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decanter 2, giugno 2006

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I<br />

Noi abbiamo fatto discussioni infinite sui diversi passaggi,<br />

ma alla fine si assumevano decisioni, si votava e si andava<br />

alla gestione delle lotte e delle vertenze. Io credo che questo<br />

sia un elemento di democrazia e di rapporto con i lavoratori<br />

assolutamente da salvaguardare. Perciò le tentazioni, tanto<br />

più a fronte di giovani delegati, di avere rapporti politici con<br />

questo o quel partito e l’inserimento di dinamiche di partito<br />

all’interno di una struttura sindacale mettono in discussione<br />

alla radice la rappresentanza democratica dei delegati che, ricordiamolo,<br />

sono votati dai lavoratori iscritti e non iscritti alle<br />

organizzazioni sindacali. E la loro funzione non deriva da un<br />

partito ma da una rappresentanza sociale ben precisa. Se poi<br />

questo si tramuta in una divisione tra gruppi di diversa appartenenza<br />

partitica, si mette in discussione l’esperienza stessa<br />

che si è prodotta a Melfi. Questo tuttavia, non è un pericolo<br />

che si risolve a tavolino. La scelta della democrazia e del voto,<br />

quindi della verifica continua del nostro mandato con i lavoratori,<br />

è uno degli aspetti decisivi per garantire l’autonomia dei<br />

delegati e delle organizzazioni sindacali. Adesso c’è un nuovo<br />

governo che vede rappresentate al suo interno aree importanti<br />

e decisive della sinistra, ma bisogna stare sempre attenti a<br />

mantenere la nostra autonomia, che è decisiva in primo luogo<br />

per la credibilità nel rapporto con i lavoratori. È da tempo che<br />

chiediamo una legge sulla rappresentanza sindacale e speriamo<br />

(ma non ne sono così sicuro) che questo nuovo governo si<br />

impegni a farla stabilendo che piattaforma e contratti devono<br />

essere convalidati dai diretti interessati.<br />

Qual è il posto che Melfi occupa nel sistema produttivo della<br />

produzione auto in Italia? E che rapporto esiste tra il supe-<br />

i n t e r v i s t a<br />

ramento di fatto della fabbrica integrata e della qualità totale<br />

e l’alto tasso di precarizzazione del lavoro in fabbrica?<br />

Melfi, nella situazione attuale della Fiat, produce la Grande<br />

Punto e la produrrà da qui al 2008. Successivamente non sappiamo,<br />

anche perché vanno affrontati problemi di altra natura<br />

che riguardano il destino del settore dell’auto in generale e<br />

gli stessi assetti proprietari dell’azienda. Quindi, nell’attuale<br />

assetto dell’azienda, Melfi è uno dei punti d’eccellenza. Dopodiché,<br />

se si ragiona sui piani futuri, non c’è dubbio che nella<br />

Fiat esiste un problema di assetti proprietari, e quindi di risorse<br />

da investire. È un capitolo da affrontare nei prossimi mesi.<br />

Per quanto riguarda la “fabbrica integrata” e la questione<br />

della “qualità totale”, a me pare di poter dire che la struttura<br />

organizzativa, gerarchica, di funzionamento della Fiat alla fin<br />

fine non ha subito grandi modifiche. Quella della Fiat è stata<br />

un’operazione molto pubblicizzata ma che in realtà era sorretta<br />

da un’idea dove la cosiddetta “partecipazione” sostituisce la<br />

contrattazione, in cui l’elemento partecipativo non è elemento<br />

aggiuntivo e di rafforzamento della contrattazione e quindi del<br />

riconoscimento di due soggetti contrattuali, ma semplicemente<br />

l’assorbimento del sindacato dentro un modello unico...<br />

Un malsano do ut des…<br />

C’è un rapporto tra l’idea della “fabbrica integrata” dei<br />

processi di precarizzazione, ma io non credo che sia questa la<br />

questione che sta alla base di questo devastante fenomeno, in<br />

Italia come in altri paesi. Ad esempio si è parlato molto delle<br />

misure di Zapatero, ma come si è scoperto la Spagna ha un<br />

livello di precarizzazione pari al 34 per cento, il più elevato tra<br />

tutti i paesi europei. Quello che sta avvenendo è l’assunzione<br />

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