quartiere 1 - Associazione Due fiumi
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Questa amica sta in quel momento utilizzando la sua capacità di pensare e di sentire per ricordare e<br />
raccontare la sua esperienza, non c'è compassione nel suo comportamento perché questa esperienza<br />
comporta che tutte le capacità di uno si aprano per vivere le esperienze di un altro. Con l'esperienza<br />
della compassione si vivono le passioni dell'altro con le nostre capacità di pensare, sentire e agire.<br />
La terza amica ascoltandoci si mette a piangere così come piangiamo noi e si sente stravolta dal<br />
nostro problema così come lo siamo noi. La sua esperienza di quel momento non è di compassione<br />
ma di identificazione e così non ci offre una organizzazione a due <strong>fiumi</strong>. Non ci sentiamo capite da<br />
un altro essere umano e concludiamo l'incontro con quella amica sentendoci ancora più angosciate,<br />
anche se condividiamo la tragedia con lei.<br />
Questa amica ha perso sé $tessa nell'incontro con noi perché la sua frontiera personale non si è aperta<br />
a noi (come nella compassione) ma si è rotta in modo tale da confondersi con noi Per questo alla<br />
fine siamo carichi della nostra e della sua angoscia.<br />
La quarta amica alla quale raccontiamo il nostro problema ci dice che "non è niente", "ma cosa vuoi<br />
che sia", "c'è chi sta molto peggio", "fra qualche tempo ti sentirai meglio". Questa amica, almeno in<br />
quel momento, si pone come un cristallo e si rifiuta di ascoltarci e di accoglierci e non è in grado di<br />
porsi in modo compassionevole. Ci caccia via dal rapporto e al nostro dolore aggiunge il senso di<br />
essere stati rifiutati e di essere totalmente soli.<br />
Sono i filosofi buddisti che più di 3.000 anni fa iniziarono a sviluppare il concetto di compassione.<br />
Loro concepiscono questa possibilità come la via della conoscenza amorevole. Ed è proprio così, una<br />
conoscenza amorevole che permette -come alla prima delle nostre amiche- di capirci, di farci sentire<br />
amati e di avere il comportamento più adeguato allo stato del mondo.<br />
E 1 importante capire che la compassione è un movimento esistenziale verso l'altro, permanendo allo<br />
stesso tempo ciascuno fortemente ancorato al proprio essere. Così mentre la prima amica rimane sé<br />
stessa pur aprendosi intensamente a noi, la terza non si apre ma si rompe e così si perde. Questa è la<br />
differenza fondamentale tra la compassione e la identificazione.<br />
Una differenza notevole tra la compassione proposta dai filosofi buddisti e quella proposta dal<br />
sistema comunicativo-evolutivo è questa: per il sistema comunicativo-evolutivo la compassione è una<br />
possibilità data da una adeguata organizzazione della frontiera personale. Tale organizzazione<br />
comporta la possibilità di vivere le proprie passioni, senza venire né stravolti né doverle rimpicciolire<br />
e intiepidire, e rende possibile ad ogni essere umano poter vivere le passioni di un altro, rimanendo se<br />
stessi.<br />
Invece i filosofi buddisti suggeriscono la necessità di liberarsi delle proprie passioni come modo di<br />
vita mentre per il sistema che io vi propongo una tale liberazione sarebbe nociva e porterebbe in<br />
realtà alla perdita della possibilità della compassione.<br />
La richiesta di liberarsi delle proprie passioni è necessaria durante l'esperienza della compassione. Il<br />
"vuoto", il "nulla" della filosofia buddista indicano la necessità di sgombrarsi dai contenuti personali,<br />
altrimenti succede come nel caso della seconda amica che racconta le sue passioni proprio perché<br />
non si è svuotata dei contenuti personali.<br />
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