />
bensì è necessario fare un “esame di coscienza”<br />
collettivo. Non possiamo intraprendere politiche<br />
economiche espansive, con ottiche di intervento<br />
keynesiano, se non dopo esserci resi conto che<br />
la prima riforma da porre in essere afferisce noi<br />
in prima persona: la nostra mentalità improntata<br />
ad una competitività di facciata, ad un elogio<br />
formale della meritocrazia e ad una sostanziale<br />
strenua difesa delle rendite di posizione. A supporto<br />
di tale affermazione basta citare il dato<br />
della mobilità sociale in Italia; tra le più basse in<br />
Europa.<br />
Dobbiamo renderci conto che il nostro paradigma<br />
culturale di riferimento non porta a un<br />
maggiore benessere per la collettività. La cultura<br />
che negli anni si è sviluppata in Italia è prevalentemente<br />
quella di preservare posizioni di rendita<br />
e di rimozione della concorrenza.<br />
Se noi decidessimo realmente di metterci in<br />
gioco e di essere disposti a dare di più a chi<br />
effettivamente è maggiormente meritevole, ciò<br />
«Nella corsa alla ricchezza, agli onori e<br />
all’ascesa sociale, ognuno può correre con<br />
tutte le proprie forze, […] per superare<br />
tutti gli altri concorrenti. Ma se si facesse<br />
strada a gomitate o spingesse per terra<br />
uno dei suoi avversari, l’indulgenza degli<br />
spettatori avrebbe termine del tutto. […]<br />
la società non può sussistere tra coloro che<br />
sono sempre pronti a danneggiarsi e a farsi<br />
torto l’un l’altro»<br />
(Adam Smith, Teoria dei sentimenti morali, 1759).<br />
<br />
che partirebbero dal singolo e abbastanza rapidamente<br />
si estenderebbero all’intera economia.<br />
Perché mai dovremmo difendere l’esistenza di<br />
ostacoli alla libera concorrenza di qualsiasi tipo<br />
se non per la consapevolezza di poter rientrare<br />
in una di queste categorie protette ed usufruire<br />
di tali vantaggi senza dover dare, giorno per<br />
giorno, il meglio di noi stessi?<br />
La crisi è solo un avvertimento, un monito che<br />
indica che la rotta intrapresa non è quella corretta,<br />
quella che i padri dell’economia teorizzarono.<br />
Prendiamo consapevolezza e decidiamo<br />
<br />
costruiamo il nostro successo!<br />
89<br />
apr 12