decanter 2, giugno 2006
decanter 2, giugno 2006
decanter 2, giugno 2006
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
a c c o n t o<br />
simo talismano, la porse fiero impugnandola per il cappuccio<br />
alla vicina bisognosa, che l’accettò senza troppe cerimonie, increspando<br />
appena le labbra.<br />
Il settimanale allegato al quotidiano, più che un supplemento<br />
d’informazione, era un variegato raccoglitore pubblicitario,<br />
e a Fabrizio venne ben presto a noia.<br />
Come era possibile, si domandava in un tono stizzito misto<br />
a un candido stupore da fanciullino, confezionare un prodotto<br />
così schiettamente mediocre quando si poteva contare su risorse<br />
non certo risicate? Non riusciva proprio a spiegarselo.<br />
Fosse capitato in sorte a lui di occupare la poltrona del direttore,<br />
con pochi e mirati ritocchi, quel giornale lo avrebbe trasformato<br />
da cima a fondo fino a renderlo irriconoscibile, ci avrebbe<br />
messo la mano sul fuoco, e smodatamente assorbito da un’ebbra<br />
fantasticheria di potere, immaginando già di istruire e pontificare<br />
un consiglio d’amministrazione che accoglieva i suoi ragionamenti<br />
con il silenzio e il rispetto che si tributa a un profeta, non<br />
badò troppo al fatto che la via crucis del trenino si era intanto<br />
arricchita di una nuova fermata, e che dal momento in cui le porte<br />
si erano richiuse nel vagone si era immediatamente diffusa,<br />
come una macchia che si espande, una scia satura di elettricità. Il<br />
chiacchiericcio si era abbassato di tono, come se all’improvviso<br />
la maggior parte dei passeggeri avesse unanimemente deciso di<br />
applicare una sordina alla bocca, gli sguardi di molti guizzavano<br />
mobili e fugaci come quelli degli innamorati, e chi aveva i piedi<br />
allungati sul sedile di fronte, riguadagnava in un baleno un contegno<br />
e una posizione irreprensibili, come un adolescente che<br />
non vuole essere pescato a masturbarsi nel bagno e si rassetta<br />
frettolosamente i pantaloni.<br />
«Mi fa vedere vedere che giorno è oggi?», proruppe d’un<br />
tratto Suor Sofferenza, e senza prendersi la briga di aspettare<br />
la risposta, arpionò la rivista e quasi l’appiccicò agli occhi, impugnandola<br />
con entrambe le mani e sollevandola come uno<br />
stendardo o un simbolo sacro, in una posizione per cui, incollando<br />
il mento al petto, le fosse possibile raggiungere direttamente,<br />
scavalcando il filtro degli occhiali, l’informazione che<br />
l’interessava.<br />
Suor Sofferenza fu lesta come un bambino a rubare la cioccolata.<br />
Sistemò la rivista sulle ginocchia, vi spianò sopra il biglietto,<br />
e con la Mont Blanc di Fabrizio segnò lungo un margine<br />
la data e l’ora.<br />
Fabrizio rimase immobile, esterrefatto, e per un istante<br />
considerò seriamente l’ipotesi che nella testa di Suor Sofferenza<br />
non funzionasse tutto a dovere. Ruotò quindi il capo a<br />
monitorare il vagone, per verificare se per caso gli fosse sfuggito<br />
qualcosa, e quando finalmente individuò la causa di tante<br />
stranezze fu come ricevere un gancio dritto sul mento.<br />
«Porca puttana», mormorò debolmente, ma Suor Sofferenza<br />
dovette udirlo lo stesso, perché quando scostò i palmi dagli<br />
occhi come imposte dalle finestre, lei lo fissava con un’aria<br />
decisamente sdegnata.<br />
Cinque controllori, intanto, con tanto di berretto e cartellino<br />
appuntato alla giacca, si erano disposti all’interno del<br />
vagone come militari dentro un fortino.<br />
52<br />
In un altro momento, in circostanze simili, Fabrizio avrebbe<br />
probabilmente improvvisato una manfrina infinita, sperando di<br />
prendere il controllore per la stanchezza, come aveva peraltro<br />
già avuto modo di sperimentare in passato, ma quel giorno<br />
non poteva essere considerato alla stregua degli altri. Quel<br />
sabato rappresentava la promessa concreta della fine imminente<br />
del suo periodo di apprendistato, per cui sarebbe stato<br />
ridicolo, per non dire patetico, da parte sua, star lì a sbracciare<br />
e a sgolarsi per provare a risparmiare qualche soldo quando<br />
in tasca praticamente trasportava un piccolo tesoro. Oltre al<br />
fatto che non ci pensava neppure lontanamente a concedere a<br />
Suor Sofferenza la soddisfazione di mostrarsi sul punto di perdere<br />
il controllo, perché glielo leggeva chiaramente negli occhi<br />
sornioni che le avrebbe fatto piacere. Si trattava di spiccioli, in<br />
definitiva, ed anzi, a voler esser pignoli, era comunque meno di<br />
quanto gli avrebbero chiesto per far rimorchiare la macchina<br />
da un carro attrezzi.<br />
Accavallò quindi le gambe, lasciò scivolare le mani sulla stoffa<br />
dei pantaloni, resuscitò da una tasca il fazzoletto, e quando<br />
un controllore con una criniera fulva come quella di un leone<br />
lo pregò con una voce da baritono di esibire il «titolo di viaggio,<br />
per cortesia», Fabrizio gli porse direttamente i documenti,<br />
senza aggiungere una sola parola.<br />
Si augurò che tanto bastasse, che tanta franchezza valesse a<br />
evitargli qualsiasi tipo di frecciatina o di commento avvelenato,<br />
ma da questo punto di vista occorre precisare che Fabrizio<br />
senz’altro esagerava, perché il controllore non aveva alcuna<br />
voglia né interesse a tirarla per le lunghe. Presunti o reali che<br />
fossero, i tormenti intimi dei clienti non rientravano nell’ambito<br />
delle sue competenze, non era tenuto né ad ascoltarli né a<br />
valutarli, e né tanto meno a fare da aguzzino, per cui si limitò<br />
ad abbrancare con un’uncinata neutra la patente che pendeva<br />
floscia come una bandiera ammainata dalle dita di Fabrizio,<br />
verificò sommariamente, giusto per rispettare la prassi, che<br />
la faccia dell’utente castigato corrispondesse più o meno alla<br />
foto applicata sul documento, e passò meccanicamente a trascrivere<br />
i dati su un blocchetto spesso come un quadratino<br />
compatto di cioccolato fondente.<br />
Suor Sofferenza, intanto, aveva dato il via ai preparativi per<br />
la discesa.<br />
Infilò la Mont Blanc insieme alla Settimana Enigmistica nella<br />
busta del supermercato, si sollevò dal sedile con un «Ehhh»<br />
ancora più strascicato e gutturale del sospiro angustiato con<br />
cui si era seduta, e con il biglietto costantemente in vista, chiuso<br />
nel pugno come il calcio di un’arma, si trascinò caracollando<br />
fino all’asta di sostegno nei pressi di una porta. In conclusione<br />
del tragitto, però, quando il treno aveva cominciato a frenare,<br />
Suor Sofferenza aveva accusato il rinculo, si era portata troppo<br />
indietro con le spalle, ed era parsa sul punto di cadere,<br />
tanto che sia Fabrizio che il controllore indirizzarono allarmati<br />
lo sguardo verso la monaca, convinti entrambi che stesse<br />
ineluttabilmente per rovinare a terra. Ma Suor Sofferenza, per<br />
quanto paurosamente, oscillò soltanto. Si inarcò su un fianco,<br />
come una barca che rolla tra le onde, tanto che la busta arrivò<br />
a strusciare il rivestimento di gomma con cui era pavimentato