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Scienze dell'Interazione anno 2012 n.1-2 - Scuola di ...

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STUDI, RICERCHE E DIBATTITI Alessandro Salvini<br />

restii a voler accogliere o accedere all’esperienza soggettiva delle persone.<br />

Quanto più questa esperienza è aliena, maggiore è il rischio <strong>di</strong> vederla<br />

spiegata con ciò che già si conosce e con il sapere che si pratica e delle<br />

parole che si h<strong>anno</strong> a <strong>di</strong>sposizione. In alcuni casi l’esperienza clinica, o la<br />

ricerca scientifica implica riportare l’ignoto al già noto, a quello che si sa, al<br />

proprio ruolo, meto<strong>di</strong>, assunti e competenze. Qualche <strong>anno</strong> fa venne<br />

pubblicato in una rivista internazionale un lavoro <strong>di</strong> due clinici italiani, noti al<br />

grande pubblico per il trattamento farmacologico della depressione. I quali<br />

sostenevano, dati alla mano, come l’amore romantico fosse nient’altro che<br />

l’espressione <strong>di</strong> una forma <strong>di</strong> nevrosi ossessivo-compulsiva. Di questa<br />

scoperta fu fatta giustizia. Poco tempo dopo gli autori, un uomo e una<br />

donna, nel rispetto delle pari opportunità, vennero premiati da un comitato<br />

dell’Università <strong>di</strong> Harvard con l’ “Ignobel” 4 , della cosa non se ne è più<br />

parlato.<br />

3.6 Piccole passioni<br />

Se si ha la pazienza <strong>di</strong> togliersi il camice, <strong>di</strong> uscire dai laboratori degli istituti<br />

<strong>di</strong> psicologia e dai centri <strong>di</strong> salute mentale, se si ha il coraggio <strong>di</strong> smettere<br />

<strong>di</strong> cercare il sapere nello schermo <strong>di</strong> un computer (che peraltro non può<br />

ospitare niente che non sia già stato detto), e guar<strong>di</strong>amo con attenzione gli<br />

altri, possiamo rimanere stupiti dell’infinità varietà dei mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> essere uomini<br />

e donne. Per far questo forse è anche necessario, in molti casi, che il<br />

‘clinico’ rinunci all’impulso cognitivo che lo spinge a cercare le somiglianze,<br />

a classificare, a cercare <strong>di</strong> ricondurre il <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne sorprendente<br />

dell’esistenza in un universo or<strong>di</strong>nato, in un mondo <strong>di</strong> regolarità, <strong>di</strong> fatti<br />

simili e preve<strong>di</strong>bili. In certi casi è più produttivo soffermarsi ed accogliere le<br />

<strong>di</strong>fferenze. Ad esempio la capacità <strong>di</strong> ‘u<strong>di</strong>re’ dei suoni rende tutti gli uomini<br />

uguali, la capacità <strong>di</strong> ‘ascoltare’ una certa musica con risonanze soggettive<br />

rende ciascuno simile solo a se stesso. Se si va per palestre, e parliamo<br />

con i loro abitanti temporanei, e ci si sofferma sulle <strong>di</strong>fferenze, rapidamente<br />

sfuma la certezza <strong>di</strong> essere in presenza <strong>di</strong> persone con caratteristiche<br />

biografiche, sociali e psicologiche simili.<br />

Nelle palestre, la cosa più ovvia che ci viene incontro e che scopriamo, è<br />

che i cosiddetti ‘culturisti’ sono tali solo nel limitato spazio tempo delle<br />

pratiche che li accomuna. Quando transitano altrove, in altri contesti, ruoli,<br />

impegni e situazioni <strong>di</strong> vita, emergono altri sè situazionali. Solo una ristretta<br />

èlite <strong>di</strong> campioni pratica il culturismo in modo esclusivo, facendone l’attività<br />

dominante della propria vita. La stessa cosa accade anche in altre<br />

<strong>di</strong>scipline sportive, e in molte attività, da quelle scientifiche a quelle<br />

impren<strong>di</strong>toriali o artistiche. L’ attaccamento passionale al proprio lavoro che<br />

qualcuno definirebbe ‘ossessivo’, denigrandolo in partenza, vorremmo<br />

ritrovarlo in un me<strong>di</strong>co, o in uno psicoterapeuta, o in un docente, a<br />

4 premio dato alle ricerche inutili e bizzarre<br />

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