L'aquila d'Europa - La Libera Compagnia Padana
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leacquisto, teleinsegnamento, teleconferenza,<br />
telesorveglianza, teleservizio, eccetera. In breve,<br />
una teleattività sistematica in cui entità a<br />
prima vista eterogenee - quali beni materiali,<br />
attività umane, processi tecnici, industriali,<br />
scientifici e addirittura emozioni - sono ridotti<br />
ad articolazioni diverse di uno stesso sistema<br />
generale che li mette in equivalenza, il denominatore<br />
comune essendo il nuovo concetto di lavoro<br />
come attività processuale [Legrain, Guattari].<br />
Altro aspetto da considerare in questo scenario<br />
è la finanziarizzazione dell’economia. <strong>La</strong> finanza,<br />
da corollario della produzione destinato<br />
ad agevolare gli scambi e quindi l’espansione<br />
industriale, stà prendendo il sopravvento nei<br />
confronti della produzione stessa, ossia dell’economia<br />
reale. Molte aziende tralasciano la loro<br />
vocazione produttiva basata su prospettive a<br />
medio e lungo termine, con un riguardo più o<br />
meno grande per il fattore occupazionale, per<br />
adottare sempre più la prospettiva di pretta<br />
marca americana del profitto immediato (non<br />
più capital gain ma semplicemente profit).<br />
Se dunque la tendenza della politica capitalista<br />
è quella di privilegiare la rapida circolazione<br />
del capitale rispetto alla produzione di valore<br />
reale (finanziarizzazione dell’economia), è chiaro<br />
che il potere decisionale passa dalle vecchie<br />
borghesie produttive nazionali a una nuova<br />
borghesia internazionalizzata degli investimenti<br />
finanziari.<br />
Grazie a informatizzazione e collegamenti in<br />
rete, gigantesche corporation impegnate in attività<br />
di ogni genere possono oramai essere dirette<br />
da un piccolo gruppo di manager situati in<br />
posti chiave in cui è possibile prendere rapide<br />
decisioni e impartire molteplici ordini. Non si<br />
tratta di imprenditori ma di stipendiati di alto<br />
livello (quali ad esempio un chief executive officer<br />
americano), i cui introiti sono in gran parte<br />
costituiti da partecipazione agli utili. Naturalmente<br />
ciò comporta il declassamento dei quadri<br />
intermedi finora preposti su vari livelli a tali<br />
funzioni.<br />
Aspetti culturali<br />
L’assunto di base di ogni tecnocrazia, sia essa<br />
industriale oppure finanziaria, è l’ammettere<br />
come reale solo ciò che è quantificabile e direttamente<br />
manipolabile. Da ciò discende che chi<br />
è in grado di governare un processo tecnico-industriale<br />
o finanziario sarà ipso facto in grado<br />
di governare ogni aspetto del reale, compreso<br />
quello socio-politico, e quindi anche la società<br />
nel suo complesso. Questo cadere della distinzione<br />
fra politica (come ambito dei fini) e tecnica<br />
(come ambito dei mezzi) fa sì che a ogni<br />
scelta politica, per sua natura legata a considerazioni<br />
di carattere morale e culturale, venga<br />
sostituita una scelta determinata da una stima<br />
tecnica basata su puri criteri efficientistici. Nella<br />
rozza visione della società come unità produttiva<br />
di cui occorre massimizzare l’espansione<br />
economica, trovano poco o punto posto i<br />
giudizi di valore, che quantificabili non sono, e<br />
la cosa pubblica è gestita mediante un apparato<br />
di controllo tecnico-burocratico basato su di un<br />
concetto di bene comune ridotto al puro benessere<br />
materiale.<br />
In un sistema come questo, dove il denaro è<br />
al primo posto assoluto, la semplificazione dei<br />
valori in gioco comporta per i nuovi dirigenti<br />
tecnocratici una vera e propria deflazione culturale.<br />
<strong>La</strong> capacità acquisita dalle borghesie nazionali<br />
di negoziare i loro rapporti con la società<br />
non serve più e infatti incominciano a sorgere<br />
scuole storiche che rivedono al ribasso<br />
l’importanza delle storie nazionali. Il filosofo<br />
inglese Michael Oakeshott, ad esempio, scrive<br />
in un suo recente lavoro che non esiste una<br />
‘storia della Francia’. Al che, qualcuno ha replicato<br />
che “una cosa chiamata Francia ha lasciato<br />
tracce più durevoli di una cosa chiamata Michael<br />
Oakeshott”. Tuttavia la revisione della<br />
storia per bandire da essa la nazione è rivelatrice<br />
di un movimento di fondo da cui prende a<br />
emergere l’ideologia ufficiale della nuova classe:<br />
un integralismo di marca tecnica, universalista,<br />
multiculturale e multirazziale contrapposto ai<br />
valori degli stati-nazione, definiti sempre retrogradi<br />
e a volte razzisti.<br />
Al centro di questa operazione ideologica vi è<br />
ancora lo strumento Internet, sotto il cui cappello<br />
si ritrovano, in curiosa compagnia dei tecnocrati<br />
delle corporation, sia gli entusiasti che<br />
si attendono dalle nuove tecnologie comunicative<br />
un ‘recupero di democrazia’ sia i cyberpunk,<br />
per i quali ‘la rivoluzione corre sulle reti<br />
informatiche’, tutti uniti dalla stessa visione,<br />
piuttosto rudimentale e deterministica, che essenzialmente<br />
subordina la risoluzione di questioni<br />
non computabili alla ‘potenza di calcolo’<br />
disponibile e pretende di far transitare attraverso<br />
le reti di calcolatori la regolamentazione della<br />
società umana.<br />
<strong>La</strong> visione che sta alla base di questa nuova<br />
ideologia comunicativa consiste nel “… credere<br />
Anno Vl, N. 31 - Settembre-Ottobre 2000 Quaderni Padani - 7