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L'aquila d'Europa - La Libera Compagnia Padana

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cui si riversano, come sta accadendo in Europa,<br />

una delle parti più popolate del pianeta.<br />

<strong>La</strong> situazione in Italia<br />

L’emigrazione italiana verso l’America del secolo<br />

scorso volgeva verso spazi sterminati e<br />

pressoché inabitati. Ancor oggi la densità di popolazione<br />

negli USA è di appena 28 abitanti per<br />

chilometro quadrato e di 12 in Argentina, mentre<br />

in Italia risultano censiti 190 abitanti per<br />

chilometro quadrato. In queste condizioni di<br />

densità demografica, cui si aggiungono tassi di<br />

disoccupazione e criminalità fra i più alti d’Europa<br />

e inefficienza dei pubblici servizi, la domanda<br />

di quanti immigrati l’Italia possa accogliere<br />

non ha ancora avuto risposte serie da parte<br />

dei responsabili. I governi di centro-sinistra<br />

hanno spalancato le porte all’immigrazione con<br />

sanatorie e leggi tipo la Turco-Napolitano che<br />

prevede, insieme a molto altro, la possibilità di<br />

ricongiungimenti famigliari fino al terzo grado,<br />

praticamente il trasferimento di interi villaggi,<br />

data la vaghezza dei concetti di parentela e stato<br />

di famiglia presso molte delle popolazioni interessate.<br />

Dal canto suo la Caritas, che gestisce<br />

miliardi di assistenza pubblica e privata, continua<br />

a premere per la cosiddetta politica delle<br />

porte aperte, salvo lanciare di tanto in tanto grida<br />

di allarme sul fatto che alla robusta criminalità<br />

italiana si è aggiunta quella immigrata,<br />

mentre il Vaticano è giunto a chiedere per il<br />

Giubileo un’ulteriore sanatoria per tutti i clandestini.<br />

Un mix di interessi elettorali futuri, interessi<br />

economici e fumose teorie terzomondiste<br />

a spese dei cittadini e della convivenza civile.<br />

Un argomento fra i più comuni dei fautori<br />

delle porte spalancate è che serve manodopera<br />

per i lavori che gli Italiani non vogliono più fare.<br />

Così si ha l’assurdo che mentre, ad esempio,<br />

i giovani disoccupati siciliani e napoletani continuano<br />

a essere assistiti con il denaro pubblico,<br />

sui pescherecci di Mazara del Vallo e nei campi<br />

ci sono marocchini e senegalesi. Un altro è che<br />

la popolazione italiana invecchia e occorre<br />

quindi sopperire con un’immigrazione giovane.<br />

Ma come il Nord Europa ha da tempo compreso,<br />

a fronte del prolungamento della vita media<br />

è la nozione stessa di vecchiaia che va rivista,<br />

con un adeguato rinvio dell’età di pensionamento.<br />

Se qualcuno pensa di risolvere con l’immigrazione<br />

il problema di chi pagherà le pensioni, allora<br />

dovrà mettere nel conto incalcolabili costi<br />

a tempo differito (la casa, la sanità, la moschea,<br />

la scuola in lingua madre, eccetera) oltre alle<br />

inevitabili tensioni e ai problemi di ordine pubblico.<br />

Se dunque la tendenza allo spostamento è naturale,<br />

assai meno naturale è che i governi,<br />

quello italiano in primis, abbiano svolto un’azione<br />

assai blanda di contenimento di queste<br />

masse umane. Sia l’immigrazione un fatto incontrollato<br />

per incapacità o imprevidenza, sia<br />

un fatto voluto e favorito, essa è diventata un<br />

fenomeno sociale di estrema importanza che<br />

sta producendo un graduale sfiguramento delle<br />

popolazioni europee, diluendole e intaccandone<br />

le originalità culturali con il forzarle a convivere<br />

in casa propria con nuove, numerose e a volte<br />

assai intolleranti presenze.<br />

<strong>La</strong> capacità che un gruppo ha di opporsi a un<br />

progetto che tende a farlo scomparire è direttamente<br />

proporzionale al suo grado di organicità<br />

interna, al suo essere Gemeinschaft e ciò avviene<br />

quando i suoi membri hanno la stessa provenienza<br />

etnica e culturale. Pare allora che la<br />

massiccia immigrazione che giunge in Europa<br />

proprio in coincidenza con la nascita del nuovo<br />

Superstato sia funzionale alla progressiva creazione<br />

di un utile magma umano costituito da<br />

atomi disaggregati, privi di quelle radici (lingua,<br />

mentalità, cultura, tradizioni) che ne determinano<br />

le caratteristiche più significative,<br />

estranei a ogni appartenenza e che mantengono<br />

come unico attributo quello della quantità.<br />

Identità dei popoli<br />

L’identità di un popolo riposa sul lento amalgama<br />

prodotto al suo interno da secoli di esperienze<br />

vissute in comune in pace e in guerra<br />

entro un territorio che ne è stato teatro e che<br />

con le sue caratteristiche ha contribuito a determinarne<br />

la specifica “cultura” intesa come<br />

Weltanschauung, concezione del mondo.<br />

“Un popolo è tale - scrive Renan - se ha il<br />

sentimento dei sacrifici compiuti e di quelli che<br />

è ancora disposto a compiere insieme. Presuppone<br />

un passato ma si riassume nel presente<br />

attraverso un fatto tangibile: il consenso, il desiderio<br />

chiaramente espresso di continuare a<br />

vivere insieme. … <strong>La</strong> sua esistenza è un quotidiano<br />

plebiscito”. <strong>La</strong> secessione, per Renan, è<br />

dunque un diritto naturale.<br />

<strong>La</strong> cultura di un popolo, solo in parte codificata<br />

nei documenti del sapere ufficiale, spazia<br />

da fattori basilari quali la lingua, la concezione<br />

del lavoro, il tipo di rapporti interpersonali, la<br />

produttività scientifica e artistica, la religione,<br />

Anno Vl, N. 31 - Settembre-Ottobre 2000 Quaderni Padani - 11

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