puo "arene candide" - Comune di Finale Ligure
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A tale assoluto rilievo fra gli addetti ai lavori non corrispondono adeguate forme<br />
<strong>di</strong> fruizione, né del sito, né dei reperti e delle informazioni scientifiche conseguite dagli<br />
stu<strong>di</strong> finora effettuati. Il sito e’ visitabile solo occasionalmente da piccoli gruppi, previ<br />
macchinosi accor<strong>di</strong> con la Soprintendenza per i Beni Archeologici, mentre le<br />
musealizzazioni risalgono in parte agli anni ’50 (Museo <strong>di</strong> Archeologia <strong>Ligure</strong>) e<br />
riflettono le limitate risorse <strong>di</strong> un piccolo comune (<strong>Finale</strong> <strong>Ligure</strong>).<br />
Gli scavi non hanno mai raggiunto il fondo della caverna, che alcune prospezioni<br />
geoelettriche pongono alcuni metri più in basso della massima profon<strong>di</strong>tà raggiunta nel<br />
1942 col piccolo sondaggio <strong>di</strong> 2mx2m che centrò in pieno la sepoltura del principe. E’<br />
perciò possibile che si conservino intatti gli strati che contengono la registrazione del<br />
cruciale passaggio/sostituzione fra l’Uomo <strong>di</strong> Neandertal e la nostra specie, l’Uomo<br />
Sapiens, avvenuto attorno a 35000 anni fa.<br />
Ma è l’intero deposito paleolitico ad essere in gran parte tuttora in posto, in attesa<br />
<strong>di</strong> esplorazione, dato che gli strati pleistocenici vennero in<strong>di</strong>viduati per la prima volta nel<br />
1941, mentre tutti gli scavi precedenti si erano arrestati alla base del neolitico. Si può<br />
valutare che meno del 20% del deposito paleolitico sia stato a oggi esplorato.<br />
Visti i risultati conseguiti in precedenza, si può<br />
presumere che la ripresa degli scavi produrrebbe altri<br />
ritrovamenti <strong>di</strong> rilevanza internazionale, comprese<br />
sepolture paleolitiche analoghe a quella del<br />
“Principe”, depositata nel Museo <strong>di</strong> Genova Pegli,<br />
che i <strong>Finale</strong>si reclamano forse inutilmente, posto che<br />
il <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> Genova finanziò gli scavi 1940-42<br />
nell’ambito <strong>di</strong> una convenzione col Ministero che<br />
destinava i ritrovamenti al museo civico genovese.<br />
La chiusura della cava alcuni anni or sono, ed<br />
il successivo progetto <strong>di</strong> recupero e urbanizzazione<br />
attualmente in corso <strong>di</strong> approvazione, pongono la<br />
questione della ripresa degli scavi nel quadro <strong>di</strong> un<br />
intervento strategico più ampio, che miri ad<br />
ottimizzare e armonizzare le opportunità <strong>di</strong> ricerca<br />
sia con le ovvie esigenze <strong>di</strong> tutela, sia con le crescenti<br />
esigenze <strong>di</strong> valorizzazione e uso.<br />
Figura 2 L’area della cava Ghigliazza e il promontorio<br />
della Caprazoppa vista dalla sommità della scalinata<br />
d’accesso alla Caverna