e la - Rivista IDEA

L’europeo “under 16” sfumò per
un infortunio, ma nell’estate del
2011 il riscatto: in Polonia l’Italia
di coach Bizzozi è in semifinale.
Della Valle è top scorer, però si in -
fortuna alla schiena nel match con
la Lettonia. Queste imprese ac cen -
dono le sirene americane di
Michael Peck e della Findlay Prep
High School di Henderson (Ne va -
da). Dopo Casale ecco Las Vegas!
Prima a due ore di auto da casa, ora
quindici ore di volo dal l’Italia.
Come nasce il sogno americano?
«A 12 anni trascorsi una vacanza
con mia madre a Miami, durante la
quale vidi il mio primo match live
di Nba. Dwyane Wade e Shaquille
O’Neal: vedevo questo palcoscenico
come un sogno, dal vivo l’ho
ritenuto ancor più spettacolare».
Qual è la tua giornata tipo?
«Sveglia alle 6; la prima seduta di
pesi è alle 7,45. Dalle 8,30 alle 15
la fascia scolastica con la pausa
pranzo e, a seguire, gli allenamenti
fino alle 18. Tutto questo dal lunedì
al venerdì, contando che ci sono
partite infrasettimanali».
Quante miglia percorri in una
stagione?
«Bella domanda (ride, ndr)... Non
ne ho idea! Diciamo che siamo sta -
ti in trasferta in South Dakota,
Massachusetts e Texas».
Quale rapporto hai con i compagni
di squadra?
«Vivo con altri quattro ragazzi e
posso dire di aver un ottimo feeling
con tutti loro, specie con An thony
Bennett. È un ragazzone canadese
che secondo me potrebbe già tranquillamente
giocare in Nba: una
forza della natura!».
In cosa devi migliorare e quali
sono le tue aspettative future?
«Come diceva coach Crespi, il mio
punto debole sta nelle gambe. Ci
lavoro sempre, anche quando tor -
no in Italia, seguito da Stefano Da -
castello. Devo velocizzare gli spostamenti
laterali e metter massa
muscolare. Il mio futuro lo immagino
a stelle e strisce. Non ho in -
tenzione di tornare in Italia. Ma
allo stesso tempo non ho ancora
scelto quale college frequentare.
Do vrò fare una scelta non solo guidata
dalla disciplina sportiva, ma
anche dai piani di studi che possono
offrirmi le diverse università».
Qual è il ruolo dei tuoi genitori?
«Determinante, sono dei grandi. Li
sen to ogni giorno e sono fonte di e -
ner gia. Lasciar andare il fi glio dall’altra
parte del mondo a di ciot -
t’anni non è da tutti. Sono un pri -
vilegiato, ne sono consapevole».
La stima è reciproca.
Padre e atleta ad alto livello, un
mix di competenze difficile da
coniugare: «Amedeo sta vivendo
un’esperienza meravigliosa che
presenta anche molte difficoltà,
come il vivere lontano da casa»,
commenta papà Carlo. «Tutte queste
esperienze lo aiuteranno a crescere
in modo indipendente e
sano. Condividiamo una grande
passione per il basket, e questo ci è
di aiuto per sentire meno la distanza.
Per me è molto difficile giudi-
carlo come giocatore, di
sicuro in campo ha
qualità diverse dalle
mie».
Chissà, in Nba, a
Ga l li na ri, Bar -
gna ni e Be -
li nelli,
p o t r e b b e
ag giun gersi
un al tro “i -
taliano d’A -
me rica”. Per
ora il cammino
è tracciato, però
meglio non illudersi: le luci della
ribalta possono ac cecare, ma
anche illuminare la via. Il destino
di Amedeo è nelle sue ma ni, le
stesse che tirano con percentuali
impressionanti.
Dunque...
16 febbraio 2012 Ü 57
Un grande
europeo
“under 18”
nel 2011
gli ha aperto
le porte
degli States,
dove si è già
fatto notare