decanter 2, giugno 2006

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politica e società torio (affidati, semiliberi detenuti domiciliari). Anche qui gli operatori del trattamento sono assolutamente insufficienti a garantire il perseguimento dei fini istituzionali descritti in premessa, con particolare riferimento agli educatori (4 educatori per i citati 675 detenuti). Ma se il quadro fin qui descritto è altamente drammatico non si può e non si deve “rinunciare” a cercare ipotesi di miglioramento che possono certamente passare attraverso l’implementazione di un rapporto forte e significante con il territorio e di una modalità operativa che sottraendo gli operatori alla quotidiana burocrazia rilanci un’ottica progettuale e valutativa. Se a livello nazionale ciò può sembrare irrealistico e fantasioso, su base regionale il rilancio dei valori fondanti dell’ordinamento penitenziario è forse praticabile attraverso lo sviluppo di politiche condivise tra amministrazione penitenziaria, Regione ed Enti locali. 26 In questa prospettiva è fondamentale il ruolo dei Provveditorati regionali dell’amministrazione penitenziaria, che istituiti nel 1990 in una prospettiva di decentramento tecnico funzionale ed amministrativo, costituiscono un importante snodo a livello intermedio dell’Amministrazione centrale e la loro rilevanza è stata definitivamente sancita dal Decreto legislativo 21 maggio 2000, n. 146 che all’art. 1 ne ridetermina il numero ed “in ragione alla estensione del loro territorio di competenza, al numero di istituti e servizi ivi ricompresi ed alla complessiva entità delle risorse gestite” riconosce loro importanza quali uffici di dirigenza generale. Essi sono pertanto “organi decentrati del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria” ed operano “nel settore degli istituti e servizi per adulti (oggi Uffici locali EPE), sulla base di programmi, indirizzi e direttive disposti dal Dipartimento stesso, in materia di personale, organizzazione dei servizi e degli istituti, P detenuti ed internati, area penale esterna e nei rapporti con gli Enti locali, le Regioni ed il Servizio Sanitario nazionale, nell’ambito delle rispettive circoscrizioni di competenza”. In particolare rispetto all’attuazione del mandato trattamentale il Provveditorato della Basilicata è fortemente impegnato in un’azione di rilancio delle materie oggetto del Protocollo di Intesa siglato con questa regione nell’ottobre 2004, con l’intento di diffondere una corretta informazione sul contesto penitenziario della regione, definire obiettivi condivisi di sviluppo del lavoro penitenziario, attuare politiche di sostegno ai percorsi trattamentali individualizzati tesi all’inclusione sociale dei soggetti condannati, e in linea più generale al rafforzamento del senso di benessere collettivo, ed al rinsaldamento del “patto di cittadinanza”.
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