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54<br />

Niello<br />

L’opera di niello consisteva nell’<strong>in</strong>tagliare a bul<strong>in</strong>o una piastra<br />

d’argento che veniva poi riempita di rame, piombo, zolfo e borace,<br />

fusi <strong>in</strong>sieme <strong>in</strong> modo da averne una specie di lega nera fusib<strong>il</strong>e<br />

ad una temperatura assai m<strong>in</strong>ore che non l’argento puro.<br />

Posta la massa fusa sulla lastra <strong>in</strong>cisa, penetrava <strong>in</strong> tutti i tagli<br />

anche f<strong>in</strong>issimi e poi asportato <strong>il</strong> superfluo e ben lucidato <strong>il</strong> tutto,<br />

appariva <strong>il</strong> disegno <strong>in</strong> nero sul fondo bianco dell’argento.<br />

Usavano però i niellatori provare la loro lastra prima di riempirla<br />

def<strong>in</strong>itivamente della miscela nera. Perciò ne traevano una<br />

impronta negativa <strong>in</strong> creta f<strong>in</strong>issima; da questa un’impronta<br />

<strong>in</strong> zolfo fuso. Negli <strong>in</strong>cavi dello zolfo si metteva un po’ di nerofumo<br />

ed olio, onde potere osservare l’effetto dell’opera; se nessun<br />

tratto mancava, se erano abbastanza vic<strong>in</strong>i, ecc., ecc. Così<br />

pure operava <strong>il</strong> buon Maso, e dicono che un giorno egli ponesse<br />

sbadatamente uno straccio umido sullo zolfo pieno già del<br />

nerofumo e sollevatolo poi vi scorgesse nitidamente stampato<br />

<strong>il</strong> suo disegno. Dopo lo straccio si provò con una carta umida<br />

compressa con un rullo e la <strong>in</strong>cisione <strong>in</strong> <strong>in</strong>cavo sul metallo fu<br />

<strong>in</strong>ventata.<br />

Nigellum (niello)<br />

Sostanza nerissima,ottenuta dalla fusione di piombo, rame e<br />

zolfo.<br />

Non toxic (Akua)<br />

Nuove metodologie e materiali atossici: <strong>in</strong>chiostri, solventi,<br />

vernici, fotopolimeri... L’impegno per l’<strong>in</strong>cisione atossica è un<br />

messaggio, da parte di chi non è più disposto a dare contributo<br />

all’<strong>in</strong>qu<strong>in</strong>amento e a mettere a rischio la propria salute, quella<br />

dei collaboratori o addirittura degli studenti. Queste maniere<br />

atossiche sono tecnicamente superiori e più convenienti, hanno<br />

allargato <strong>il</strong> potenziale creativo del fare nell’<strong>in</strong>cisione moltiplicandolo,<br />

c’è una r<strong>in</strong>ascita proprio grazie alle alternative<br />

atossiche. L’<strong>in</strong>cisione si sta evolvendo, riflette un’attitud<strong>in</strong>e alla<br />

semplicità che supporta e <strong>in</strong>coraggia l’esplorazione, la scoperta<br />

e l’accessib<strong>il</strong>ità. C’è una r<strong>in</strong>ascita nel mondo dell’arte e dell’<strong>in</strong>segnamento<br />

dell’<strong>in</strong>cisione, generata dalla versat<strong>il</strong>ità tecnica e<br />

dalla convenienza dei nuovi metodi, le d<strong>in</strong>amiche creative ed<br />

espressive potranno subire enormi cambiamenti.<br />

Numerazione<br />

Nell’angolo <strong>in</strong>feriore s<strong>in</strong>istro sempre sotto la stampa una frazione<br />

porta <strong>il</strong> numero d’ord<strong>in</strong>e della stampa. La prima cifra<br />

(dividendo) designa <strong>il</strong> numero d’ord<strong>in</strong>e della prova, la seconda<br />

(divisore) <strong>il</strong> numero della tiratura. La numerazione non deve<br />

seguire necessariamente l’ord<strong>in</strong>e della stampa, <strong>in</strong> quanto l’ultima<br />

stampa ha la qualità e <strong>il</strong> valore della prima. Evidentemente<br />

meno prove si stampano (più bassa è la tiratura) più alto sarà <strong>il</strong><br />

loro valore.<br />

O<br />

Occhiello<br />

(o occhietto): è la pag<strong>in</strong>a col titolo dell’opera che precede <strong>il</strong> frontespizio;<br />

per estensione, tutta la pag<strong>in</strong>a che lo riporta o le pag<strong>in</strong>e<br />

bianche precedenti <strong>il</strong> frontespizio. Si possono avere occhielli<br />

<strong>in</strong>termedi prima di ciascuna parte <strong>in</strong> cui <strong>il</strong> libro è suddiviso.<br />

Ocra rossa<br />

L’ocra rossa è un pigmento naturale di uso assai diffuso derivato<br />

da un m<strong>in</strong>erale ferroso chiamato ematite naturale. La formula<br />

chimica è: Fe2O3 · nH2O. L’etimologia rimanda alla parola<br />

greca sangue, data l’evidente colorazione rossa. Se l’ematite si<br />

presenta nera o grigio ferro, la polvere ricavata per <strong>il</strong> pigmento<br />

è, <strong>in</strong>fatti, rosso bruna. Anticamente conosciuta come Ochra o<br />

Rubrica, ha diversi s<strong>in</strong>onimi tra cui i più diffusi sono Morellone,<br />

Terra Rossa di Spagna, Rosso di Prussia, Rosso di Norimberga,<br />

Majolica, Sanguigna, Terra Rossa di Venezia. Il nome varia anche<br />

<strong>in</strong> funzione della resa del pigmento, strettamente correlata<br />

alla presenza o meno di impurità. Può essere ottenuta anche<br />

artificialmente per calc<strong>in</strong>azione dell’ocra gialla, e viene talvolta<br />

adulterata con le an<strong>il</strong><strong>in</strong>e.<br />

Data la diffusione dell’ematite <strong>in</strong> numerosi paesi, anche <strong>il</strong> pigmento<br />

è stato ut<strong>il</strong>izzato da popoli diversi e per espressioni artistiche<br />

anche lontane tra loro: dalla preistoria, agli affreschi<br />

r<strong>in</strong>ascimentali, all’arredamento (stucchi, colorazione del legno),<br />

alla x<strong>il</strong>ografia. È <strong>in</strong>fatti impiegata nelle pitture rupestri, nella colorazione<br />

di statuette, negli antichi arredi funebri] come nell’affresco,<br />

nella tempera, nell’encausto e nella pittura ad olio, grazie<br />

al suo elevato potere coprente.<br />

La sua applicazione spazia dai pigmenti applicab<strong>il</strong>i a pennello,<br />

alla classica sanguigna, <strong>il</strong> bastonc<strong>in</strong>o rosso sim<strong>il</strong>e ad un gessetto<br />

con cui grandi maestri del r<strong>in</strong>ascimento (Giorgione, Roman<strong>in</strong>o),<br />

e oltre tracciavano gli schizzi dei loro affreschi. È pure usatissima<br />

nelle tecniche di x<strong>il</strong>ografia occidentale e orientale.<br />

Sebbene reperib<strong>il</strong>e <strong>in</strong> tubetti già pronti per l’uso nei colorifici<br />

qualificati, alcuni artisti tendono a preparare da se <strong>il</strong> pigmento,<br />

per poterne controllare la qualità, l’unicità e per ripercorrere <strong>il</strong><br />

fasc<strong>in</strong>o delle vecchie tecniche pittoriche.<br />

Oleografia<br />

Procedimento di stampa litografica operato su superficie a trama<br />

evidente per ottenere riproduzioni a colori imitanti i quadri<br />

a olio, <strong>in</strong> uso soprattutto fra Otto Novecento.<br />

Olio di limone<br />

S’<strong>in</strong>corpora perfettamente a freddo con le vernici grasse, rendendole<br />

scorrevoli e permettendo di stenderle <strong>in</strong> tenuissimo<br />

strato; è siccativo nelle miscele. Scioglie i colori secchi e dà coesione<br />

ai vari strati della pittura.

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