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Siderografia<br />

(<strong>in</strong>cisione su acciaio) La siderografia contraddist<strong>in</strong>gue non tanto<br />

una tecnica quanto una matrice che non è più di rame ma di<br />

acciaio, che può essere <strong>in</strong>cisa sia a bul<strong>in</strong>o che all’acquaforte. In<br />

francese si chiama ta<strong>il</strong>le dure per dist<strong>in</strong>guerla da ta<strong>il</strong>le douce<br />

che identifica l’<strong>in</strong>cisione su rame. La siderografia nasce a seguito<br />

dell’ ideazione di un procedimento che consente l’ammorbidimento<br />

dell’acciaio così da poter procedere agevolmente all’<strong>in</strong>cisione.<br />

Successivamente la matrice viene temprata. L’<strong>in</strong>cisione<br />

su acciaio consente di ottenere un tratto più sott<strong>il</strong>e, più meccanico;<br />

l’immag<strong>in</strong>e è più fotografica, pur rimanendo una tecnica<br />

orig<strong>in</strong>ale (manuale), L’<strong>in</strong>cisione su acciaio consente tirature superiori<br />

a quelle del rame, anche di 10 volte. Questi motivi hanno<br />

portato ad un suo forte impulso dal 1830 ca f<strong>in</strong> verso <strong>il</strong> 1880,<br />

soppiantata poi da tecniche di più fac<strong>il</strong>e realizzazione come la<br />

litografia. Con la siderografia vengono realizzate a stampa le più<br />

importanti Gallerie europee che possono così essere diffuse cap<strong>il</strong>larmente<br />

con <strong>il</strong> loro messaggio artistico; oggi questa tecnica<br />

viene ut<strong>il</strong>izzata per la stampa di banconote e francobolli.<br />

S<strong>in</strong>tesi additiva del colore<br />

Mescolanza di colori luce, ottenuta per sovrapposizione di fasci<br />

lum<strong>in</strong>osi, def<strong>in</strong>iti <strong>in</strong> base alla loro lunghezza d’onda. Nella s<strong>in</strong>tesi<br />

additiva sono colori primari <strong>il</strong> blu, <strong>il</strong> rosso e <strong>il</strong> verde, la cui<br />

somma genera <strong>il</strong> bianco. La fotografia e la televisione si fondano<br />

su tecniche basate sulla manipolazione del colore luce secondo<br />

i pr<strong>in</strong>cipi della s<strong>in</strong>tesi additiva. S<strong>in</strong>tesi sottrattiva del colore<br />

Mescolanza di colori pigmento, basata sui tre colori giallo, magenta<br />

e cyan, la cui somma genera <strong>il</strong> nero. Le tecniche pittoriche<br />

e quelle di riproduzione a stampa di <strong>il</strong>lustrazioni a colori si basano<br />

sul pr<strong>in</strong>cipio della s<strong>in</strong>tesi sottrattiva.<br />

Spatola per <strong>in</strong>chiostro<br />

Utens<strong>il</strong>e <strong>formato</strong> da una larga lama d’acciaio sott<strong>il</strong>e e flessib<strong>il</strong>e,<br />

non tagliente, con impugnatura, usato per mettere l’<strong>in</strong>chiostro<br />

nei calamai e sui rulli <strong>in</strong>chiostratori o per stenderlo e manipolarlo<br />

su piani d’acciaio o di vetro.<br />

Spellatura<br />

Strappo a opera dell’<strong>in</strong>chiostro di piccole scaglie di pat<strong>in</strong>atura<br />

dalla superficie della carta.<br />

Spessore della carta<br />

Carte di uguale grammatura possono non avere lo stesso spessore<br />

<strong>in</strong> quanto la densità della carta può essere diversa a causa<br />

delle materie prime impiegate nella fabbricazione.<br />

Lo spessore si esprime <strong>in</strong> centesimi di m<strong>il</strong>limetro e si misura<br />

mediante un micrometro che esercita sulla carta una pressione<br />

prestab<strong>il</strong>ita di 1 Kg./cm².<br />

Spianare<br />

In forgiatura, ridurre di molto una dimensione rispetto alle altre<br />

due. Battere una lastra deformata per drizzarla e portarla <strong>in</strong><br />

piano. Rif<strong>in</strong>ire una superficie metallica con un martello a faccia<br />

tirata a lucido, è <strong>il</strong> processo successivo al rais<strong>in</strong>g<br />

Spoltiglio<br />

Polvere di smeriglio f<strong>in</strong>issimo usata per pulire e levigare superfici<br />

metalliche, marmi ecc..<br />

Spolvero<br />

Nell’<strong>in</strong>cisione è la tecnica ut<strong>il</strong>izzata per trasferire un disegno su<br />

carta sulla lastra da <strong>in</strong>cidere. La carta viene bucherellata con un<br />

ago lungo le l<strong>in</strong>ee che costituiscono <strong>il</strong> disegno, appoggiata sulla<br />

lastra ed <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e spolverata con terre colorate che fuoriuscendo<br />

dai fori lasciano la traccia del disegno da <strong>in</strong>cidere.<br />

Soda caustica<br />

L’idrossido di sodio (talvolta denom<strong>in</strong>ato impropriamente idrato<br />

di sodio[1]) è una base m<strong>in</strong>erale forte, solido a temperatura<br />

ambiente, estremamente igroscopico e deliquescente, spesso<br />

venduto <strong>in</strong> forma di gocce biancastre dette perle o pasticche;<br />

la sua formula chimica è NaOH. Il suo numero CAS è 1310-73-2.<br />

Commercialmente è noto anche come soda caustica, liscivia o<br />

lisciva, benché quest’ultimo nome si applichi anche all’idrossido<br />

di potassio.<br />

È molto solub<strong>il</strong>e <strong>in</strong> acqua (oltre 1 kg per litro a 20°C) ed abbastanza<br />

solub<strong>il</strong>e <strong>in</strong> etanolo (139 g/l). La sua dissoluzione è<br />

accompagnata da un consistente sv<strong>il</strong>uppo di calore; nel caso<br />

dell’etanolo o di altri solventi organici, tale calore può pers<strong>in</strong>o<br />

far <strong>in</strong>fiammare i vapori del solvente.<br />

Viene conservato <strong>in</strong> recipienti sig<strong>il</strong>lati perché igroscopico (tende<br />

ad assorbire l’umidità dell’aria) e perché reagisce fac<strong>il</strong>mente<br />

con <strong>il</strong> biossido di carbonio dell’aria trasformandosi <strong>in</strong> idrogenocarbonato<br />

di sodio e carbonato di sodio, <strong>il</strong> fenomeno prende <strong>il</strong><br />

nome di carbonatazione.<br />

Una soluzione di 50 g/l <strong>in</strong> acqua a 20°C ha pH circa 14.<br />

L’idrossido di sodio si ottiene pr<strong>in</strong>cipalmente per elettrolisi delle<br />

salamoie (soluzioni di cloruro di sodio) <strong>in</strong>sieme all’idrogeno ed<br />

al cloro gassosi.<br />

Nell’<strong>in</strong>dustria chimica è un reagente di ampio impiego; è ut<strong>il</strong>izzato<br />

nella s<strong>in</strong>tesi di coloranti, detergenti e saponi, nella fabbricazione<br />

della carta e nel trattamento delle fibre del cotone,<br />

nonché nella produzione dell’ipoclorito di sodio (la comune<br />

candegg<strong>in</strong>a) e di altri sali sodici, quali <strong>il</strong> fosfato ed <strong>il</strong> solfuro.<br />

Viene altresì usato per rigenerare le res<strong>in</strong>e a scambio ionico ut<strong>il</strong>izzate<br />

per l’addolcimento dell’acqua.<br />

A livello domestico trova uso sotto forma di soluzione acquosa<br />

nei prodotti per disgorgare gli scarichi dei lavelli; va comunque<br />

maneggiato con una certa cautela, dato che provoca ustioni per<br />

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