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l’<strong>in</strong>chiostrazione delle parti non <strong>in</strong>cise, cioè i r<strong>il</strong>ievi, di una matrice.<br />
Incisione orig<strong>in</strong>ale<br />
E quella <strong>in</strong>teramente concepita e manualmente eseguita dallo<br />
stesso artista, escludendo qualsiasi processo fotomeccanico.<br />
Incisore<br />
Che esegue l’<strong>in</strong>cisione di una lastra da ut<strong>il</strong>izzare come matrice<br />
per la stampa di immag<strong>in</strong>i. In una stampa solitamente <strong>il</strong><br />
suo nome si trova nel marg<strong>in</strong>e <strong>in</strong>feriore a destra subito sotto<br />
l’immag<strong>in</strong>e seguito da <strong>in</strong>c. che sta per <strong>in</strong>cidit, sculp. che sta per<br />
sculpsit, fec. che sta per fecit, ecc.<br />
Incisore d’<strong>in</strong>venzione<br />
E’ colui che ha <strong>in</strong>ventato l’immag<strong>in</strong>e e trasferita sulla matrice.<br />
Incisione di traduzione<br />
Mentre nella stampa d’<strong>in</strong>venzione l’<strong>in</strong>cisore è anche <strong>il</strong> responsab<strong>il</strong>e<br />
dell’ideazione del soggetto, l’<strong>in</strong>cisione di traduzione <strong>in</strong>dica<br />
<strong>in</strong> genere le stampe che riproducono dip<strong>in</strong>ti, sculture o disegni<br />
realizzati nei secoli da artisti diversi rispetto all’<strong>in</strong>cisore stesso;<br />
strumento <strong>in</strong>dispensab<strong>il</strong>e di studio, l’<strong>in</strong>cisione di traduzione è<br />
stata fondamentale per gli studiosi, i collezionisti, la storiografia<br />
artistica e la didattica accademica. Del suo valore documentario<br />
si ebbe completa consapevolezza nel Settecento, quando si sostenne<br />
l’importanza della stampa riproduttiva come unico mezzo<br />
per rendere accessib<strong>il</strong>e la visione di opere sparse ovunque,<br />
dentro e fuori d’Italia; <strong>in</strong>somma, la si può considerare antesignana<br />
della fotografia per efficacia divulgativa.<br />
Incisione sull’avorio<br />
Dopo aver ben pulita la superficie con pomice f<strong>in</strong>amente polverizzata,<br />
scaldasi alquanto e vi si stende sopra un leggero strato<br />
di vernice da <strong>in</strong>cisori, <strong>in</strong>di con uno sp<strong>il</strong>lo si traccia <strong>il</strong> disegno.<br />
Circondata poi la piastra con orlo della solita cera da <strong>in</strong>cisori <strong>in</strong><br />
rame, vi si versa sopra acido solforico concentrato. Un leggero<br />
calore fac<strong>il</strong>ita la operazione e la rende più pronta: l’acido può<br />
mutarsi se per umidità attratta dall’aria scemasse di azione. Può<br />
anche adoprarsi <strong>in</strong>vece acido idroclorico, <strong>il</strong> quale corrode profondamente;<br />
ed <strong>in</strong> luogo di vernice usar cera semplice, stesa con<br />
un pezzuollo di sughero. Tolto l’acido, staccasi la vernice con essenza<br />
di trement<strong>in</strong>a. volendo che le l<strong>in</strong>ee del disegno riescano<br />
colorate <strong>in</strong> rosso bruno, adoprasi soluzione d’oro; volendo che<br />
riescan nere, soluzione d’argento. In ambi i casi poca quantità è<br />
bastante, e si può anche stenderla semplicemente sulle tracce<br />
del disegno con un pennello. Quando le soluzioni hanno corroso<br />
abbastanza, lavasi l’avorio con acqua e si lascia seccare al sole<br />
pur un ora o due, levandosi poscia la vernice come si è detto.<br />
Incrudimento<br />
Indurimento che subisce <strong>il</strong> metallo per modifica della grana cristall<strong>in</strong>a<br />
a seguito delle lavorazioni meccaniche. Si elim<strong>in</strong>a con<br />
la ricottura<br />
Incunaboli<br />
Con <strong>il</strong> term<strong>in</strong>e <strong>in</strong>cunabolo (o <strong>in</strong>cunabulo) si def<strong>in</strong>isce convenzionalmente<br />
un documento stampato con la tecnologia dei caratteri<br />
mob<strong>il</strong>i e realizzato tra la metà del XV secolo e l’anno 1500<br />
<strong>in</strong>cluso. A volte è detto anche quattrocent<strong>in</strong>a.<br />
Secondo alcuni studiosi, soprattutto di area anglosassone, la<br />
def<strong>in</strong>izione di <strong>in</strong>cunabolo, che deriva dal lat<strong>in</strong>o <strong>in</strong>cunabulum<br />
(plurale <strong>in</strong>cunabula) e significa “<strong>in</strong> culla”, può essere estesa anche<br />
ad edizioni realizzate nei primi vent’anni del C<strong>in</strong>quecento,<br />
<strong>in</strong> quanto f<strong>in</strong>o a quel limite cronologico i libri presentano delle<br />
caratteristiche comuni con quelli stampati nel XV secolo.<br />
Generalmente gli <strong>in</strong>cunaboli non presentano un frontespizio,<br />
ma solo una <strong>in</strong>dicazione spesso approssimativa, che riporta <strong>il</strong><br />
nome dell’autore dell’opera e un titolo nell’<strong>in</strong>cipit. Il primo frontespizio<br />
compare <strong>in</strong> Italia nel 1476. Le note tipografiche, cioè le<br />
<strong>in</strong>dicazioni sulle responsab<strong>il</strong>ità dello stampatore sono, quando<br />
presenti, riportate nel colophon. Questo perché i primi libri realizzati<br />
con i caratteri mob<strong>il</strong>i tendevano ad imitare l’aspetto dei<br />
libri manoscritti, dove spesso, viste le loro modalità di produzione,<br />
tali <strong>in</strong>dicazioni erano del tutto superflue.<br />
Gli <strong>in</strong>cunaboli sono qu<strong>in</strong>di i primi libri moderni, cioè realizzati<br />
<strong>in</strong> serie con delle modalità proto-<strong>in</strong>dustriali, ma circa 10.000 dei<br />
40.000 testi noti sono costituiti da fogli sciolti, <strong>in</strong> quanto la nuova<br />
tecnologia permetteva di realizzare anche bandi, proclami,<br />
lettere di <strong>in</strong>dulgenza, modulistica, etc. Al mondo vi sono circa<br />
450.000 <strong>in</strong>cunaboli (di molti testi esistono svariate copie) di<br />
questi circa 110.000 si trovano <strong>in</strong> Italia. Sono considerati prodotti<br />
molto preziosi e conservati <strong>in</strong> musei e biblioteche specialistiche.<br />
L’<strong>in</strong>cunabolo più antico è la Bibbia <strong>in</strong> lat<strong>in</strong>o stampata da<br />
Gutenberg nel 1453 o 1455.<br />
In-folio<br />
Formato ottenuto piegando <strong>in</strong> due un foglio di stampa.<br />
Ingiallimento della carta<br />
E’ la colorazione giall<strong>in</strong>a più o meno <strong>in</strong>tensa che le carte bianche<br />
assumono per effetto degli agenti chimici e fisici esterni, come<br />
tal uni componenti dell’aria, <strong>il</strong> calore, la luce, con preponderanza<br />
di quest’ultima.<br />
L’<strong>in</strong>giallimento più pronunciato si riscontra nella pastalegno e<br />
nelle carte che la contengono, perché per esposizione alla luce<br />
solare la lign<strong>in</strong>a contenuta <strong>in</strong> questa materia fibrosa si altera<br />
profondamente e iscurisce.<br />
Tuttavia anche le cellulose bianchite, che sono prive di lign<strong>in</strong>a,<br />
<strong>in</strong>gialliscono.