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parte 1

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J 5?<br />

lode; poiché il detto quarto verfo<br />

così deve finire : i iv n v -> Z ?1 V<br />

cioè urtefvuntis , fcritto tutto in<br />

una parola , e non come il vede<br />

fatto. Redo l'Aurore del M. E. ingannato<br />

dal calco di detta Tavola<br />

, in cui forfè per difetto<br />

del metallo , o per efser quivi<br />

venuta male l'impresone , o il<br />

calco , gli parve , che dopo I'<br />

* vi fofsero due punti , e cho<br />

la ? avefse nei mezzo una pie-<br />

cola traverfa ; taichè parvegli ><br />

che fìgurafse un' a, quando veramente<br />

è 3, e non ebbe l'avvertenza<br />

di rifeontraria con quel-<br />

la riferita nel Dempitero . Ma il<br />

attenda pure la correzione di fopra<br />

accennata . Neila detta Tavola<br />

il. in fine del 7. verfo fi<br />

legge : 30 31 A3, cioè vxpere .<br />

Quella lettera 2 fa le veci dell'<br />

V confonante , e come tale è<br />

reg (trata al nura. 12. dell'A'fabeto<br />

dell'Autore del M.E. Egli<br />

adunque giudicò aver tal voco<br />

dall'analogia con Cabirur , che<br />

vale, fecondo Varrone , e Tertulliano,<br />

pottns : onde Dtt C tbtri vale<br />

Dtt potente?; perciò<br />

G 5<br />

djt&e prò<br />

va-

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