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L'aquila d'Europa - La Libera Compagnia Padana

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infine, dopo un capitolo sul<br />

particolare dialetto della Valle,<br />

chiamato «Spasello», il secondo<br />

manoscritto termina con<br />

notizie inerenti il clima e gli<br />

aspetti meteorologici.<br />

Dice lo stesso autore nel Proemio<br />

del manoscritto: «Ho dato<br />

all’opera il titolo di memorie, e<br />

l’ho divisa per materie, poiché<br />

ognun vede che i fasti di un<br />

picciol distretto non possono<br />

fornire né molti fatti né sempre<br />

connessi per tesserne una<br />

storia seguita con ordine cronologico.<br />

Mi è stato anzi d’uopo<br />

di riempire i vuoti di più secoli<br />

colle generali notizie, per<br />

altro a noi comuni, dei popoli<br />

confinanti e del resto della nostra<br />

Provincia». Inoltre, rivolgendosi<br />

al lettore, il prevosto<br />

Mazza lascia trasparire il suo<br />

amore per i Vallassini, come<br />

egli affettuosamente li chiama,<br />

«pel cui vantaggio e piacere<br />

principalmente ho inteso di<br />

scrivere. Se tanto avrò potuto<br />

ottenere, mi stimerò ben soddisfatto<br />

di tutto questo penoso<br />

mio travaglio».<br />

Pagina dopo pagina, l’identità<br />

di una terra viene ricostruita e<br />

ci viene tramandato tutto lo<br />

spessore di secoli di storia che<br />

hanno tessuto il destino di un<br />

territorio, la sua identità, la<br />

sua memoria.<br />

Come lo stesso autore afferma<br />

nel Proemio del manoscritto,<br />

ciascun popolo non rimane indifferente<br />

a ciò che gli dà identità<br />

e lo costituisce come popolo.<br />

Infatti: «Non vi ha alcun Popolo,<br />

né forse Uomo alcuno,<br />

che non ascolti col più vivo interesse<br />

le notizie spettanti al<br />

proprio Paese e che non abbia<br />

desiderato sovente di sapere<br />

quali siano stati i primi suoi<br />

cominciamenti, i progressi, le<br />

vicende nel corso di tanti secoli».<br />

E prosegue, poi, «Io ben<br />

m’avvidi di ciò all’occasione<br />

che feci un’omelia nel giorno<br />

della dedicazione della mia<br />

Chiesa, spiegando queste parole<br />

dell’Apostolo: “Rememoramini<br />

pristinos dies” in cui mi<br />

fu d’uopo accennare alcune<br />

delle antiche memorie patrie, il<br />

che fu sentito con istraordinaria<br />

soddisfazione e divenne per<br />

più giorni il soggetto dei comuni<br />

discorsi e di mille curiose<br />

dimande fattemi in appresso».<br />

E scorrere oggi le memorie<br />

tramandateci dal prevosto Mazza,<br />

può voler dire ancora molto.<br />

Ma, soprattutto, vuol dire<br />

cercare di ricostruire e “ri-velare”<br />

l’identità di tante piccole<br />

patrie a cui ci si sente di appartenere<br />

nonostante il continuo<br />

tentativo - messo in atto nell’attuale<br />

società dai centralismi<br />

burocratici - di cancellare i popoli,<br />

vestali delle autonomie e<br />

delle tradizioni. E’ una piccola<br />

storia, la storia di una terra<br />

«longa 5 miglia italiane e 200<br />

trabucchi» che come la storia<br />

di tante altre terre, magari non<br />

scritta, ci parla di sentimenti e<br />

di valori di piccoli o di grandi<br />

uomini, ci racconta di spazi intimamente<br />

legati alle vicende<br />

degli uomini e ci aiuta a riscoprire<br />

e a tessere la trama di<br />

una tessera di quell’identità negata<br />

che, comunque, ci appartiene.<br />

Dalle Memorie storiche esce vivida<br />

la forza del sentimento di<br />

appartenenza a una terra e alla<br />

sua gente. Una terra, con le sue<br />

caratteristiche fisiche e il suo<br />

clima, influisce sicuramente<br />

sul carattere del popolo che la<br />

abita, ma il rapporto è vicendevole.<br />

E’ la gente che la abita e<br />

la lavora a plasmare la propria<br />

terra rendendola unica, diversa<br />

da ogni altra, imprimendole il<br />

proprio “marchio”. In questo<br />

Biblioteca<br />

<strong>Padana</strong><br />

senso, un omaggio alle terre<br />

della Vallassina è un omaggio<br />

alla sua gente, un atto d’amore.<br />

Ma si può amare veramente solo<br />

ciò che si conosce. Soltanto<br />

chi conosce le proprie radici sa<br />

da dove viene, ha coscienza<br />

delle proprie tradizioni, è in<br />

grado di dialogare con le altre<br />

culture. Solo chi possiede la<br />

storia e la cultura della propria<br />

terra ne sa anche riconoscere i<br />

pregi e i limiti e sa migliorarla<br />

là dove è migliorabile.<br />

E che i Popoli di Vallassina, in<br />

terra di Padania, possano trarre<br />

rafforzata - attraverso l’antica<br />

testimonianza del prevosto<br />

Mazza - la conoscenza, il recupero,<br />

l’interpretazione e la<br />

reinvenzione di una terra e<br />

l’impalcatura storica fra passato<br />

e presente della Valle, al fine<br />

di riscoprirne gli elementi che<br />

nel tempo hanno dato identità<br />

e autonomia a un territorio<br />

che non sempre le istituzioni<br />

locali, dimentichi della forte<br />

tradizione cui i loro padri hanno<br />

dato vita, hanno saputo riconoscere,<br />

salvaguardare e far<br />

evolvere.<br />

Giulia Caminada <strong>La</strong>ttuada<br />

Simon James<br />

I Celti, popolo atlantico<br />

Newton Compton, pagg. 180,<br />

Lire 9.900<br />

Vasta eco ha prodotto in Inghilterra<br />

ed America il saggio<br />

di Simon James “I Celti atlantici.<br />

Antica civiltà o moderna<br />

invenzione?”. Ora è stato tradotto<br />

in lingua italiana grazie<br />

ai tipi della Newton Compton,<br />

col titolo un po’ ambiguo di “I<br />

Anno Vl, N. 31 - Settembre-Ottobre 2000 Quaderni Padani - 57

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