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L'aquila d'Europa - La Libera Compagnia Padana

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affatto ‘di isolamento’. L’ex collaboratore di<br />

Nixon e Reagan, Patrick Buchanan, ad esempio,<br />

auspica il totale ritiro delle forze USA dall’Europa<br />

e dall’Asia, mantenendo però il primato militare<br />

e non escludendo sporadici interventi anche<br />

unilaterali.<br />

OPZIONE INTERNAZIONALISTA - Richard Gardner, attuale<br />

consigliere di Clinton, è il fondatore del<br />

Practical internationalism, il cui concetto base,<br />

che ispira buona parte dell’attuale politica estera<br />

americana, è quello di sicurezza multilaterale:<br />

sulla base del vantaggio garantito loro dall’isolamento<br />

geografico e da un’indiscussa superiorità<br />

militare, gli USA dovrebbero limitare l’uso della<br />

forza all’interno di contesti multilaterali e cercare<br />

di mantenere una situazione di equilibrio<br />

sfruttando le rivalità fra le altre potenze. Henry<br />

Kissinger sostiene che gli interventi USA dovrebbero<br />

essere selettivi, evitando di intervenire<br />

in ogni situazione di crisi: se in alcuni casi è indispensabile<br />

un intervento diretto americano, in<br />

altri è sufficiente un’azione multilaterale e in altri<br />

ancora non si interviene affatto.<br />

In questa prospettiva, l’intento di costituire<br />

un ordine globale fondato sugli interessi USA<br />

risulta meno forte ma è sempre presente. Strobe<br />

Talbott, Segretario di Stato aggiunto, parla<br />

di ‘diplomazia per una competitività globale’<br />

(1994) intendendo con questo lo stare in guardia<br />

affinché nuovi raggruppamenti economici<br />

regionali non si pongano obiettivi contrastanti<br />

con i famosi interessi superiori degli Stati Uniti,<br />

magari chiudendosi all’influenza dei capitali<br />

americani. Richard Haas, della Brookings Institution<br />

ed ex consigliere di Bush, vede l’America<br />

come una Big Corporation che deve sfruttare la<br />

sua temporanea posizione di forza sul mercato<br />

per trasformarlo secondo i propri fini. Nel suo<br />

The Reluctant Sheriff (1997) scrive: “Obiettivo<br />

della politica estera americana deve essere l’operare<br />

con gli altri attori che condividono le<br />

stesse idee per migliorare il funzionamento del<br />

mercato e per rafforzare il rispetto delle sue regole<br />

fondamentali. Con il consenso, se possibile,<br />

con la forza, se necessario”. Dunque l’ex<br />

Gendarme del Mondo, impegnato in passato a<br />

combattere l’Impero del Male ovunque si manifestasse,<br />

si trasforma nel buon sceriffo il quale,<br />

quando costretto, raccoglie in fretta un manipolo<br />

di vigilantes e parte alla repressione.<br />

USA E INTERNET - Nel 1993, Al Gore inaugura la<br />

Global Information Infrastructure che nel Due-<br />

mila connetterà fra loro più di duecento milioni<br />

di computer. È il nuovo grande progetto dell’amministrazione<br />

Clinton, analogo, come<br />

espressione delle ambizioni egemoniche americane,<br />

al New Deal di Roosevelt e all’obiettivo<br />

Moon di Kennedy.<br />

Gli USA, insieme composito privo di quell’omogeneità<br />

che solo la storia può produrre, compensano<br />

il loro deficit di identità ‘comunicando’<br />

più di ogni altro paese. E poiché, come è noto,<br />

ciò che conviene agli USA deve necessariamente<br />

valere anche per il resto del mondo, prescrivono<br />

a tutti la loro ricetta. Anzi, trovandosi in posizione<br />

di forza, esercitano una supervisione sulla<br />

sua messa in opera per pilotare opportunamente<br />

il processo di globalizzazione. Infatti, come Brzezinski<br />

aveva sostenuto fin dagli anni Settanta,<br />

“… sono stati gli Usa il paese che ha lavorato di<br />

più alla creazione di un sistema di comunicazioni<br />

mondiali avvalendosi dei satelliti e che si<br />

trova più avanti nella messa a punto di una griglia<br />

mondiale di informazioni”.<br />

L’ESSENZA DELLE VARIE OPZIONI - È appena il caso<br />

di osservare come, dalle dichiarazioni di uomini<br />

di stato, politologi, strateghi vari e soprattutto<br />

dalla politica messa in atto nella realtà dei fatti,<br />

appaia chiaramente che la volontà USA non è di<br />

sedere pari tra pari nel consesso mondiale delle<br />

nazioni ma di dirigerlo conformemente ai propri<br />

interessi. L’idea di base è quella di creare un<br />

mercato unico mondiale a misura USA sfruttando<br />

l’attuale posizione di forza militare, economica<br />

e tecnologica, impedendo che altri possano<br />

eguagliarla, mantenendo o conquistando il predominio<br />

nei grandi organismi finanziari internazionali<br />

e sui sistemi delle comunicazioni, senza<br />

trascurare ciò che a detta loro è la cultura.<br />

Le moderate differenze consistono più che altro<br />

nel privilegiare eventuali interventi multilaterali<br />

rispetto a quelli diretti, senza peraltro<br />

mai escluderli del tutto.<br />

Aspetti economici<br />

<strong>La</strong> categoria del lavoro umano si è sempre articolata<br />

in mestieri diversi, dotati tutti di una<br />

loro precisa specificità riconosciuta socialmente,<br />

ad esempio con le istituzioni delle varie ‘arti’,<br />

e rafforzata nell’immaginario da rappresentazioni<br />

e simbologie del tipo dei santi patroni.<br />

Un formidabile colpo alla specificità dei lavori è<br />

venuto, agli albori del Novecento, dalla visione<br />

industriale di Taylor, con la sua razionalizzazione<br />

estrema dei tempi e dei metodi produttivi.<br />

Anno Vl, N. 31 - Settembre-Ottobre 2000 Quaderni Padani - 5

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