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Il Rinascimento e la nascita della scienza moderna - 1

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cultura, era parte integrante del senso comune. Nel Cinquecento tutti vedevano<br />

<strong>la</strong> natura interamente pervasa da forze di tipo magico: popolo e preti<br />

par<strong>la</strong>vano continuamente di miracoli compiuti da dio o dal demonio, streghe<br />

e stregoni eseguivano ogni giorno i più strani esorcismi; nul<strong>la</strong> di più<br />

comprensibile, dunque, che anche gli studiosi ricorressero senza alcuna<br />

ripugnanza concettuale a tipi di forze che oggi non potrebbero venire invocati<br />

se non da persone in ma<strong>la</strong> fede o visionarie.<br />

La magia naturale, però, dava alle proprie ricerche una impostazione ben<br />

diversa da quel<strong>la</strong> che stava al<strong>la</strong> base dei vari generi di esorcismi. <strong>Il</strong> mago<br />

ammetteva sì l'esistenza di fenomeni « strani » (cioè non rientranti nelle solite<br />

norme dell'esperienza quotidiana) e riteneva di poter intervenire sul<strong>la</strong> loro<br />

produzione, ma li considerava in ogni caso come naturali, cioè come effetti di<br />

forze occulte di carattere naturale e non sovrannaturale.<br />

Pur muovendosi all’interno di questo quadro teorico in seguito abbandonato<br />

dal<strong>la</strong> <strong>scienza</strong>, l’attività del mago rinascimentale finì per prefigurare in diversi<br />

modo l’attività dello scienziato. Già abbiamo detto che il mago non si accontenta<br />

di contemp<strong>la</strong>re passivamente i fenomeni del<strong>la</strong> natura, ma vuole modificarli. La<br />

sua non è una disciplina puramente specu<strong>la</strong>tiva; vuole essere attiva, operativa,<br />

capace di accrescere in concreto <strong>la</strong> potenza dell'uomo. Ed è presumibile che le<br />

tecniche del mago qualche successo (reale o apparente) riuscissero a<br />

conseguirlo, se tanto profonda e tanto diffusa era <strong>la</strong> fiducia in esso riposta.<br />

Egli osservava pazientemente (se pure senza sistematicità) il corso dei<br />

fenomeni; tentava di compiere autentici esperimenti (ovviamente senza condurli<br />

con « metodo scientifico »); si sforzava di tentare di connettere fra loro tali<br />

fenomeni (poniamo, <strong>la</strong> comparsa di una cometa con il verificarsi di una partico<strong>la</strong>re<br />

catastrofe), attività che rientrava abbastanza bene nel quadro di<br />

un'indagine, se non scientifica, almeno ipotetico-scientifica, e le ipotesi usate da<br />

maghi, astrologi, alchimisti apparivano, in quel secolo, perfettamente p<strong>la</strong>usibili<br />

per dare una qualche interpretazione dei pochi e disorganici risultati scoperti<br />

(interpretazione per lui p<strong>la</strong>usibile, anche se per noi pazzesca); nul<strong>la</strong> di<br />

sorprendente, quindi, se le sue indicazioni per intervenire sul<strong>la</strong> natura (per<br />

corregger<strong>la</strong>, trasformar<strong>la</strong>, ecc.) dovessero, almeno in qualche caso, risultare più<br />

efficaci delle azioni istintive dell'uomo comune non fondate su alcuna forma di<br />

« sapere »<br />

Fino a che punto possiamo dire che gli artifizi ideati dal mago e dall'alchimista<br />

fossero veramente degni del nome di tecniche? Oggi noi sappiamo, per<br />

esempio, che gli alchimisti avevano scoperto molte proprietà effettive di talune<br />

importanti sostanze chimiche e che in qualche caso queste proprietà si erano<br />

rive<strong>la</strong>te assai utili nel<strong>la</strong> preparazione di medicinali, nel<strong>la</strong> <strong>la</strong>vorazione di metalli,<br />

ecc. Ma spesso ritroviamo accanto ad esse altre nozioni alchimistiche<br />

assolutamente inaccettabili, cui veniva tributata altrettanta fiducia. Dove<br />

passava <strong>la</strong> linea di demarcazione effettiva fra tecniche serie e tecniche non<br />

serie, fra nozioni fondate e nozioni cervellotiche?<br />

È tutt'altro che facile rispondere a questa domanda. E forse è inutile, o<br />

almeno storicamente erroneo, tentare di rispondervi. L'unica cosa da fare è<br />

prendere atto che <strong>la</strong> ricerca in quell'epoca si svolgeva veramente così e che,<br />

bene o male, essa costituì l'humus dal quale nacque l'autentica osservazione<br />

scientifica. Per studiare seriamente <strong>la</strong> <strong>scienza</strong> cinquecentesca bisogna tener conto<br />

anche dei fattori irrazionali (non scientifici) in essa presenti e invece di<br />

discutere fino a che punto i loro risultati fossero veri o falsi (nel senso che lo<br />

scienziato di oggi attribuisce a questo termine), bisogna cercare di chiarire<br />

quale fu il « fatto nuovo » che a un certo momento intervenne a separare, nel<br />

MAGIA E SCIENZA MODERNA<br />

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