Scienze dell'Interazione anno 2012 n.1-2 - Scuola di ...
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STUDI, RICERCHE E DIBATTITI Antonio Iu<strong>di</strong>ci<br />
ADHD, mentre con 5 la <strong>di</strong>agnosi non si pone. Fino a che questi termini non<br />
siano stati chiaramente e quantitativamente definiti, sia la vali<strong>di</strong>tà che<br />
l’affidabilità <strong>di</strong> una <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> ADHD debbono essere rifiutate, da un punto<br />
<strong>di</strong> vista scientifico. Tali con<strong>di</strong>zioni psicometriche connotano alcune<br />
rilevazioni <strong>di</strong>agnostiche come uno strumento per confermare l’idea a monte<br />
del <strong>di</strong>agnosta circa la presenza <strong>di</strong> un “minore <strong>di</strong>sturbato” piuttosto che uno<br />
strumento conoscitivo volto <strong>di</strong>scernere elementi oggettivi.<br />
2.2.2 La status del rispondente e le proprietà osservative<br />
Vale anche la pena <strong>di</strong> osservare che lo status <strong>di</strong> chi fornisce le risposte (i<br />
genitori, o gli insegnanti) non viene controllato in nessun modo:<br />
competenze <strong>di</strong> gestione dei gruppi, livello <strong>di</strong> tolleranza, conoscenza dei<br />
processi <strong>di</strong> sviluppo, educazione, aspettative <strong>di</strong> ruolo, genere, età e livello<br />
culturale sono tutte variabili che possono influire sulla “percezione” degli<br />
adulti. Le scale correntemente usate per la <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> ADHD sono dunque<br />
compilate con un alto grado <strong>di</strong> soggettività e in molti casi rappresentano la<br />
percezione e il <strong>di</strong>sagio <strong>di</strong> insegnanti o genitori. In tal caso ciò che rende<br />
clinicamente rilevanti i comportamenti <strong>di</strong>sfunzionali del soggetto a cui si<br />
attribuisce l’ADHD non è la loro numerosità bensì il “cattivo adattamento” e<br />
la “cattiva interazione” tra gli aspetti comportamentali del soggetto stesso e<br />
le aspettative (e le risposte) dell’ambiente <strong>di</strong> vita (Carey, 2004). Secondo<br />
Fred Baughman (2006, pag. 215), neurologo e pe<strong>di</strong>atra, “Nella stragrande<br />
maggioranza dei casi, la vera questione consiste in uno scontro tra un<br />
bambino normale e le richieste che gli vengono poste da un ambiente<br />
controllato dagli adulti, oppure è il prodotto <strong>di</strong> uno zelo <strong>di</strong>agnostico <strong>di</strong><br />
insegnanti ai quali è stato affidato il nuovo ruolo <strong>di</strong> <strong>di</strong>agnosi per procura”.<br />
Breggin (1995) e De Granpre (1999) h<strong>anno</strong> avanzato l’ipotesi che la<br />
percezione <strong>di</strong> ciò che costituisce un comportamento normale nei ragazzi<br />
sia stata alterata in modo critico nell’America del 21° secolo. Dal punto <strong>di</strong><br />
vista evolutivo, esistono <strong>di</strong>verse <strong>di</strong>verse modalità infantili che spesso si<br />
trovano in contrasto con un ambiente pensato per gli adulti. Ma questo non<br />
definisce in sé, e <strong>di</strong> per sé, il comportamento come patologico,<br />
semplicemente rappresenta una criticità per quegli adulti che vorrebbero<br />
mantenere un certo or<strong>di</strong>ne in accordo con gli schemi <strong>di</strong> comportamento<br />
appropriati al loro stato <strong>di</strong> adulti. La lista <strong>di</strong> comportamenti (una lista che,<br />
peraltro, si è molto mo<strong>di</strong>ficata nel corso degli ultimi <strong>di</strong>eci anni) prevista<br />
dall’Apa <strong>di</strong>viene sintomo nel momento in cui i comportamenti dei bambini<br />
maschi non sono adatti alle aspettative della società contemporanea. Tali<br />
aspettative sono poi il prodotto <strong>di</strong> bisogni organizzativi, culturali, sociali <strong>di</strong><br />
alcuni genitori inseriti in uno specifico contesto culturale. In alcuni casi, ove<br />
la presenza dei nonni (o <strong>di</strong> una rete familiare) è maggiore, si può pensare<br />
che esista minore delega ai servizi o alla scuola. Conseguentemente si è<br />
meno esposti ad attribuire al minore limiti che appartengono alle con<strong>di</strong>zioni<br />
<strong>di</strong> vita entro cui l’adulto si identifica in quel periodo storico. Ci si <strong>di</strong>mentica<br />
infine che i comportamenti considerati <strong>di</strong>sfunzionali sono stati documentati<br />
nei maschi <strong>di</strong> ogni cultura, in ogni tempo storico, e in molte specie <strong>di</strong><br />
mammiferi (Baughmam F., 2006; Stolzer J., 2005). Ma, appunto, ogni<br />
epoca storica definisce le proprie priorità e porta in dote modalità <strong>di</strong><br />
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