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decanter 2, giugno 2006

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I<br />

Stiamo parlando della Fiat. E, tradizionalmente, nella storia<br />

della Fiat, non c’è mai stato un rapporto automatico tra<br />

lotte e crescita del sindacalismo confederale. Il radicamento in<br />

termini organizzativi interni alla Fiat è sempre più complicato<br />

che altrove. Del resto, e non a caso, il Fismic nasce dalla Fiat.<br />

Quindi il risultato nelle elezioni delle Rsu è stato a Fiat-Sata<br />

positivo per la Fiom anche se le aspettative erano maggiori.<br />

Il problema che esiste sempre negli stabilimenti Fiat è come,<br />

dopo le fasi di mobilitazione, di lotta e di scontro sociale, impedire<br />

il ripristino dei tradizionali meccanismi di gestione da<br />

parte della Fiat dell’organizzazione interna. Questo credo che<br />

sia l’elemento, non dico di debolezza, ma che merita certamente<br />

un’attenzione particolare alla Sata di Melfi. Bisogna evitare<br />

che le conquiste anche in termini di coscienza di classe dei<br />

ventuno giorni, che comunque ha rappresentato e rappresenta<br />

un elemento di rottura rispetto alle relazioni sindacali tradizionali<br />

in Fiat, non siano recuperati dentro i vecchi rapporti.<br />

Esiste certamente un problema di sviluppo dell’influenza della<br />

Fiom cha va ulteriormente consolidata. Le relazioni sindacali<br />

in Fiat, anche negli anni passati, diciamo in quelli più “caldi”,<br />

hanno sempre avuto una dinamica più complicata rispetto alle<br />

altre realtà industriali. Del resto in Fiat c’è un pullulare di tante<br />

organizzazioni sindacali. E non è un caso.<br />

Cosa ha significato per te quel voto dei lavoratori di Melfi<br />

che ha respinto il contratto nazionale di lavoro?<br />

Intanto vorrei dire che il voto sul contratto nazionale dei<br />

i n t e r v i s t a<br />

meccanici il voto non è mai stato così ampio. Per dare un’idea,<br />

basti pensare che il penultimo contratto nazionale, fatto nel<br />

1999 e prima dei due accordi separati, fu approvato al 68 per<br />

cento, mentre quest’ultimo con l’85 per cento. I metalmeccanici<br />

non hanno mai avuto l’abitudine di votare in termini<br />

plebiscitari. Dentro però quel risultato emergono, nel Gruppo<br />

Fiat, una serie di problemi. E non a caso i problemi ci sono alla<br />

Fiat. L’ultimo contratto aziendale è stato fatto nel 1996 e quindi<br />

è stata saltata, rispetto a altre realtà, tutta una fase di contrattazione<br />

aziendale. Anche per questo l’incremento retributivo<br />

del contratto nazionale in Fiat è apparso insufficiente. Bisogna<br />

tener conto che la Fiat è piena di terzi livelli e ancor più lo è<br />

una realtà come quella di Melfi. Tutto questo spiega il voto<br />

contrario. Del resto, proprio in queste settimane, noi abbiamo<br />

presentato alla Fiat una piattaforma per l’integrativo aziendale<br />

basata essenzialmente su una richiesta di aumento retributivo.<br />

Questa piattaforma sottoposta al voto ha avuto un consenso<br />

molto ampio. A Melfi hanno votato oltre 6.000 lavoratori che<br />

al 90 per cento hanno espresso il loro consenso.<br />

La lotta per il contratto si è intrecciata in Sata con quelle<br />

sui turni di lavoro in relazione alla produzione della Grande<br />

Punto. Come ne valuti l’esito?<br />

Valuto l’esito come la coerente prosecuzione della vittoria<br />

dei ventuno giorni. È successo che a fronte dell’azienda<br />

che comunica unilateralmente che si torna ai 18 turni, com’era<br />

abituata a fare, la risposta è stata quella di dire: noi non ubbi-<br />

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