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decanter 2, giugno 2006

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Pattività di formazione professionale, di valorizzazione delle abilità<br />

e delle conoscenze tradizionali da associare ad una politica<br />

di incentivazione e di responsabilizzazione. L’acquisizione della<br />

consapevolezza di svolgere un lavoro di rilevanza sociale, oltre<br />

che ambientale, può costituire una spinta al fare e al fare bene,<br />

maggiore di quella strettamente economica.<br />

Gli operai forestali possono essere destinati a svolgere quelle attività<br />

e realizzare quegli interventi che, nell’ambito della gestione<br />

forestale, risultano economicamente onerosi e che per tale ragione<br />

spesso non vengono eseguiti, quali la manutenzione della<br />

viabilità forestale, la manutenzione delle aree attrezzate, le sistemazioni<br />

idraulico-forestali e tanto altro ancora. Uno dei maggiori<br />

handicap per una gestione forestale razionale è la stagionalità<br />

degli operai: occorre garantire continuità nel lavoro. La gestione<br />

si realizza durante tutto l’anno e molte operazioni colturali sono<br />

legate a periodi ben definiti e non possono dipendere dalla disponibilità<br />

della manodopera. Si potrebbe assumere in modo scalare<br />

la manodopera, sì da poter coprire tutto l’anno e non impiegarla<br />

contemporaneamente, talvolta in modo inutile e superfluo.<br />

Infine, elemento di innovazione da più parti suggerito e auspicato<br />

per dare vivacità al settore forestale, e passare da una<br />

condizione di assistenzialismo ad una di autopropulsione, è<br />

quella di incentivare la creazione d’impresa anche attraverso<br />

forme di cooperazione. È vero che si è tendenzialmente pessimisti<br />

circa la possibilità di fare impresa nel settore forestale al<br />

Sud, ma ciò non impedisce di provare a smentire un opinione<br />

diffusa, mettendo in campo un’esperienza pilota, e a fare impresa<br />

coinvolgendo i soggetti più attivi e sensibili tra gli operai<br />

o giovani che hanno voglia di mettersi in gioco.<br />

Altro punto essenziale da considerare, ai fini di una gestione<br />

forestale razionale e di una buona organizzazione del lavoro,<br />

riguarda i gestori delle foreste che devono essere rappresentati<br />

da soggetti con requisiti professionali idonei e sufficientemente<br />

qualificati. Il che comporterebbe ulteriori spazi occupazionali<br />

ai laureati dell’Università di Basilicata, non solo ad agronomi<br />

e forestali ma anche a ingegneri e geologi, contribuendo<br />

a ridurre il fenomeno diffuso di emigrazione delle risorse intellettuali<br />

verso destinazioni più promettenti, con ripercussioni<br />

sulle possibilità di crescita socioeconomica della Regione.<br />

Anche gli Ordini di Categoria potrebbero contribuire ad accrescere<br />

il livello qualitativo delle figure professionali del<br />

settore, facendosi promotori di una formazione continua: la<br />

conoscenza necessita di essere continuamente alimentata, per<br />

poter offrire risposte adeguate a problemi in continua e rapida<br />

evoluzione.<br />

Occorre, infine, che ci sia dialogo tra i diversi attori coinvolti<br />

nella gestione e trasferimento delle conoscenze, tali da consentire<br />

il superamento di posizioni talvolta pregiudiziali, che<br />

impediscono di lavorare in modo proficuo, causando sprechi<br />

economici e mancato raggiungimento degli obbiettivi.<br />

politica e società<br />

Eolico?<br />

Si grazie, ma...<br />

GERVASIO UNGOLO<br />

Le vicende che si stanno sviluppando intorno alla diffusione<br />

della energia Eolica sul territorio regionale sono significative<br />

di come, all’interno di una logica di profitto, anche una<br />

scelta corretta e condivisibile possa trasformarsi in qualcosa<br />

di dannoso. Partiamo da una serie di interrogativi.<br />

Cosa succede alle energie alternative e rinnovabili con<br />

l’entrata in vigore del trattato di Kyoto? Quali nuove regole<br />

sono necessarie affinché da energia pulita non si trasformi in<br />

affare sporco? Quali nuove metodologie devono accompagnare<br />

queste forme di energia? Quale funzione deve assumere la<br />

Società Energetica Lucana (SEL)? Questa regione si candida<br />

a produrre energie per i propri fabbisogni o per proporsi sul<br />

mercato?<br />

Chi scrive è un forte sostenitore dell’ ambiente, uno che ha<br />

aderito al movimento ambientalista degli anni ‘80 con il quale<br />

si sconfisse il nucleare e che di quelle idee ha fatto il proprio<br />

bagaglio culturale e politico. Credo in una agricoltura dei cicli<br />

naturali, in contrapposizione ad una concezione dello sviluppo<br />

che non guarda l’ambiente come suo limite. Ho sempre<br />

sostenuto la necessità dello sviluppo delle fonti alternative<br />

e soprattutto rinnovabili per la produzione di energia nella<br />

consapevolezza della necessità di costruire macchine che trasformino<br />

“semplicemente” altre forme di energia in energia<br />

addomesticabile. Da quelle più vecchie: solare, eolico, geotermica,<br />

del moto delle maree, fino a quella più sofisticata ad<br />

alta innovazione, quale è l’ idrogeno o la fusione nucleare.<br />

Non ci sono, quindi dubbi, sulla condivisione di una scelta<br />

che punta alle energie alternative a condizione che anche queste<br />

sottostiano ad alcune regole. La prima è che si investa in<br />

energia eolica all’interno delle quote previste dal protocollo<br />

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