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con nessione fra cura e dono dice una cosa essenziale dell’ attività<br />
di cu ra, cioè il fatto che solo quando c’è l’elemento del donare la<br />
cura diventa generativa di spazi dell’ essere. Si pensi alla prima e<br />
prima ria relazione di cura, quella materna: quando il neonato si<br />
trova nella situazione di massima dipendenza, questa relazione per<br />
esse re buona non può che essere un atto donativo, perché la vita<br />
del nuovo-venuto-al-mondo all’inizio ha necessità di un atto gratuito,<br />
aurorale. È questo dono di attenzione senza riserve e senza<br />
richie ste che fa vivere. Nascere significa trovarsi subito vincolati<br />
alla re sponsabilità del dover divenire il proprio poter essere, un<br />
dovere drammatico che ci chiede di azzardare continuamente<br />
mosse esistenziali che non hanno alcuna garanzia di dare corpo<br />
ai nostri de sideri. Questo azzardo dell’esistere prende la sua forza<br />
dall’aver esperito all’inizio dell’esistenza una relazione in cui si è<br />
stati desti natari di un’accoglienza gratuita e continuata nel tempo.<br />
La cura come atto donativo si profila, dunque, quale condizione<br />
necessaria affinché l’altro sviluppi la passione ad aver cura di sé.<br />
Avere esperienza di sé, nelle prime fasi della vita, come destinatari<br />
di atti di devozione è un’esperienza primigenia necessaria. E non<br />
è vero che il dono del prendersi a cuore l’altro non chiede nulla in<br />
cambio: chiede all’altro di esistere. Quando questo dono di attenzione<br />
fecondante il respiro dell’ esserci è mancante agli inizi della<br />
vita, questa privazione si patisce per sempre. È come se una parte<br />
del proprio essere rimanesse rattrappita; quando si ha esperienza<br />
di questa mancanza, rispondere alla richiesta di esistere diventa una<br />
fatica non sempre sostenibile, quella che in certi momenti toglie il<br />
respiro. Quando, invece, il venire al mondo è un sentirsi accolti,<br />
al lora è come se la pratica di cura depositasse nell’ anima semi di<br />
energia vitale che con il tempo fioriscono e dischiudono il piacere<br />
di respirare il tempo.<br />
Ciò che è problematico nella nostra cultura non è dunque l’assegnare<br />
una tonalità donativa alla cura materna che si dà all’inizio<br />
della vita, quanto piuttosto il non saper riconoscere il valore della<br />
madre, e poi, a partire da questo non riconoscimento, il non garantire<br />
il necessario sostegno alle madri impegnate in tale compito,<br />
oltre al pretendere da loro un’eccessiva estensione spaziale e temporale<br />
di questo aver cura donativo.<br />
Il dono mette l’atto del donare fuori dalla logica del mercato.<br />
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