decanter 2, giugno 2006
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P<br />
Il documento strategico regionale<br />
nella sua parte analitica, descrive la situazione<br />
socioeconomica della Basilicata<br />
in modo abbastanza preoccupante.<br />
Accanto ai problemi tradizionali<br />
come la persistente tendenza allo spopolamento,<br />
la fragilità dell’assetto idrogeologico<br />
e del sistema delle imprese o<br />
microimprese che non si avvalgono di<br />
processi innovativi, le disuguaglianze di<br />
accesso al mondo del lavoro per giovani<br />
e donne, le disparità territoriali, sono<br />
messe in evidenza questioni che hanno<br />
un origine più recente, come il rallentamento<br />
della crescita del PIL e dell’occupazione<br />
a partire dal 2000, anche in<br />
relazione al rallentamento della crescita<br />
del Paese.<br />
In Basilicata, tuttavia, questo accade<br />
in presenza di una già pesante situazione<br />
occupazionale e una struttura dell’export<br />
tutta ritagliata su auto e mobili che espone<br />
totalmente l’economia lucana alle<br />
difficoltà che i due settori incontrano sul<br />
mercato mondiale. Bisogna aggiungere<br />
inoltre che alcuni dei punti di forza elencati,<br />
come la vivibilità urbana, la qualità<br />
ambientale, la presenza di un ricco<br />
e poco sfruttato patrimonio forestale e<br />
politica e società<br />
Intervista al Presidente Vito De Filippo<br />
“Voglio una Basilicata<br />
che somigli a se stessa”<br />
storico culturale, appaiono più come una<br />
opportunità che ci viene da elementi di<br />
una mancata crescita che il frutto di una<br />
scelta orientata a un diverso modello di<br />
sviluppo. Persino il fatto sicuramente<br />
positivo di possedere quello che viene<br />
definito un capitale umano qualificato<br />
può divenire un problema se persiste la<br />
tendenza allo spopolamento ed alla emigrazione<br />
soprattutto di giovani iper-professionalizzati.<br />
Un quadro difficile, da<br />
leggere però dentro un contesto che non<br />
è più quello dell’arretratezza. Vi sono<br />
risorse un tempo non sfruttate, grandi<br />
centri produttivi, università e centri di<br />
ricerca, la presenza di nuove generazioni<br />
scolarizzate. E questi sono veri punti di<br />
forza. In sintesi, abbiamo di fronte un<br />
quadro complesso che si deve e si può<br />
governare.<br />
Presidente De Filippo, che fare?<br />
Ho la sensazione che non sempre abbiamo<br />
piena consapevolezza che questo<br />
quadro che appare così negativo è veramente<br />
leggibile solo se viene contestualizzato.<br />
La Basilicata è una regione che<br />
sta dentro il Mezzogiorno e dentro l’Italia.<br />
Osservo che c’è un’attitudine della<br />
politica, a volte anche strumentalmente<br />
ANNA MARIA RIVIELLO<br />
utilizzata, a circoscrivere troppo i fenomeni<br />
nell’ambito della nostra regione, in<br />
modo che tutte le responsabilità si possano<br />
addebitare al governo regionale.<br />
Dobbiamo essere più seri. L’Italia è<br />
un paese a crescita zero. Fino al 2001 il<br />
Mezzogiorno cresceva più del Nord e<br />
anche la Basilicata. Se dobbiamo attivare<br />
politiche regionali si deve comprendere<br />
il contesto. Il fenomeno dei giovani che<br />
se ne vanno è un fenomeno solo lucano?<br />
L’Istat e lo Svimez hanno esaminato<br />
il problema della mobilità di giovani<br />
iper-professionalizzati, dotati di laurea<br />
o master in tutto il Mezzogiorno. Èun<br />
fenomeno drammaticamente omogeneo<br />
in Campania, in Puglia, in Calabria, in<br />
Sicilia. In Basilicata è anzi relativamente<br />
meno accentuato. Quindi è un fenomeno<br />
più generale. Insomma, in tutto il Mezzogiorno<br />
si sono ristretti gli spazi per<br />
quella generazione che ha soprattutto<br />
costruito un percorso di studi.<br />
In sintesi, si capisce bene che le misure<br />
che la Regione deve mettere in atto,<br />
e la valutazione della loro efficacia, non<br />
possono essere sganciati da una strategia<br />
che il nostro Paese dovrebbe mettere in<br />
atto a favore del Mezzogiorno. Le poli-<br />
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