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B. Il lavoro<br />
Sebbene il “fare” sia costitutivo dell’attività artigianale, tuttavia<br />
il “prodotto” che si vuole ottenere, se così si può dire, non è primariamente<br />
l’oggetto su cui si lavora, ma colui che lavora l’oggetto,<br />
l’operaio, specialmente se giovane, perché il lavoro, secondo il<br />
Pavoni, ha come finalità prioritaria di essere un mezzo educativo<br />
per i suoi ragazzi 58 e costitutivo dello spirito pavoniano per i suoi<br />
Religiosi.<br />
1) Il lavoro nel metodo educativo pavoniano<br />
L’Istituto di S. Barnaba è un «Collegio d’arti» e questa sua caratteristica,<br />
decisamente e più volte affermata dal Pavoni, esige che<br />
il lavoro che ivi si apprende e si esercita tenga presente i principi<br />
di una sana pedagogia del lavoro.<br />
– Anzitutto il lavoro è rapportato alla persona e come tale deve<br />
essere adeguato al talento (attitudini) e alle capacità dei ragazzi, alla<br />
loro condizione e inclinazioni, «per applicarli a quell’arte a cui si<br />
credessero meglio adattati o dove spiegassero più genio per potesse<br />
più facilmente riuscire» 59 . Proprio perché rapportato alla persona,<br />
il lavoro è anzitutto a vantaggio del ragazzo che lo svolge e deve<br />
servire a farlo «progredire nelle cognizioni dell’arte» che professa 60 .<br />
Con questo progredire mi pare si voglia insistere su una dinamica<br />
che consista nell’arricchimento di cognizioni, abilità, sicurezze.<br />
58 Questo aspetto, importantissimo per il Pavoni, è da lui espresso presentando<br />
il famoso “torchio” preparato dalle officine di san Barnaba, che otterrà<br />
la menzione onorevole: «Avendo i Giovani artisti di questo pio Istituto condotto<br />
a termine un Torchio tipografico [che] … è commendevole per la dilicatezza,<br />
e precisione d’ogni sua parte, e per tutto quello che può raccomandare nell’uso<br />
tali macchine [È quindi un lavoro di “qualità”]. Tornando degno della<br />
pubblica approvazione, servirà d’incoraggiamento, e di stimolo a questi Alunni,<br />
tale è appunto il motivo che mi determina ad assecondarli nel loro desiderio…»<br />
(12 agosto 1832, inedito). Il motivo che spinge il Pavoni non è vincere<br />
un premio, ma che quella partecipazione sia d’incoraggiamento e di stimolo ai<br />
suoi alunni.<br />
59 CP 124. Si tratta di un vero orientamento professionale, anche se attuato con metodi<br />
prescientifici. Si veda: t. Lo meerei, Lodovico Pavoni Educatore ed Orientatore professionale,<br />
in BI 1981, 2, pp. 137-151.<br />
60 Regolamento dell’Istituto [citato RI], 6.<br />
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