L'aquila d'Europa - La Libera Compagnia Padana
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15.000 cavalieri sul fianco e l’assalto della fanteria<br />
al centro rimane un mistero; viene ricordato<br />
che i Cimbri attaccarono con il sole di fronte e<br />
tutto quello che è stato scritto è una frase molto<br />
lapidaria: “I Cimbri attaccarono, i Cimbri morirono”.<br />
Anche la descrizione dell’epilogo della<br />
giornata lascia molto perplessi: sempre Plutarco<br />
testimonia infatti come le donne cimbre uccidessero<br />
i superstiti che ritornavano al campo e<br />
come, pur di non farsi catturare dall’odiato nemico,<br />
si togliessero esse stesse la vita, rinnovando<br />
un’usanza che trova riscontro fra le più tipiche<br />
tradizioni celtiche [ 8 ]. Basterà pensare alla<br />
vicenda di Boudicca, regina degli Iceni, che<br />
sconfitta si tolse la vita dopo aver ucciso i suoi<br />
cari.<br />
Di questo valoroso popolo, Plutarco afferma<br />
che ben 60.000 furono i prigionieri e che i morti<br />
ammontarono a 120.000.<br />
Note sulle forze in campo<br />
Esercito romano<br />
Consoli - Gaius Marius e Q. Lutatius Catulus<br />
Legioni - 6 legioni di veterani sotto il comando<br />
di Mario per un totale di circa 32.000 uomini, e<br />
4 legioni sotto il comando di Catulus per un totale<br />
di 20.300 uomini.<br />
Le cosiddette legioni “mariane” erano il risultato<br />
della esperienza di guerra di Gaio Mario, che<br />
aveva abolito l’antica suddivisione secondo le<br />
classi in velites, hastati, principes e triari. Ogni<br />
legione era organizzata su tre linee di coorti formate<br />
da manipoli di 400, 500 o 600 legionari a<br />
seconda della necessità: ogni legionario aveva a<br />
disposizione un metro e mezzo di spazio in ogni<br />
fila del manipolo.<br />
Cimbri<br />
Comandante in capo Beorix<br />
Cavalleria di 15.000 uomini e fanteria di 120.000<br />
uomini<br />
<strong>La</strong> disposizione, secondo Putarco, di questa<br />
enorme massa di uomini è ancora una volta<br />
molto opinabile (più corretto sarebbe dire totalmente<br />
sbagliata), infatti egli afferma che la fanteria<br />
occupava uno spazio di circa 14 miglia<br />
quadrate (un miglio corrispondeva, nella misurazione<br />
romana, a circa 1480 metri), se consideriamo<br />
che ogni singolo uomo occupava uno spazio,<br />
ad essere generosi di 2,5 metri quadri (come<br />
scritto in precedenza, i legionari occupavano<br />
uno spazio di un metro e mezzo ciascuno), utilizzando<br />
una semplice calcolatrice otteniamo<br />
che sul campo di battaglia avrebbero dovuto es-<br />
serci un esercito spropositato di 15 milioni di<br />
Cimbri.<br />
Considerazioni finali<br />
Osservando i numeri complessivi delle forze<br />
in campo (135.000 Cimbri contro 52.300 Romani),<br />
sembra impossibile pensare a una sconfitta<br />
così totale dei “Germanici”. Considerando anche<br />
la descrizione fatta da Plutarco dell’armamento<br />
(elmo, pettorale metallico, lancia e spada), due<br />
sono le ipotesi finali:<br />
A. I numeri sono reali.<br />
Come visto in precedenza, è difficile credere<br />
che i Cimbri fossero armati come guerrieri<br />
celti. Più probabilmente, come confermato dai<br />
reperti archeologici delle popolazioni germaniche<br />
del periodo, erano dotati di pochissime<br />
armi di metallo di buona fattura, scudi di legno<br />
e nessuna corazza o elmo in grado di resistere<br />
ai colpi inferti dai legionari romani.<br />
Inoltre dobbiamo tenere conto del mistero<br />
che riguarda i superstiti del massacro, stando<br />
alle fonti vi furono 60.000 prigionieri e ben<br />
120.000 morti. Un esercito di 135.000 uomini<br />
che si muoveva con le famiglie comporterebbe<br />
tranquillamente la presenza di oltre 300-<br />
350.000 persone con relativi carriaggi e sostentamenti<br />
per uomini, donne e bambini: è<br />
quindi difficile pensare che i circa 100-<br />
150.000 superstiti siano spariti senza lasciare<br />
traccia ma purtroppo nulla è rimasto, né di<br />
storico, né di archeologico, che risolva il mistero.<br />
Le considerazioni possibili basandosi<br />
sui “numeri” di Plutarco sono:<br />
1.i superstiti si allontanarono ritornando nella<br />
loro terra (a sostegno possiamo fare riferimento<br />
a quanto avvenne agli Helvetii, che,<br />
dopo la sconfitta subita da parte di Cesare,<br />
rientrarono nei loro confini);<br />
2.i superstiti si ritirarono dalla pianura fermandosi<br />
sui monti e nelle vallate alpine formando<br />
nuove comunità. C’è una leggenda<br />
che li vuole stanziati nelle valli biellesi. Sicuramente<br />
non hanno però nessun rapporto<br />
con i Cimbri che tutt’oggi abitano alcune zone<br />
delle province di Verona, Vicenza e Trento,<br />
che sono giunti in Padania nel tredicesimo<br />
secolo, come attestato da un documento<br />
datato 5 febbraio 1287 con la concessione da<br />
parte del vescovo di Verona Bartolomeo della<br />
Scala, del permesso di insediarsi.[ 9 ]<br />
B. I numeri sono falsi.<br />
Abbiamo già visto come sia difficilmente credibile<br />
l’informazione di Plutarco sulla disposi-<br />
Anno Vl, N. 31 - Settembre-Ottobre 2000 Quaderni Padani - 47