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Il Rinascimento e la nascita della scienza moderna - 1

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Nel complesso ci sembra di poter dire che i seguaci di Calvino venivano reclutati<br />

soprattutto nel<strong>la</strong> c<strong>la</strong>sse media conservatrice e che in Francia, O<strong>la</strong>nda e Inghilterra i<br />

suoi principali seguaci non erano tra i gruppi capitalistici avanzati, ma tra gli<br />

artigiani e i piccoli imprenditori, alcuni dei quali erano già più prosperi di altri, ma<br />

che, come gruppo, erano minacciati dall'ascesa del capitalismo.<br />

Verso questa c<strong>la</strong>sse sociale il calvinismo esercitava <strong>la</strong> stessa attrattiva psicologica<br />

che abbiamo già visto a proposito del luteranesimo. Esso esprimeva il sentimento<br />

del<strong>la</strong> libertà, ma anche quello dell'irrilevanza e dell'impotenza dell'individuo.<br />

Offriva una soluzione insegnando all'individuo che avrebbe potuto sperare di<br />

trovare una nuova sicurezza mediante <strong>la</strong> completa sottomissione e autoumiliazione.<br />

Ci sono varie sottili differenze tra gli insegnamenti di Calvino e quelli di Lutero,<br />

ma esse non sono importanti ai fini del tema principale di questo libro. Vale <strong>la</strong> pena<br />

di mettere in risalto solo due motivi di diversità. II primo è <strong>la</strong> dottrina del<strong>la</strong><br />

predestinazione di Calvino. Questa dottrina - diversamente che in S. Agostino, S.<br />

Tommaso e Lutero - diventa una pietra ango<strong>la</strong>re del sistema di Calvino, forse <strong>la</strong> sua<br />

dottrina centrale.<br />

Egli le da un'interpretazione nuova, sostenendo che Dio non solo predestina alcuni<br />

al<strong>la</strong> grazia, ma decide che altri siano destinati al<strong>la</strong> dannazione eterna.<br />

La salvezza o <strong>la</strong> dannazione non sono risultati del bene o del male che l'uomo fa<br />

nel<strong>la</strong> sua vita, ma sono predeterminati da Dio prima che l'uomo nasca. II motivo<br />

per cui Dio abbia prescelto uno e condannato l'altro è un segreto in cui l'uomo non<br />

deve cercare di addentrarsi. Egli ha scelto così perché gli piaceva dimostrare in<br />

questo modo il suo potere illimitato. <strong>Il</strong> Dio di Calvino, nonostante tutti i tentativi di<br />

conservare l'idea del<strong>la</strong> giustizia e dell'amore divini, ha tutte le caratteristiche di un<br />

tiranno senza alcun tratto di amore o anche di giustizia.<br />

La teoria del<strong>la</strong> predestinazione di Calvino ha un'implicazione che deve essere qui<br />

esplicitamente indicata, poiché ha avuto <strong>la</strong> più vigorosa reviviscenza nell'ideologia<br />

nazista: il principio del<strong>la</strong> fondamentale ineguaglianza degli uomini. Per Calvino ci<br />

sono due specie di persone: quelle che vengono salvate e quelle che sono destinate<br />

al<strong>la</strong> dannazione eterna. Dato che questo destino viene determinato prima del<strong>la</strong> loro<br />

<strong>nascita</strong>, e senza che essi possano mutarlo facendo o non facendo certe cose nel<strong>la</strong><br />

loro vita, l'eguaglianza degli uomini viene negata in linea di principio. Gli uomini<br />

sono creati ineguali. Questo principio implica anche che non v'è alcuna solidarietà<br />

tra gli uomini, poiché proprio il fattore che costituisce <strong>la</strong> base più forte dell'umana<br />

solidarietà viene negato: l'eguaglianza del destino umano. I calvinisti con assoluto<br />

candore ritenevano di essere i prescelti, e che tutti gli altri fossero quelli che Dio<br />

aveva condannato al<strong>la</strong> dannazione. Ovviamente questa convinzione rispecchiava<br />

psicologicamente un disprezzo e un odio profondi per gli altri esseri umani: proprio<br />

lo stesso odio che avevano attribuito a Dio.<br />

Un'altra e molto significativa differenza rispetto agli insegnamenti di Lutero sta<br />

nel<strong>la</strong> maggiore importanza attribuita allo sforzo morale e al<strong>la</strong> vita virtuosa. Non<br />

che l'individuo possa mutare il proprio destino con le sue opere, ma il fatto stesso<br />

che egli riesca a compiere lo sforzo è un segno del<strong>la</strong> sua appartenenza al novero dei<br />

salvati. Le virtù che l'uomo deve acquistare sono; <strong>la</strong> modestia e <strong>la</strong> moderazione<br />

(sobrietas), <strong>la</strong> giustizia (iustitia) nel senso che a ciascuno sia data <strong>la</strong> parte che gli è<br />

dovuta, e <strong>la</strong> devozione che unisce l'uomo a Dio. Nell'ulteriore sviluppo del<br />

calvinismo l'insistenza sul<strong>la</strong> vita virtuosa e sul<strong>la</strong> rilevanza di uno sforzo incessante<br />

aumenta di importanza, e in modo partico<strong>la</strong>re l'idea che il successo nel<strong>la</strong> vita<br />

mondana, come risultato di questi sforzi, è un segno di salvezza.<br />

Ma <strong>la</strong> partico<strong>la</strong>re insistenza del calvinismo sul<strong>la</strong> vita virtuosa aveva anche uno<br />

speciale significato psicologico. II calvinismo dava rilievo al<strong>la</strong> necessità di un<br />

incessante sforzo umano. L'uomo deve costantemente cercare di vivere secondo <strong>la</strong><br />

paro<strong>la</strong> di Dio, e non rinunciare mai a questo sforzo. Questa dottrina appare in<br />

contraddizione con quel<strong>la</strong> secondo cui lo sforzo umano non reca vantaggio ai fini<br />

del<strong>la</strong> salvezza. L'atteggiamento fatalistico del<strong>la</strong> rinuncia a qualsiasi sforzo potrebbe<br />

sembrare una risposta molto più appropriata. Alcune considerazioni psicologiche,<br />

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