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decanter 2, giugno 2006

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S<br />

equilibrio interno. Ad ulteriore dimostrazione<br />

di ciò ci sono le precedenti<br />

frane di Sarno, di Atripalda in Irpinia,<br />

di Senise, tanto per fare alcuni esempi.<br />

A Sarno, come ad Ischia, è stato colpito<br />

un paesaggio collinare non più strutturalmente<br />

integrato con la pianura, che ha<br />

subito danni economici ed in vite umane<br />

in un’area erroneamente considerata un<br />

distretto agroalimentare. Si tratta di un<br />

contesto economicamente non povero e<br />

densamente popolato che per certi aspetti<br />

è naturalmente indotto a contrastare<br />

lo squilibrio di cui parliamo. Cosa che<br />

viceversa non è rinvenibile nelle aree interne,<br />

come in Irpinia ed a Senise, dove<br />

i processi di desertificazione e marginalizzazione<br />

socioeconomica, conseguenti<br />

alla rottura dell’equilibrio, vengono<br />

quasi sempre accompagnati dall’idea (o<br />

ideologia) della scarsa suscettività economica<br />

dei luoghi. Per questo motivo al<br />

di là d’interventi di riparazione, come<br />

nel caso dell’autostrada Napoli-Bari ad<br />

Atripalda e del sistema idraulico-forestale<br />

di Senise, non si attrezzano né una<br />

seria progettualità scientifica e né tantomeno<br />

delle politiche adeguate per il recupero<br />

allo sviluppo di tali contesti.<br />

Il secondo evento ischitano che è riferibile<br />

alle tematiche trattate in questo<br />

articolo è la nascita ad un anno dalla<br />

scomparsa di Corrado D’Ambra, dell’Archivio<br />

a lui intitolato, centro di documentazione<br />

della cultura ischitana. Si<br />

tratta di una raccolta di atti e documenti<br />

riguardanti un’azienda-famiglia la cui<br />

vicenda si snoda sull’isola tra la fine degli<br />

anni ’80 e l’intero ultimo decennio<br />

del secolo scorso. Siamo di fronte ad un<br />

caso di successo imprenditoriale dovuto<br />

al rientro nel tanto, attualmente, ostracizzato<br />

nanismo aziendale, utilizzando il<br />

genius loci di Ischia, a caratterizzazione<br />

mediterranea, come leva per il rilancio<br />

economico della vitivinicoltura dell’isola.<br />

Un rilancio difficile che, non ostacolato<br />

e tanto meno incentivato dalla mano<br />

pubblica, ha fatto corrispondere ad un<br />

drastico ridimensionamento della scala<br />

aziendale della produzione del vino, un<br />

recupero e un allargamento della base<br />

produttiva viticola dell’isola, esclusa<br />

dalla precedente fase di internazionalizzazione<br />

dell’azienda. Ritorno al nanismo<br />

ed allargamento della base produttiva<br />

hanno permesso alle diversità biologiche<br />

e culturali del contesto di svolgere<br />

un ruolo sempre più determinante sulla<br />

qualità finale del prodotto. La scelta<br />

della qualità sottrae alla concorrenza tali<br />

prodotti e permette attraverso il rapido<br />

esaurimento delle scorte di realizzare<br />

sul mercato glocale dei margini più che<br />

remunerativi rispetto alla media, salvaguardando<br />

l’equilibrio territorio produzione.<br />

Questi due eventi ischitani sono una<br />

sorta di ossimoro (tanto per usare una<br />

parola di moda nel dibattito politico di<br />

questi giorni) che rendono evidente che<br />

oggi il Mezzogiorno si presenta sulla<br />

scena mondiale con delle potenzialità di<br />

rilevante importanza e specificità e con<br />

altrettante debolezze. La prima potenzialità<br />

è la sua collocazione geografica tra<br />

il 35° e 42° parallelo al nord del mondo<br />

con una posizione di centralità nel Mediterraneo.<br />

La seconda un retroterra storico<br />

ed istituzionale che, partendo dalla<br />

compiuta unificazione democratica con<br />

il resto del Paese nell’epoca fordista, gli<br />

permette di avere tutte le carte in regola<br />

per accettare la sfida ed essere capofila<br />

della creazione di un nodo Euromediterraneo<br />

di pari dignità e peso con gli altri<br />

nodi della rete globale. La debolezza invece<br />

sta in una inadeguatezza della classe<br />

dirigente che permea la moderna interazione<br />

tra sistema scientifico e tecnologico,<br />

sistema delle imprese e sistema<br />

socio-istituzionale. Tale inadeguatezza<br />

risiede sostanzialmente in una parziale<br />

conoscenza delle trasformazioni odierne,<br />

in un atto di fede nelle competenze<br />

esplicite, formalizzate altrove e ritenute<br />

risolutive, e nell’assenza di uno sforzo<br />

teso a conciliare le potenzialità delle risorse<br />

endogene in sentieri evolutivi con<br />

esse compatibili.<br />

s u d p o s i z i o n i<br />

Mezzogiorno<br />

e Mediterraneo<br />

di fronte alle sfide<br />

della nuova<br />

“economia<br />

materiale”<br />

Esiste ancora<br />

una questione<br />

meridionale?<br />

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