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L'aquila d'Europa - La Libera Compagnia Padana

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stellato: questa origine “devozionale”<br />

sarebbe scaturita<br />

dalla iniziativa dei patri fondatori<br />

della Comunità, i cattolici<br />

Schumann, Adenauer e<br />

De Gasperi. In realtà, al di là<br />

delle reali intenzioni di quei<br />

signori, e sempre che sia vera<br />

la versione, il simbolo adottato<br />

è però assai poco cristiano.<br />

<strong>La</strong> stella a cinque punte è del<br />

tutto assente dall’araldica tradizionale<br />

e da quella cristiana<br />

in particolare: le stelle del<br />

manto e della corona della<br />

Vergine erano solitamente<br />

rappresentate a otto punte. Il<br />

pentagramma è invece un<br />

chiaro segno massonico (di<br />

derivazione mediorientale,<br />

come prova anche la sua presenza<br />

nell’iconografia islamica)<br />

e la disposizione a cerchio<br />

riproduce l’identica figura (a<br />

tredici stelle) della prima<br />

bandiera americana, o quella<br />

che campeggia attorno alla<br />

piramide massonica riprodotta<br />

sul dollaro. Il fondo azzurro è poi lo stesso<br />

(oltre che della NATO) anche della bandiera delle<br />

Nazioni Unite a ulteriore conferma della reale<br />

origine ideologica del simbolo.<br />

In realtà però la bandiera stelluta rappresenta<br />

perfettamente il tipo di Europa<br />

degli Stati Nazionali, del<br />

banchieri e delle grandi holding<br />

finanziarie che si stà<br />

creando. Ma non rappresenta<br />

affatto l’Europa dei popoli e<br />

delle libertà.<br />

Oggi la lotta per la vera Europa<br />

ha bisogno di simboli<br />

più rassicuranti e meno ambigui,<br />

e non può che cercarli<br />

nella sua tradizione araldica<br />

più nobile. <strong>La</strong> storia del continente<br />

è stipata di lotte e di<br />

particolarismi, di guerre fratricide<br />

ma anche di aspirazioni<br />

di unione, a completamento<br />

della sua sostanziale unità<br />

culturale, religiosa e identitaria.<br />

Nel passato i momenti di<br />

unità temporanea, di lotta<br />

Grand’arme di Carlo V imperatore, sul castello dell’Aquila<br />

Scudo dei Marchesi Malaspina di<br />

Massa<br />

concorde contro i nemici esterni e – soprattutto<br />

– le aspirazioni a un destino comune hanno<br />

piuttosto sintomaticamente quasi sempre avuto<br />

lo stesso simbolo: quello dell’aquila imperiale.<br />

Da Roma al Sacro Romano Impero Germani-<br />

co, dall’Impero di Occidente a<br />

quello di Oriente, c’è sempre<br />

stata un’aquila a segnare tentativi<br />

di aggregazione, anche<br />

quelli purtroppo effettuati in<br />

forma di sopraffazione come<br />

quello romano e quello napoleonico.<br />

Una distinzione morale oltre<br />

che storica sembra essere<br />

però data dalla specialità delle<br />

sue varie connotazioni iconografiche:<br />

le aquile di forma romana<br />

(rappresentate tridimensionalmente,<br />

magari contornate<br />

da una corona di alloro)<br />

sono state portate dai “cattivi”,<br />

le aquile germanizzate e<br />

graficizzate nel tratto (solitamente<br />

nere, di colore pieno)<br />

sono quasi sempre state segno<br />

Anno Vl, N. 31 - Settembre-Ottobre 2000 Quaderni Padani - 21

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