Scienze dell'Interazione anno 2012 n.1-2 - Scuola di ...
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STUDI, RICERCHE E DIBATTITI Alessandro Salvini<br />
credenze, teorie o convinzioni. Questa tendenza è uno dei rischi più<br />
frequenti dei proce<strong>di</strong>menti <strong>di</strong>agnostici.<br />
3.5 Il benessere endorfinico, e non solo<br />
Abbiamo già detto che i cosiddetti ‘culturisti’, come i praticanti <strong>di</strong> ogni altra<br />
<strong>di</strong>sciplina sportiva, sono una popolazione molto eterogenea, sia dal punto<br />
<strong>di</strong> vista socio-biografico, psicologico e motivazionale. Si tratta <strong>di</strong> persone i<br />
cui bisogni, peraltro legittimi, spaziano dall’insod<strong>di</strong>sfazione per il proprio<br />
aspetto fisico, al desiderio <strong>di</strong> migliorarlo, o alla voglia <strong>di</strong> sviluppare una<br />
notevole forza fisica. Oppure sono bisogni improntati dal desiderio <strong>di</strong><br />
costruirsi un corpo sessualmente attraente, o più semplicemente motivati<br />
dalla voglia <strong>di</strong> uscire dall’anonimato, <strong>di</strong> darsi uno scopo, <strong>di</strong> fare qualcosa<br />
che <strong>di</strong>verta, o intenzionati ad aggregarsi ad un gruppo ed essere<br />
socialmente riconosciuti identificabili. A questa variegata gamma <strong>di</strong> bisogni<br />
personali, sono da aggiungere le gratificazioni affiliative, <strong>di</strong> status,<br />
competitive e altre, che non sono separabili dall’influenza del più ampio<br />
contesto storico-culturale cui queste persone appartengono.<br />
Altre forme <strong>di</strong> gratificazione sono meno visibili, e quin<strong>di</strong> non considerate dai<br />
<strong>di</strong>agnosti. I quali spiegano il comportamento dei culturisti come l’effetto <strong>di</strong><br />
qualche tratto patologico, tra cui ad esempio il loro attaccamento e<br />
‘<strong>di</strong>pendenza’ dalle loro pratiche allenanti. De<strong>di</strong>zione autogratificante che<br />
ricorre in molte pratiche sportive ad alto impegno fisico, peraltro dovuto<br />
anche agli effetti del cosiddetto ‘benessere endorfinico’. Le endorfine sono<br />
dei neuropepti<strong>di</strong> prodotti dal cervello, dei neurotrasmettitori con effetti<br />
analgesici ed eccitanti, ampiamente stu<strong>di</strong>ati e documentati anche dagli<br />
stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> fisiologia dello sport. Un aspetto <strong>di</strong> questo benessere è <strong>di</strong> natura<br />
neurochimica, che nei soggetti molto allenati e durante lo sforzo si attiva e<br />
contrasta i segnali fisiologici della fatica e della stanchezza, generando<br />
buon umore e serenità ( ad esempio la cosiddetta beatitu<strong>di</strong>ne del<br />
maratoneta). Durante l’attività muscolare intensa sembra che altre due<br />
sostanze neuroattive contribuiscano alla sensazione <strong>di</strong> benessere (<strong>di</strong><br />
coscienza <strong>di</strong> sè analgesica ed euforica).<br />
Una <strong>di</strong> queste sostanze, l’anandamide (ananda=stato <strong>di</strong> grazia) si lega ai<br />
recettori dei cannabinoi<strong>di</strong> mimandone gli effetti, l’altra sostanza agisce in<br />
modo in<strong>di</strong>retto, si tratta della somatome<strong>di</strong>na l’IGF-1, un ormone anabolico<br />
detto della giovinezza, dai molti effetti trofici, in particolare stimolato dagli<br />
esercizi ad alta intensità, e come <strong>di</strong>mostrato, anche dal body buil<strong>di</strong>ng.<br />
Un ulteriore aspetto <strong>di</strong> questa sensazione <strong>di</strong> benessere deriva da un<br />
equilibrio metabolico che in certe situazioni si instaura tra lo sforzo fisico e il<br />
<strong>di</strong>spen<strong>di</strong>o energetico: Equilibrio che fa entrare l’atleta molto allenato in una<br />
sorta <strong>di</strong> stato stazionario. Nel quale si attiva una sensazione soggettiva <strong>di</strong><br />
autoefficacia, <strong>di</strong> piena efficienza corporea e <strong>di</strong> tempo sospeso. Sensazione<br />
che può mo<strong>di</strong>ficare lo stato <strong>di</strong> coscienza consentendo l’accesso alla<br />
cosiddetta ‘peack experience’ degli atleti. Si tratta <strong>di</strong> una esperienza <strong>di</strong><br />
picco, <strong>di</strong> uno stato non or<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> autopercezione e consapevolezza. Gli<br />
atleti avvertono <strong>di</strong> essere nel pieno della propria efficienza fisica, in uno<br />
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