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Mag Aprile 2012 PDF - Mag Magazine

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Il primo ministro Mario Monti ha affermato<br />

che è necessaria una riforma delle menti,<br />

intendendo che non dobbiamo focalizzare<br />

la nostra attenzione elusivamente sui<br />

fattori esogeni che hanno causato l’attuale crisi<br />

europea, quali la speculazione o le politiche<br />

economiche repressive imposte dalla Germania,<br />

bensì è necessario fare un “esame di coscienza”<br />

collettivo. Non possiamo intraprendere politiche<br />

economiche espansive, con ottiche di intervento<br />

keynesiano, se non dopo esserci resi conto che<br />

la prima riforma da porre in essere afferisce noi<br />

in prima persona: la nostra mentalità improntata<br />

ad una competitività di facciata, ad un elogio<br />

formale della meritocrazia e ad una sostanziale<br />

strenua difesa delle rendite di posizione. A supporto<br />

di tale affermazione basta citare il dato<br />

della mobilità sociale in Italia; tra le più basse in<br />

Europa.<br />

Dobbiamo renderci conto che il nostro paradigma<br />

culturale di riferimento non porta a un<br />

maggiore benessere per la collettività. La cultura<br />

che negli anni si è sviluppata in Italia è prevalentemente<br />

quella di preservare posizioni di rendita<br />

e di rimozione della concorrenza.<br />

Se noi decidessimo realmente di metterci in<br />

gioco e di essere disposti a dare di più a chi<br />

effettivamente è maggiormente meritevole, ciò<br />

«Nella corsa alla ricchezza, agli onori e<br />

all’ascesa sociale, ognuno può correre con<br />

tutte le proprie forze, […] per superare<br />

tutti gli altri concorrenti. Ma se si facesse<br />

strada a gomitate o spingesse per terra<br />

uno dei suoi avversari, l’indulgenza degli<br />

spettatori avrebbe termine del tutto. […]<br />

la società non può sussistere tra coloro che<br />

sono sempre pronti a danneggiarsi e a farsi<br />

torto l’un l’altro»<br />

(Adam Smith, Teoria dei sentimenti morali, 1759).<br />

<br />

che partirebbero dal singolo e abbastanza rapidamente<br />

si estenderebbero all’intera economia.<br />

Perché mai dovremmo difendere l’esistenza di<br />

ostacoli alla libera concorrenza di qualsiasi tipo<br />

se non per la consapevolezza di poter rientrare<br />

in una di queste categorie protette ed usufruire<br />

di tali vantaggi senza dover dare, giorno per<br />

giorno, il meglio di noi stessi?<br />

La crisi è solo un avvertimento, un monito che<br />

indica che la rotta intrapresa non è quella corretta,<br />

quella che i padri dell’economia teorizzarono.<br />

Prendiamo consapevolezza e decidiamo<br />

<br />

costruiamo il nostro successo!<br />

89<br />

apr 12

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