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Il Rinascimento e la nascita della scienza moderna - 1

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etorici e da forme chiuse e codificate, al<strong>la</strong> inedita materia del saggio.<br />

Si è par<strong>la</strong>to di frammentarismo a proposito dello stile dei Saggi. In effetti<br />

Montaigne dà uno svolgimento estremamente libero e aperto al<strong>la</strong> propria<br />

materia. Raramente i titoli dei singoli saggi corrispondono agli argomenti trattati,<br />

che possono essere i più disparati. Può capitare che l'argomento principale venga<br />

ben presto abbandonato, per inseguireI spunti o associazioni suggerite da una<br />

paro<strong>la</strong> o da un concetto. Questi continui excursus non fanno però mai perdere il<br />

filo del discorso che ritorna, per passaggi a volte sfumati e quasi impercettibili,<br />

sotto <strong>la</strong> penna dell' autore.<br />

Egli stesso paragona <strong>la</strong> propria scrittura a un "vagabondaggio", a un cammino<br />

intrapreso senza una direzione precisa, ma che finisce sempre per riportarci a<br />

qualche luogo familiare. <strong>Il</strong> frammentarismo saggistico è in stretto rapporto con<br />

lo scetticismo di Montaigne.<br />

Con non ce<strong>la</strong>ta ironia egli se <strong>la</strong> prende con quegli autori dogmatici che<br />

pretendono di poter tutto comprendere e spiegare: «Prendo a caso il primo<br />

argomento. Tutti mi vanno ugualmente bene. E non mi propongo di trattarli per<br />

intero. Infatti non vedo il tutto di nul<strong>la</strong>. E non lo vedono nemmeno quelli che<br />

promettono di farcelo vedere».<br />

<strong>Il</strong> gusto del frammento non obbedisce solo a una scelta estetica o stilistica, ma<br />

corrisponde al<strong>la</strong> natura dell'oggetto da indagare. <strong>Il</strong> frammento corrisponde cioè a<br />

una consapevole autolimitazione dello sguardo, suggerita dal<strong>la</strong> prudenza chiaroveggente<br />

del suo scetticismo: «se <strong>la</strong> mia anima potesse stabilizzarsi — scrive<br />

Montaigne — non mi saggerei, mi risolverei».<br />

I Saggi accompagnano il lettore al<strong>la</strong> scoperta di un mondo in continua<br />

trasformazione, «incerto e vacil<strong>la</strong>nte». Le grandi sintesi del<strong>la</strong> Sco<strong>la</strong>stica, ma<br />

anche l'armoniosa visione delle cose, tipica del pensiero umanisticorinascimentale,<br />

si sfaldano di fronte al<strong>la</strong> presa di co<strong>scienza</strong> che <strong>la</strong> realtà non è<br />

altro che oscil<strong>la</strong>zione senza fine. Lo dimostra <strong>la</strong> caduta di antiche certezze,<br />

messe in crisi dalle scoperte geografiche, e lo dimostrano i mutamenti in corso<br />

nell'Europa del tempo.<br />

<strong>Il</strong> cambiamento non è uno stato transitorio, a cui segua una fase di<br />

stabilizzazione del mondo umano; più o meno forte, esso è un fattore<br />

permanente. Ciò significa, sul piano del<strong>la</strong> conoscenza, che non è possibile<br />

raggiungere alcuna verità o certezza definitiva; ogni conoscenza umana si basa<br />

su fondamenti empirici, dunque parziali, così che nessuna affermazione può<br />

essere ritenuta sicura e vinco<strong>la</strong>nte.<br />

Montaigne dichiara allora il suo scetticismo nei confronti delle sistemazioni<br />

concettuali che pretendono di cogliere <strong>la</strong> realtà in un quadro unitario fondato<br />

sul<strong>la</strong> ragione, come avevano sostenuto gli stoici (di cui Montaigne, peraltro,<br />

condivide alcune tesi di fondo). Al<strong>la</strong> ragione stoica egli rimprovera <strong>la</strong> pretesa di<br />

valere come principio-guida universale, capace di indicare a tutti gli individui<br />

ugualmente <strong>la</strong> via del<strong>la</strong> liberazione, quando invece essa è condizionata dalle<br />

eredità storiche, dalle consuetudini prevalenti, dagli influssi geografici. La natura,<br />

che secondo lo stoicismo costituisce un sicuro punto di riferimento per l'agire<br />

umano (il principio del «vivere secondo natura» o «secondo ragione», al<strong>la</strong> base<br />

dell'etica stoica), si dissolve in una pluralità di nature, cioè di usanze, di modi di<br />

essere, di comportamenti pratici.<br />

Anche <strong>la</strong> pretesa umanistica di fare dell'uomo il centro dell'universo si infrange<br />

contro l'inconsistenza di ogni immagine universale dell'uomo stesso; nel<strong>la</strong> realtà<br />

esistono solo individui concreti, collocati ciascuno in un determinato spazio e in<br />

un determinato tempo. E se ogni uomo porta nel proprio io interiore idee, affetti,<br />

sensazioni, che sono gli elementi costitutivi del<strong>la</strong> condizione umana, in cui tutti<br />

gli uomini sono accomunati, non per questo esiste l'uomo inteso in senso<br />

universale, come una forma per sé sussistente al di là degli individui concreti, i<br />

<strong>la</strong> scrittura come ___________________<br />

Stile e _____________________________<br />

LA REALTÀ MUTEVOLE E PARTICOLARE<br />

Realtà = __________________________<br />

<strong>Il</strong> _______________________________<br />

come fattore permanente = conoscenza<br />

umana _________________<br />

dal quadro __________________ al<strong>la</strong><br />

___________________________<br />

individui e _______________________<br />

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