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decanter 2, giugno 2006

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c u l t u r a<br />

Chirico delle Muse Inquietanti. e tutta la sua alta stagione<br />

metafisica, il Dalì che è stato anche troppo spesso un commediante<br />

ma che ha saputo attraversare come pochi il territorio<br />

dell’avventuroso, del fantastico e dell’irrazionale; e infine il<br />

grandissimo Redon che come nessun altro - ha scritto Walter<br />

Benjamin - “afferrò lo sguardo delle cose nello specchio del<br />

nulla, e come nessun altro seppe entrare nel patto tra le cose e<br />

il non-essere”. In altre parole, da artista autentica e vera Pina<br />

Ferrara non fa concessioni alle mode, né al mercato che le<br />

accompagna (e in molti casi le determina), ignorando sia le<br />

stucchevoli avanguardie di maniera sia il facile richiamo alle<br />

seduzioni del “territorio”, già narrato da pittori di diverso, e<br />

spesso notevole spessore: da Levi a Guerricchio, da Corrado a<br />

Maria Padula, da Masi e Falciano. La sua ricerca opera sul mistero,<br />

indaga il campo del fantastico e del meraviglioso. Come<br />

ha scritto Roger Callois, invece di considerare subito l’indecifrabile<br />

in-decifrabile, anch’essa lo considera “qualcosa da<br />

decifrare, con il fermo proposito di giungere in qualche modo,<br />

se possibile, a capo dell’enigma”.<br />

46<br />

C<br />

Non insegue, tuttavia, il fantastico per partito preso, cioè<br />

l’invenzione di un universo immaginario o fiabesco, né il meraviglioso<br />

delle leggende, le danze macabre medievali, i sabba<br />

delle streghe a cavalcioni della scopa, e tutto l’armamentario<br />

che spazia dalla fede alla credulità più ingenua. Nel fermo<br />

convincimento che l’occhio sia il più efficace e irrinunciabile<br />

osservatorio sul mondo (e perciò l’occhio compare spesso nei<br />

suoi dipinti, e in qualche caso ne è il “motivo” dominante),<br />

rivolge il suo sguardo a quanto la circonda, ma senza limitarsi<br />

all’apparenza sensibile. Se Rembrandt, come ha scritto Radon,<br />

“ha dato una vita morale all’ombra”, lei cerca, con tenace<br />

ostinazione, e perseguendo un surrealismo carico di effetti<br />

naturalistici, di esprimere e “raggiungere” una realtà altra, una<br />

metafora allucinata della vita.

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