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Il Rinascimento e la nascita della scienza moderna - 1

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Nonostante <strong>la</strong> sconfitta, Galileo continuò i suoi studi e nel 1623,<br />

polemizzando con il padre gesuita Orazio Grassi, pubblicò il Saggiatore, dedicato<br />

a problemi re<strong>la</strong>tivi alle comete e, nello stesso tempo, ad importanti<br />

considerazioni di tipo metodologico. Frattanto continuò a <strong>la</strong>vorare al Dialogo<br />

sopra i due massimi sistemi del mondo, il tolemaico e il copernicano,<br />

incoraggiato anche dall'ascesa al pontificato del cardinale Barberini (Urbano<br />

VIII), che gli aveva sempre mostrato benevolenza.<br />

<strong>Il</strong> Dialogo fu stampato nel Febbraio del 1632. Ma già nel settembre Galilei veniva<br />

citato dal Papa a comparire dinanzi al S. Uffizio di Roma. <strong>Il</strong> processo durò sino al<br />

22 Giugno 1633 e si concluse con l'abiura di Galilei. <strong>Il</strong> carcere a vita gli venne<br />

tramutato in confino, prima nel pa<strong>la</strong>zzo dell'arcivescovo di Siena, suo amico, e poi<br />

presso <strong>la</strong> sua vil<strong>la</strong> di Arcetri, ove fu assistito amorosamente dal<strong>la</strong> figlia suor Maria<br />

Celeste. E nel<strong>la</strong> solitudine di Arcetri scrisse quello che è forse il suo capo<strong>la</strong>voro<br />

scientifico: Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze (che<br />

sono <strong>la</strong> teoria del<strong>la</strong> resistenza dei materiali e <strong>la</strong> dinamica), pubblicato in<br />

O<strong>la</strong>nda.<br />

L'8 Gennaio 1642 Galileo chiudeva per sempre i suoi occhi ormai ciechi che<br />

per primi, nel<strong>la</strong> storia dell'umanità, avevano potuto contemp<strong>la</strong>re sconosciute<br />

realtà celesti.<br />

2. L'autonomia del<strong>la</strong> <strong>scienza</strong> e il rifiuto del principio di autorità.<br />

<strong>Il</strong> primo risultato storicamente decisivo dell'opera di Galileo è <strong>la</strong> difesa<br />

dell'autonomia del<strong>la</strong> <strong>scienza</strong>, cioè <strong>la</strong> salvaguardia dell'indipendenza del nuovo sapere da<br />

ogni ingerenza esterna.<br />

A differenza di altri dotti del tempo, che avevano scelto di non sfidare le autorità<br />

costituite, soprattutto ecclesiastiche, e che tenevano ce<strong>la</strong>te le loro scoperte o ne<br />

facevano partecipi solo i colleghi, e in modo strettamente tecnico, Galileo intuisce<br />

che <strong>la</strong> battaglia per <strong>la</strong> libertà del<strong>la</strong> <strong>scienza</strong> era una necessità storica di primaria<br />

importanza, in cui ne andava del futuro stesso dell'umanità. Da ciò <strong>la</strong> sua lotta,<br />

che riguardò sostanzialmente due fronti: l'autorità religiosa, personificata dal<strong>la</strong><br />

Chiesa, e l'autorità culturale, personificata dagli aristotelici.<br />

2.1____________________________________________________<br />

La Controriforma aveva stabilito che ogni forma di sapere dovesse essere in<br />

armonia con <strong>la</strong> Sacra Scrittura, nel<strong>la</strong> precisa interpretazione che ne aveva fornito <strong>la</strong><br />

Chiesa cattolica.<br />

Applicato al<strong>la</strong> nuova <strong>scienza</strong>, tale decreto poteva generare il problema se il<br />

credente dovesse accettare solo il messaggio religioso e morale del<strong>la</strong> Bibbia oppure<br />

ogni affermazione scritturale. <strong>Il</strong> cardinal Bel<strong>la</strong>rmino, gesuita e filosofo, consultore<br />

del S. Uffizio, sosteneva ad esempio, con <strong>la</strong> quasi totalità dei teologi, <strong>la</strong> seconda<br />

soluzione, convinto che il negare certi dati di fatto delle Scritture, pur non intaccando<br />

i fondamenti del<strong>la</strong> fede, invalidasse <strong>la</strong> verità del<strong>la</strong> Bibbia, che essendo scritta<br />

sotto ispirazione dello Spirito Santo, non poteva che essere vera in tutte le sue<br />

affermazioni, « sarebbe heretico chi dicesse che Abramo non abbia havuti due figlioli<br />

e Iacob dodici, come chi dicesse che Christo non è nato di vergine, perché l’un e<br />

l'altro lo dice lo Spirito Santo per bocca de' Profeti ed Apostoli».<br />

Galileo, scienziato e uomo di fede, pensa invece che una posizione del genere<br />

avrebbe ostaco<strong>la</strong>to il libero sviluppo del sapere e danneggiato <strong>la</strong> religione stessa,<br />

che, rimanendo ancorata a tesi dichiarate false dal progresso scientifico, avrebbe<br />

inevitabilmente finito per squalificarsi dinanzi agli occhi dei credenti. Di conseguenza,<br />

nelle cosiddette lettere copernicane (una inviata a don Benedetto Castelli, suo<br />

discepolo, nel 1613, due a monsignor Dini, nel 1615, e una a madama Cristina di<br />

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