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Il Rinascimento e la nascita della scienza moderna - 1

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esser tradito che da noi stessi. Bisogna avere moglie, figli, sostanze, e soprattutto <strong>la</strong><br />

salute, se si può; ma non attaccarvisi in maniera che ne dipenda <strong>la</strong> nostra felicità.<br />

Bisogna riservarsi una retrobottega tutta nostra, del tutto indipendente, nel<strong>la</strong> quale<br />

stabilire <strong>la</strong> nostra vera libertà, il nostro principale ritiro e <strong>la</strong> nostra solitudine. Là<br />

noi dobbiamo trattenerci abitualmente con noi stessi, e tanto privatamente che<br />

nessuna conversazione o comunicazione con altri vi trovi luogo; ivi discorrere e<br />

ridere come se fossimo senza moglie, senza figli e senza sostanze, senza seguito e<br />

senza servitori, affinché, quando verrà il momento di perderli, non ci riesca nuovo<br />

il farne a meno. Noi abbiamo un'anima capace di ripiegarsi in se stessa; essa può<br />

farsi compagnia; ha i mezzi per assalire e per difendere, per ricevere e per donare;<br />

non dobbiamo temere di marcire d'ozio noioso in questa solitudine.<br />

in solis sis tibi turba loci 19<br />

… Nelle nostre azioni abituali, fra mille non ce n'è una che ci riguardi. Colui che tu<br />

vedi arrampicarsi in cima alle rovine di quel muro, furioso e fuor di sé, bersaglio di<br />

tante archibugiate; e quell'altro, tutto pieno di cicatrici, smorto e pallido per <strong>la</strong><br />

fame, deciso a crepare piuttosto che aprirgli <strong>la</strong> porta, pensi che lo facciano per se<br />

stessi? Lo fanno per un tale che forse non videro mai, e che non si dà alcuna pena<br />

del fatto loro, immerso frattanto nell'ozio e nelle delizie. E questi, tutto catarroso,<br />

cisposo e sporco, che vedi uscire dopo mezzanotte da uno studio, pensi forse che<br />

cerchi fra i libri come diventare migliore, più contento e più saggio? Niente affatto.<br />

O ci morirà, o insegnerà al<strong>la</strong> posterità <strong>la</strong> misura dei versi di P<strong>la</strong>uto e <strong>la</strong> vera<br />

ortografia d'una paro<strong>la</strong> <strong>la</strong>tina. Chi non scambierebbe volentieri <strong>la</strong> salute, il riposo e<br />

<strong>la</strong> vita con <strong>la</strong> fama e <strong>la</strong> gloria, <strong>la</strong> più inutile, vana e falsa moneta che sia in uso fra<br />

noi? …<br />

Vah! quemquamne hominem in animum instituere,<br />

aut<br />

Parare, quod sit charius quam ipse est sibi? 20<br />

… Noi lodiamo un cavallo in quanto è vigoroso e svelto, … non per <strong>la</strong> sua<br />

bardatura; un levriero per <strong>la</strong> sua velocità, non per il suo col<strong>la</strong>re; un uccello per le<br />

sue ali, non per le sue correggiole e i suoi sonagli. Perché allo stesso modo non stiriamo<br />

un uomo per ciò che è suo? Egli ha un gran seguito, un bel pa<strong>la</strong>zzo, tanto di<br />

credito, tanto di rendita: tutto questo è intorno a lui, non in lui. Voi non comprate<br />

un gatto in un sacco. Se contrattate un cavallo, gli togliete <strong>la</strong> bardatura, lo guardate<br />

nudo e allo scoperto …<br />

Perché quando valutate un uomo, lo valutate tutto avvolto e infagottato? Ci mostra<br />

soltanto le parti che non sono in alcun modo sue, e ci nasconde quelle attraverso le<br />

quali soltanto si può davvero giudicare quanto vale. È il valore del<strong>la</strong> spada che vi<br />

interessa, non quello del fodero: non ne dareste forse un quattrino, se lo aveste<br />

spogliato. Bisogna giudicarlo per se stesso, non per i suoi ornamenti. E, come dice<br />

molto argutamente un antico: «sapete perché lo stimate grande? Voi considerate<br />

anche l'altezza degli zoccoli». La base non fa parte del<strong>la</strong> statua. Misuratelo senza i<br />

suoi trampoli; che metta da parte ricchezze e onori, che si presenti in camicia.<br />

19 C. Montaigne cita un verso del poeta <strong>la</strong>tino Tibullo: «Nel<strong>la</strong> solitudine sii per te stesso una fol<strong>la</strong>», che<br />

compendia il senso delle sua riflessioni sul<strong>la</strong> vita interiore, sul<strong>la</strong> solitudine come spazio di libertà personale,<br />

sul colloquio intimo che l'anima può intrattenere con se stessa, sulle risorse che ogni individuo ritrova<br />

guardando dentro di sé, nel profondo del proprio io. La solitudine è intesa come un buon ritiro nel privato,<br />

che tute<strong>la</strong> ciò che l'individuo ha in sé di più prezioso.<br />

20 « Come è mai possibile che uno si metta in testa e si convinca che qualcosa gli è più caro di se stesso?<br />

». Terenzio, Adelphoe, 38-39.<br />

34

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